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«Spacciatore internazionale» Il Belgio chiede l’estradizione

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/ stradella

Per le autorità giudiziarie del Belgio un 37enne stradellino sarebbe «uno spacciatore internazionale di droga», tanto da aver spiccato un mandato internazionale d’arresto e chiesto l’estradizione. L’altro giorno però la corte d’appello di Milano, competente per questi casi, ha negato in prima istanza l’estradizione verso il Belgio. Accogliendo il ricorso dei difensori, gli avvocati Filippo Marioni e Gianluca Orioli, che hanno prodotto documenti in cui si testimonia «lo stato di sovraffollamento delle carceri belghe». La richiesta d’estradizione verrà quindi valutata nuovamente a gennaio, il tribunale di Milano ha chiesto alle autorità belghe «di dimostrare la possibilità di garantire un’eventuale detenzione in condizioni dignitose».

la storia

Ma come si è arrivati a questa accusa, pesante, nei confronti del 37enne di Stradella? Bisogna tornare indietro all’estate del 2023 ad Ostenda, città portuale delle Fiandre affacciata sul mare del Nord. In un compless o scoppia un incendio, durante lo spegnimento le forze dell’ordine locali trovano in un alloggio a fianco ben 500 piante di marijuana e arnesi utili per confezionare dosi di droga. Dalle indagini risulta che quell’appartamento era stato affittato al 37enne stradellino, originario dell’Albania e che aveva lavorato in Germania. Lo stradellino risultava e risulta tuttora incensurato.

Di fronte alle accuse delle autorità belghe però il 37enne si difende: «È vero, sono stato a Ostenda qualche giorno: ma mi hanno rubato i documenti e l’ho denunciato. Non ho mai affittato quell’alloggio». La tesi secondo la polizia belga però non regge, spiccando così il mandato internazionale d’arresto e richiesta d’estradizione.

E si arriva così di fronte alla corte d'appello di Milano. Gli avvocati Marioni e Orioli, oltre a sottolineare che il loro assistito è incensurato, si sono opposti alla richiesta d’estradizione fornendo documenti ufficiali sul sovraffollamento delle prigioni del Belgio. La stessa linea usata, un anno fa, per rinviare la carcerazione preventiva sempre in Belgio dell’ex eurodeputato del Pd Antonio Panzeri, coinvolto nel Qatargate. «La documentazione prodotta è del Comitato europeo per la prevenzione della tortura e delle pene o trattamenti inumani-degradanti: è un organo del Consiglio d'Europa - spiegano i legali -. Tra l’altro Italia e Belgio hanno ratificato la Convenzione, per la prevenzione della tortura e delle pene o trattamenti inumani o degradanti in vigore dal 1987. Dalle relazioni emerge che in Belgio vi c’è un sovraffollamento delle carceri al 158 %, profilando condizioni inumane di detenzione. Abbiamo prodotto anche i certificati di residenza dei familiari dello stradellino: si trovano tutti in Italia. Quindi se giudicato in Belgio non avrebbe possibilità di avere misure cautelari alternative al carcere».Ora le autorità belghe avranno tempo per replicare entro il 13 gennaio, prossima udienza il 19. —




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