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Von der Leyen in Turchia da Erdoğan e lui batte cassa: “Serve altro sostegno dall’Ue per i rifugiati siriani”. Lei: “Pronto 1 miliardo”

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Recep Tayyip Erdoğan torna a battere cassa con l’Unione europea ma non fa sconti ai curdi promettendo ancora il pugno duro. Il presidente turco ha accolto ad Ankara la capa della Commissione Ue, Ursula von der Leyen, e non ha perso tempo dichiarando di aspettarsi un sostegno economico “dall’Ue in modo tale che il ritorno dei siriani nel loro Paese diventi una realtà”. Fondi che sono prontamente arrivati, dato che proprio la capa del Berlaymont, una volta arrivata, ha annunciato “un ulteriore miliardo di euro per il 2024″ in favore della Turchia per la gestione dei rifugiati. I fondi sosterranno “l’istruzione e la sanità per i rifugiati in Turchia, la gestione della migrazione e delle frontiere, compresi i rimpatri volontari dei rifugiati siriani. Man mano che le cose si evolvono sul campo, potremo adattare questo miliardo alle nuove esigenze che potrebbero verificarsi in Siria”. Intanto il Wall Street Journal scrive che Ankara è pronta a una nuova operazione militare per appropriarsi di altri territori a maggioranza curda, nonostante proprio Erdoğan abbia assicurato nei giorni scorsi di non avere mire espansionistiche sul territorio siriano.

Altri soldi per il Sultano
Il presidente turco ha voluto puntualizzare che per continuare ad accogliere rifugiati siriani e provvedere al loro rimpatrio “affinché possano ricostruire il loro Paese”, vista la caduta del regime degli Assad, avrà bisogno di altro sostegno economico. Sostegno che, come detto, von der Leyen non ha ritardato ad annunciare: “La Turchia ha sempre dimostrato responsabilità nell’accogliere milioni di rifugiati siriani negli anni e l’Ue è sempre stata al vostro fianco”, ha evidenziato ricordando che “dal 2011 l’Ue ha versato quasi 10 miliardi di euro“.

Ma non basta, Ankara chiede di più. Nello specifico si augura che non venga accantonato il progetto di adesione all’Ue, ormai congelato da anni a causa delle politiche in violazione dello Stato di diritto volute dal presidente stesso, e che arrivino risposte positive sull’aggiornamento dell’unione doganale: “L’adesione della Turchia all’Unione europea è ancora un obiettivo strategico”, ha sottolineato aggiungendo che “il processo per la liberalizzazione dei visti sarà accelerato” per i cittadini turchi che vogliono visitare l’Ue. “I nostri interessi comuni non dovrebbero essere tenuti prigionieri dall’agenda sterile di alcuni membri” dell’Ue, ha poi aggiunto il leader turco lanciando quindi una frecciata.

Di fronte alla raffica di richieste del leader turco, la risposta di von der Leyen è stata molto prudente: “Il rapporto tra Turchia e Ue è tanto ricco quanto è complesso. Ma una cosa è chiara, sta andando avanti”. A livello di relazioni economiche, per esempio, gli scambi commerciali “hanno raggiunto il livello record di 206 miliardi di euro” nel 2024, con l’Ue che rimane il principale partner commerciale e di investimento della Turchia “e la nostra intenzione è di rafforzare ulteriormente questo rapporto. Avvieremo un dialogo ad alto livello sull’economia ed esploreremo le opportunità di un rinnovato impegno della Banca europea degli investimenti in Turchia”. E sull’unione doganale, la leader europea si è detta “ansiosa” di costruirne una con Ankara, avvertendo che i progressi “richiedono sforzi”, in particolare sulla rimozione delle barriere commerciali da parte turca.

Occhi puntati sulla Siria
Nel colloqui tra i due leader non poteva non essere incluso un capitolo dedicato alla Siria. Entrambi concordano sulla necessità di mantenere l’unità territoriale del Paese, ma le mire su di esso sono ben diverse. “Siamo d’accordo riguardo a mantenere la sovranità e l’integrità territoriale della Siria e sulla creazione di un governo inclusivo”, ha detto aggiungendo però che “non c’è futuro nella nostra regione per l’Isis o il Pkk e le sue estensioni”. Parte, quest’ultima, sulla quale l’Ue non può essere totalmente d’accordo, dati i massacri commessi da anni dalle milizie jihadiste cooptate dalla Turchia, molte delle quali hanno preso parte alla conquista di città siriane e alla caduta del regime, compiono nei confronti delle popolazioni curde del nord siriano. “Il rischio di una recrudescenza dell’Isis, in particolare nella Siria orientale, è reale. Non possiamo permettere che questo accada. Le legittime preoccupazioni della Turchia sulla sicurezza devono essere affrontate. Insieme dobbiamo rimanere vigili contro il terrorismo”, ma ha aggiunto, è “importante permettere a tutti i siriani, comprese le minoranze, di essere al sicuro”.

“Erdoğan vuole invadere di nuovo i territori curdi”
Secondo il Wall Street Journal, però, c’è una minoranza che sta per essere colpita proprio dalla potenza militare del Paese della Mezzaluna: i curdi del Rojava. Ufficiali statunitensi hanno raccontato che la popolazione locale si rivolgono a Donald Trump chiedendogli di mantenere la promessa che “gli Stati Uniti non li abbandoneranno”, che “tuteleranno la dignità e la sicurezza di coloro che sono stati alleati fedeli nella battaglia per la pace e la sicurezza”. Un allarme che nasce dal timore che la Turchia, alleato degli Usa e membro della Nato, prepari una nuova incursione su vasta scala nel territorio controllato dai curdi siriani, anche loro sostenuti dagli Usa. Il confine tra Turchia e Siria è lungo 900 chilometri, mentre nel Paese che è stato degli Assad restano circa 900 truppe Usa. Il dispiegamento di Ankara riguarda invece combattenti di milizie e commando turchi, anche unità di artiglieria, concentrati in gran numero nei pressi di Kobane.

La scorsa settimana era in Turchia il segretario di Stato Usa, Antony Blinken, mentre lunedì, secondo un portavoce delle Syrian Defence Forces a maggioranza curda, sono falliti colloqui tra curdi siriani e milizie sostenute dalla Turchia a Kobane e ora si notano “significativi rafforzamenti militari” a est e a ovest della città da parte dei combattenti filo-turchi.

L'articolo Von der Leyen in Turchia da Erdoğan e lui batte cassa: “Serve altro sostegno dall’Ue per i rifugiati siriani”. Lei: “Pronto 1 miliardo” proviene da Il Fatto Quotidiano.




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