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​Censimento 2023: stranieri in crescita (+8,9%) e anziani in aumento​

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Siamo meno e sempre più vecchi e aumentano gli stranieri. Il censimento 2023 descrive un Italia in cui cala la popolazione (soprattutto al Sud e nelle isole), ma crescono gli stranieri (8,9%), gli italiani invecchiano (c’è un bimbo fino a 5 anni di età ogni 6 ultrasessantacinquenni), sono prevalentemente femmine (oltre il 51%), hanno più aspettativa di vita (+ 5mesi per gli uomini e +4mesi per le donne) e fanno meno figli (13mila nascite in meno rispetto al 2022).

Al 31 dicembre 2023 (Censimento Istat) la popolazione abitualmente dimorante in Italia si attestava a 58.971.230 individui (-0,4 per mille sull’anno precedente). Un lieve calo che nasconde dinamiche molto differenti a livello territoriale e sociale. Sud e Isole continuano a perdere abitanti, con cali significativi del -3,7 per mille e -3,8 per mille rispettivamente. In Basilicata il decremento arriva addirittura a -8,1 per mille. Anche il Centro registra una flessione (-1 per mille), mentre il Nord si distingue per una crescita moderata: +2,3 per mille nel Nord-ovest e +2,0 per mille nel Nord-est. La Provincia autonoma di Bolzano segna il record di crescita (+6,3 per mille), in netto contrasto con la Valle d’Aosta (-2,1 per mille).

Comuni in sofferenza

Oltre la metà dei Comuni italiani (57,8%) ha perso popolazione nel 2023, ma la situazione migliora rispetto al 2022, quando il dato era del 61,3%. I centri più colpiti sono quelli con meno di 5mila abitanti: il 60,8% ha infatti registrato un calo, contribuendo a una perdita complessiva di 25mila residenti. Anche i Comuni di medie dimensioni (50-100 mila abitanti) sono in difficoltà, con il 60% che perde abitanti. Al contrario, tra i 44 Comuni con più di 100 mila abitanti, 19 registrano un saldo positivo, aggiungendo complessivamente quasi 26mila residenti.

Invecchiamento inarrestabile

L’Italia continua a invecchiare: l’età media è salita a 46,6 anni (48 anni per le donne e 45,2 per gli uomini). Gli ultrasessantacinquenni rappresentano il 24,3% della popolazione, in aumento rispetto al 24% del 2022. Al contrario, la quota dei giovani fino a 14 anni è scesa al 12,2% (era il 12,4%). Nel 2023 per ogni bambino si contano 5,8 anziani a livello nazionale (erano 5,6 nel 2022, 3,8 nel 2011). La Liguria resta la regione più anziana (età media 49,5 anni), mentre la Campania è la più giovane (44,2 anni). Platì, in Calabria, è il Comune più giovane d’Italia con un’età media di 37,2 anni, mentre Drenchia, in Friuli-Venezia Giulia, detiene il primato opposto (65 anni).

Prevalenza femminile

È prevalente la quota femminile. Le donne sono il 51,1% della popolazione residente. Un dato significativo riguarda la maggiore presenza femminile nella popolazione anziana. Le donne rappresentano il 56% degli ultrasessantacinquenni in Italia, una quota che sale ulteriormente tra gli over 85. La prevalenza femminile è evidente anche tra la popolazione straniera anziana residente in Italia. Sebbene gli stranieri abbiano un’età media più bassa rispetto agli italiani (36,8 anni contro 46,6), la componente femminile risulta comunque superiore tra gli over 65 di origine straniera.

Aumento degli stranieri

Gli stranieri residenti in Italia sono 5.253.658, in aumento di 112.000 unità (+21,8 per mille). Rappresentano ormai l’8,9% della popolazione totale, rispetto all’8,7% del 2022. La loro presenza è più marcata al Nord, dove raggiungono un’incidenza dell’11%, mentre scende al 4,7% al Sud e al 3,9% nelle Isole. La Lombardia guida l’incremento numerico con circa 27mila stranieri in più (+22,9 per mille), seguita da Campania e Lazio. La maggior parte degli stranieri ha cittadinanza europea (46,2%), con rumeni, albanesi e marocchini in testa. Nonostante la crescita generale, anche tra gli stranieri si registra un progressivo invecchiamento: l’età media è passata da 36,2 a 36,8 anni.

Natalità in crisi, saldo naturale negativo

Il saldo naturale della popolazione è ancora profondamente negativo: nel 2023 si sono registrate 379.890 nascite e 671.065 decessi, con una perdita di 291.175 unità. La natalità è in crisi cronica, mentre il tasso di fecondità si conferma tra i più bassi d’Europa. Senza l’apporto positivo del saldo migratorio (+281.220 unità), il calo demografico sarebbe stato ancora più marcato.

Speranza di vita in aumento

Nonostante il saldo negativo, cresce la speranza di vita alla nascita: 80,9 anni per gli uomini e 85,3 per le donne, confermando un miglioramento rispetto al 2022. Questo risultato è attribuibile al calo dei decessi (-6,1% rispetto al 2022), segnale di un progressivo ritorno alla normalità dopo gli anni della pandemia.

Italiani all’estero e migrazioni interne

La mobilità verso l’estero continua a essere rilevante, con 158.438 emigrazioni registrate nel 2023. Tuttavia, il saldo migratorio, la differenza tra immigrazioni ed emigrazioni, è il più alto degli ultimi 12 anni (+281.220 unità), grazie a 439.658 nuovi ingressi. Le migrazioni interne, invece, sono in lieve calo: 1,43 milioni di trasferimenti tra Comuni (-2,6% rispetto al 2022).

Il Censimento 2023 conferma che l’Italia è un Paese segnato da un inesorabile invecchiamento e da forti disparità territoriali. La crescita della popolazione straniera e l’aumento della speranza di vita sono segnali di vitalità, ma il calo delle nascite e l’esodo dai piccoli Comuni restano criticità per il futuro.




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