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Le pagelle delle italiane: Paolini prima della classe, sufficienza piena per Bronzetti

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Sembra passato veramente poco tempo dai trionfi del tennis italiano in quel di Malaga. In realtà non si tratta tanto della consueta sensazione che deriva dal riportare la mente a qualche evento del passato particolarmente significativo e felice. Sembra passato poco tempo perché è passato poco tempo. A quei giorni risale la fine ufficiale del 2024 tennistico, sia al femminile che al maschile. E nonostante siano passate poche settimane – niente di più – siamo comunque già più vicini all’inizio della nuova stagione che alla conclusione della vecchia. Come ormai d’abitudine, il 2025 di ATP e WTA inizierà infatti quando saremo ancora nel 2024 e più precisamente il 27 dicembre con l’avvio della United Cup. Forse allora sarebbe stato più opportuno anticipare di qualche giorno la realizzazione del più classico dei contenuti da stagione finita: LE PAGELLE.

Invece si è preferito temporeggiare per evitare di farsi condizionare troppo da quanto successo proprio a Malaga tra Billie Jean King Cup e Coppa Davis. Un doppio successo di questo genere sarebbe infatti da celebrare con l’assegnazione di un 10 politico perché tutti – anche chi non ha giocato nelle Finali di Malaga e persino chi non era proprio presente – fanno parte di questo momento storico e glorioso del tennis italiano: tutti coloro che in questa o comunque nelle stagioni immediatamente precedenti hanno vinto un torneo o raccolto altri risultati prestigiosi e quindi in buona sostanza tutti quelli che adesso si trovano tra i primi 100 del mondo. Sono 13 in totale tra uomini e donne: solo Stati Uniti (26), Russia (17) e Francia (16) ne hanno di più e, soprattutto per i primi due, è anche normale sia così vista la grandezza dei Paesi in questione.

Qui l’obiettivo è però quello di valutare le stagioni dei singoli, sulla base delle aspettative, del confronto con lo scorso anno e, soprattutto, del rendimento effettivo provando a non farsi trasportare da un più che legittimo entusiasmo generalizzato. Questo non significa che fioccheranno le insufficienze – tutt’altro – ma che nemmeno si vedranno solo 9 e 10.

Prima di passare all’atteso momento dei voti, un’altra necessaria premessa. Partendo in questo articolo dalle donne, le pagelle saranno in totale 16 e non 13 come il numero dei giocatori italiani presenti nelle top 100 ATP e WTA. Ci sembra infatti doveroso fare delle eccezioni: da un lato per la numero 104 del mondo nel ranking femminile Sara Errani e dall’altro per il duo Bolelli/Vavassori. Stiamo infatti parlando di una medaglia d’oro olimpica e della coppia che occupa le posizioni a cavallo della top 10 nella classifica di specialità. I motivi di questa scelta non sono comunque riducibili a queste due etichette come emergerà chiaramente dalle loro pagelle.

Nonostante l’aggiunta di Errani, la “classe” ha comunque perso un elemento rispetto all’anno scorso. Volendo mantenere la metafora scolastica/universitaria, potremmo dire che Camila Giorgi ha abbandonato gli studi trovando la sua nuova dimensione nel mondo della moda, mentre Martina Trevisan è stata bocciata uscendo dalla top 100 dopo aver concluso il 2023 da numero 42 del mondo. Le posizioni perse dalla giocatrice toscana durante la stagione sono state ben 82. Rimangono presenze assicurate, invece, quelle di Jasmine Paolini, Lucia Bronzetti ed Elisabetta Cocciaretto. Le ultime due però hanno avuto un trend negativo rispetto al 2023 e il movimento è stato quindi trascinato da Jasmine e Sara. Per dare continuità agli ultimi due risultati raccolti in BJK Cup (da non dimenticare la finale dell’anno scorso) sarà necessario un contributo maggiore anche dalle altre, sulla scia di quanto fatto proprio a Malaga da Bronzetti.

Guardando alle retrovie non si vedono ancora grandi prospettive di nuovi innesti: tra le seconde 100 nel ranking c’è la solita Lucrezia Stefanini e poi la giovane Giorgia Pedone, ventenne che ha fatto un bel salto rispetto allo scorso anno (circa 100 posizioni guadagnate). Per trovare però un’altra italiana under 20 bisogna scendere fino al 503esimo posto di Federica Urgesi. Insomma, c’è ancora bisogno di tempo. Intanto ecco i nostri voti alle attuali top 100, più Sara Errani.

JASMINE PAOLINI (#4 singolo // #10 doppio): voto 9

La prima della classe è indubbiamente lei. Voti alti per tutta la stagione, praticamente senza mai farsi trovare impreparata. Per questo il voto finale non poteva essere inferiore al 9. Non è stato però semplice decidere se andare ancora oltre con un 9,5 o addirittura il 10. Alla fine si è optato per non eccedere, probabilmente anche facendosi condizionare dal ricordo del 9 assegnato a Sinner un anno fa quando scrivevamo così: “Noi non vediamo l’ora di potergli dare quel 10 che per adesso ci siamo tenuti in canna”. Lo spoiler è abbastanza chiaro per quanto riguarda la pagella di Jannik, ma torniamo a Jas. La sua è stata una stagione fantastica, sopra le più rosee aspettative, sorprendente persino per lei. Due finali Slam (Roland Garros e Wimbledon) nello stesso anno non si erano mai viste nella storia del tennis femminile italiano. Così come non si era mai vista (e qui non conta che si parli di donne o uomini) una medaglia d’oro alle Olimpiadi. Jasmine l’ha conquistata insieme a Sara Errani con cui ha vinto anche altri tre tornei tra cui gli Internazionali d’Italia a Roma. In singolo, invece, la giocatrice toscana ha trionfato nel 1000 di Dubai a febbraio.

Tutto ciò l’ha portata al decimo posto nel ranking di doppio e al quarto in quello di singolare (+26 posizioni guadagnate rispetto a fine 2023). Nel panorama attuale del tennis femminile Jasmine è l’unica ad essere in top 10 in entrambe le specialità e per quanto riguarda il singolo mai nessuna italiana è stata più in alto di così (proprio come nessuno era stato più in alto di Sinner quando un anno fa Jannik era anche lui diventato numero 4 – speriamo sia di buon auspicio anche questo parallelismo). Insomma, il 9 sembra anche andarle stretto come voto perché pretendere di più sarebbe stato folle. Paolini ha nettamente cambiato il suo status passando dalla dimensione di buona giocatrice solida ma lontana dalle più forti ad essere una di queste ultime. Non a caso il suo bilancio contro giocatrici di classifica più alta è stato di 5 vittorie e 6 sconfitte (l’anno scorso 9-14). Complessivamente, invece, rispetto al 2023 sono arrivate otto sconfitte in meno a fronte dello stesso numero di partite vinte.

Perché non 10 quindi? Per due motivi principali. Per l’amaro in bocca che hanno lasciato le tre finali Slam perse (considerando anche quella in doppio al Roland Garros) e in particolare quella di Wimbledon dove, contro Krejcikova, l’occasione era veramente ghiotta, e per qualche eliminazione prematura sparsa qua e là nel corso della stagione. Ci si riferisce in particolare a quella all’esordio a Roma e a quella negli ottavi del tabellone olimpico di singolare: normalissimi e tutt’altro che gravi incidenti di percorso ma che ci lasciano pensare che la possibilità di spingersi ulteriormente avanti ci sia. Capiamo quindi finalmente il ragionamento dei professori che alla fine del primo semestre si limitano al 9 riservando il 10 solo per la fine dell’anno come premio per gli ulteriori sforzi compiuti.

ELISABETTA COCCIARETTO (#52): voto 6-

A gennaio del 2023, nel secondo torneo della stagione, Elisabetta Cocciaretto batteva nettamente (6-1 6-2) Jasmine Paolini. Le due erano vicinissime in classifica, mentre oggi, a quasi 24 mesi di distanza, ci sono 48 posizioni di differenza. E addirittura tra la primavera e l’autunno dello scorso era Elisabetta la numero 1 d’Italia. Dall’estate era però iniziata la crescita – poi impetuosa – di Jas e si era invece fermata quella della marchigiana, fortemente debilitata anche da un’infezione batterica contratta in Cina. Ciononostante era stata comunque la miglior stagione della sua carriera e perciò l’avevamo premiata con un 7+. Un voto che non le può essere confermato. Quel rallentamento nella seconda parte del 2023 si è infatti tramutato in un trend stabile in questo 2024 in cui ha perso 6 posizioni rispetto al punto di partenza. Il bilancio vittorie-sconfitte è in positivo (27-25) ma ben lontano da quello dello scorso anno (28-19) e arricchito soltanto da una semifinale nel circuito WTA (sull’erba di Birmingham). Vanno comunque aggiunti il titolo conquistato nel 125 di Charleston e soprattutto l’ottavo di finale raggiunto al Roland Garros – il suo miglior risultato in assoluto negli Slam.

Questi risultati permettono di assegnarle una sufficienza che però non può essere piena. Come successo nel 2023, la seconda parte di stagione è stata in calando e probabilmente ha nuovamente inciso un inconveniente di salute: la polmonite avuta prima di Wimbledon. Dalle Olimpiadi Elisabetta ha vinto solamente quattro partite. La capitana di BJK Cup, Tathiana Garbin, si era comunque affidata a lei nei quarti di finale contro il Giappone. La sconfitta con Shibahara (n. 135) le ha però fatto perdere il posto da titolare per semifinale e finale a favore di una Bronzetti apparsa decisamente più convinta dei propri mezzi. E proprio la mancanza di fiducia della giocatrice di Ancona emerge da un dato della sua stagione: il bilancio nelle partite decise al terzo set, con 9 vittorie e 11 sconfitte. Nemmeno troppo negativo in termini assoluti ma la prospettiva cambia totalmente se si guarda al confronto con l’anno scorso quando aveva avuto la meglio in 11 occasioni su 16. Il 6- ha così valore di incoraggiamento nella speranza che Elisabetta possa esprimere tutto il suo potenziale in un 2025 più fortunato anche e soprattutto per quanto riguarda la sua salute.

LUCIA BRONZETTI (#74): voto 6

Senza l’appendice della Billie Jean King Cup, anche per Lucia Bronzetti non si sarebbe potuti andare oltre una sufficienza stiracchiata. Il suo 2024 è stato infatti contraddistinto da qualche passo indietro rispetto a quanto fatto nel 2023 in cui aveva consolidato il grande salto effettuato nell’anno ancora precedente conquistando anche il suo primo titolo WTA. Il suo bilancio complessivo è leggermente peggiorato passando da un positivo 32-30 a un negativo 30-34 che si è tradotto in una perdita di 12 posizioni in classifica. Malaga esclusa, non si sono registrati acuti particolari se non per il titolo 125 di Contrexeville e per un paio di semifinali nel circuito. Negli Slam Lucia ha superato solamente un turno (approfittando di un ritiro a partita in corso, peraltro) anche per via di sorteggi non troppo fortunati che l’hanno messa di fronte a giocatrici come Osaka, Fernandez e Sabalenka, ancora troppo forti per l’azzurra che, non a caso, è ancora a secco di vittorie contro le top 10.

Le note positive in grado di giustificare il 6 pieno in pagella, però, ci sono. Dopo un avvio di stagione molto complicato, da luglio in avanti qualcosa è cambiato, sulla scia della fiducia acquisita con quel successo nella categoria 125. Le due semifinali (a Monastir e a Guanghzou) sono infatti arrivate a cavallo tra la fine dell’estate e l’inizio dell’autunno e hanno permesso a Lucia di presentarsi in ottime condizioni alle finali di BJK Cup. La capitana Garbin ha avuto il coraggio di schierarla nonostante fosse all’esordio in una partita che la vedeva sfavorita e che però bisognava vincere per avere speranze di superare la Polonia di Iga Swiatek. La giocatrice di Rimini ha ripagato la fiducia battendo in due set la numero 38 del mondo Linette e si è poi ripetuta anche in finale dove la pressione poteva essere ancora superiore per via del livello inferiore dell’avversaria. Sulla coppa conquistata dall’Italia tra le firme più in evidenza non ci sono solo quelle di Paolini ed Errani ma anche la sua. E dalla spavalderia messa in campo a Malaga, Lucia dovrà ripartire per recuperare le posizioni perse in classifica e compiere un nuovo step di crescita per la sua carriera. A 26 anni appena compiuti è il momento giusto.

SARA ERRANI (#104 singolo // #9 doppio): voto 8,5

La Federazione, nella cornice dei SuperTennis Awards, le ha attribuito l’epiteto di Re Mida. In effetti Sarita Errani ha reso oro praticamente tutto quello che ha toccato in questa stagione. Il 2024 può essere considerato come il punto più alto della sua seconda giovinezza, quasi in grado di reggere il confronto con il 2012 quando l’azzurra arrivò in finale al Roland Garros, in semifinale allo US Open e vinse due Slam in doppio. Sara non ha mai mollato, restando innamorata di questo sport anche dopo la vicenda doping e anche quando i fasti di un tempo sembravano lontani anni luce. Lei che era stata numero 5 in singolare e prima della classe in doppio, si è ritrovata ampiamente fuori dalla top 200 di entrambe le specialità, eppure ha continuato a crederci. Nel 2023 era tornata ad assaggiare la top 100 in singolo e poi ha preso una delle decisioni migliori della sua carriera quando ha proposto a Jasmine Paolini di diventare una coppia fissa in doppio. Ne hanno tratto enorme beneficio entrambe e Sara è così riuscita a tornare sui palcoscenici che l’avevano già vista protagonista in questa specialità circa 10 anni prima.

Nel corso di questa stagione insieme hanno vinto tre titoli nel circuito tra cui gli Internazionali d’Italia e soprattutto hanno conquistato l’oro alle Olimpiadi: un traguardo epocale che ha permesso ad Errani di completare il Career Golden Slam (è diventata la settima giocatrice della storia a riuscirci). Non solo, la giocatrice bolognese ha fatto la storia anche nel misto insieme ad Andrea Vavassori: trionfando allo US Open, i due sono infatti diventati la prima coppia italiana a vincere uno Slam in questa specialità. E come se non bastasse, il doppio Errani/Paolini è stato poi ovviamente decisivo anche in BJK Cup con le vittorie nei quarti di finale contro il Giappone e in semifinale con la Polonia – quest’ultima firmata dal servizio da sotto di Sarita, capace di trasformare un punto debole in arma segreta. La differenza di voto rispetto a Jasmine si spiega con il rendimento in singolare: le due appartengono chiaramente a livelli diversi. D’altra parte Sara ha fatto il suo anche in questo ambito mantenendo praticamente la stessa classifica che aveva a inizio stagione e raggiugendo qualche buon risultato come la semifinale nel 250 di Bogotà e il terzo turno allo US Open. Per questo sarebbe stato ingeneroso scendere sotto l’8,5 al cospetto di una vera e propria leggenda del tennis italiano.




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