Altro che “obbediente”: Quartapelle (Pd) va negli Usa e scopre che Meloni piace perché è autorevole
Sorpresa, anche nel Pd c’è chi scopre che l’interesse americano nei confronti della leadership di Giorgia Meloni è autentico, legato all’indirizzo che ha dato al governo e non a fantomatici inchini o cedimenti ad amicizie influenti come la sinistra va raccontando. Ad ammetterlo è stata la deputata dem Lia Quartapelle, membro di lungo corso della Commissione Esteri e responsabile del dipartimento del partito prima di passare il testimone a Peppe Provenzano.
Quartapelle: “Negli Usa Meloni è percepita come leader filoatlantica e stabile”
Impegnata in una missione bipartisan a Washington sulla necessità di continuare a sostenere l’Ucraina, cui partecipano i parlamentari nazionali di sei Paesi Ue, Quartapelle ha raccontato al Corriere della Sera di aver “trovato una grande curiosità e apertura di credito rispetto a Giorgia Meloni. Viene percepita come una leader filoatlantica e stabile”. “Nella missione – ha proseguito la deputata dem – non c’erano francesi e tedeschi per evidenti ragioni. Questo per lei e per l’Italia ha un’implicazione: non so se oserà affrontare il tema della spesa militare. Va detto che questo è un tema complicato per tutto il panorama politico italiano. Ci sono resistenze in tutti i partiti, anche nel mio, però la nuova amministrazione americana è una prova di responsabilità per il sistema politico italiano. Viviamo in un momento più pericoloso, aggressivo, agitato e bisogna essere in grado di difendersi. Restare pacifici, ma non disarmati”.
L’Italia centrale, Francia e Germania fuori dai radar
Sostanzialmente Quartapelle ha confermato non solo l’attenzione che viene rivolta al premier italiano, ma anche, con quel passaggio sull’assenza dei francesi e dei tedeschi, il ruolo di cerniera tra Usa e Ue che è ormai attribuito da più parti all’Italia, grazie alla stabilità e alla credibilità del governo.
Smentita la narrazione della sinistra
Il racconto della deputata, vicepresidente della Commissione Esteri, è particolarmente significativo perché arriva mentre la sinistra in Italia, di fronte ai riconoscimenti di autorevoli testate internazionali sul ruolo globale di Meloni, continua a sostenere la tesi dell’abbaglio collettivo, del compiacimento per il ruolo subalterno che il premier incarnerebbe rispetto ai partner europei e, ancora di più, americani. Una tesi ribadita oggi da Romano Prodi in un colloquio con il Corriere della sera, sbandierata ieri nell’Aula del Senato da Mario Monti e cavalcata tanto da Elly Schlein quanto da Giuseppe Conte e gli altri leader di opposizione.
L’altro elemento interessante è che, nel corso della sua missione, Quartapelle – in compagnia di colleghi spagnoli, polacchi e dei tre Paesi Baltici, Estonia, Lettonia e Lituania – ha incontrato parlamentari ed esponenti dell’amministrazione americana tanto democratici quanto americani, tra i quali anche l’ambasciatore Michael Carpenter, consigliere di Biden per l’Europa, e il senatore dem uscente Ben Cardin. La deputata non ha specificato da chi venissero in particolare l’attenzione e l’apertura di credito nei confronti di Meloni e proprio per questo l’impressione è che si tratti di un interesse diffuso nella politica americana. I segnali per capirlo c’erano già tutti, senza bisogno di attraversare l’Oceano per coglierli, ma ammetterlo significa ammettere che il premier si sta muovendo con sapienza. Più comodo quindi rifugiarsi in una narrazione diversa, salvo poi confrontarsi con la realtà come accaduto a Quartapelle, alla quale va riconosciuta l’onestà intellettuale di non aver fatto finta di non accorgersene.
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