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I poligrafici de Il Tirreno restano a Livorno (per ora): sventato il blitz per trasferirli a Sassari. “Era un licenziamento mascherato”

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I 35 poligrafici de Il Tirreno – 33 di Livorno e due di Roma – non saranno più obbligati a trasferirsi a Sassari per mantenere il loro posto di lavoro. Seppur di strada ne debba ancora essere fatta molta per salvaguardare l’occupazione di questi lavoratori, la prima vittoria è stata raggiunta. A novembre era stata la loro azienda, il gruppo editoriale Sae, a comunicargli che la riorganizzazione della società prevedeva il trasferimento del loro ramo in Sardegna. Per non incorrere nel licenziamento, avrebbero dovuto prendere servizio presso la nuova compagnia il primo gennaio 2025. Una notizia terribile per persone di età compresa tra i 40 e i 60 anni, radicate sul territorio, con una famiglia, dei figli e dei mutui da pagare. “Bloccando i loro trasferimenti siamo riusciti almeno a evitare quello che sarebbe stato un dramma sociale”, commenta a ilfattoquotidiano.it Fabrizio Zannotti, segretario provinciale della Cgil di Livorno. “Se non avessimo raggiunto un accordo provvisorio con l’azienda, queste 35 persone avrebbero dovuto fare l’ultimo dell’anno sul traghetto per la Sardegna”.

Secondo la Cgil, la riorganizzazione proposta dall’azienda era un progetto “lacrime e sangue”. Un “licenziamento mascherato” per tagliare i costi della forza lavoro di un giornale che sulla costa toscana è un’istituzione. “Grazie al contributo della Regione e del Comune di Livorno, siamo riusciti a tamponare per il momento la crisi”, spiega Zannotti. Per i prossimi sei mesi saranno attivati i contratti di solidarietà. Tutti e 35 continueranno a lavorare nella sede operativa di Livorno, seppur con un orario ridotto. Inoltre, chi vorrà potrà beneficiare di un incentivo all’esodo volontario, entro il 31 gennaio 2025. Durante i prossimi sei mesi, sindacati e azienda continueranno a monitorare la situazione. Alla fine di questo periodo, valuteranno la possibilità di proseguire con i contratti di solidarietà o introdurre altri ammortizzatori sociali, come la cassa integrazione.

“Il nostro obiettivo non può essere questo però – commenta il segretario provinciale – Dobbiamo lavorare tutti insieme di concerto con le istituzioni per rilanciare il settore. Perché altrimenti avremmo solo preso tempo rispetto a una situazione che rischia di diventare pesante e di coinvolgere presto altri lavoratori, come i giornalisti della testata”. In questi mesi di vertenza, il corpo redazionale del giornale ha sostenuto la lotta dei poligrafici. Il comitato di redazione ha denunciato le condizioni in cui sono costretti a lavorare i giornalisti de Il Tirreno, stremati da anni di ammortizzatori sociali, carichi di lavoro sempre più massacranti e un clima fatto di tensioni e continue pressioni.

Il periodo storico è particolarmente difficile per i giornali locali, il calo delle copie vendute è costante. A novembre Sae aveva giustificato in questo modo le sue decisioni: la crisi da anni colpisce Il Tirreno e rende impossibile fronteggiare gli alti costi del personale. D’altro canto, i lavoratori stigmatizzano i comportamenti del gruppo editoriale. Sae, infatti, a ottobre aveva assicurato che i cambi di sede sarebbero stati volontari. Ogni dipendente avrebbe scelto se proseguire in Toscana o spostarsi in Sardegna. Ma la promessa evidentemente non è stata mantenuta. E neanche compensata, sottolineano i sindacati, dalla ricerca di una soluzione alternativa, come per esempio il lavoro da remoto. Questa opzione non è mai stata presa in considerazione dall’azienda, nonostante i poligrafici de Il Tirreno si occupino già di lavorare per diverse testate del gruppo situate in altre zone d’Italia, come la Nuova Ferrara, la Gazzetta di Modena e quella di Reggio.

“Oltretutto, anche se i poligrafici avessero accettato il trasferimento in Sardegna, sarebbero comunque andati incontro agli ammortizzatori sociali”, commenta Zannotti. “Sae lo aveva già annunciato – prosegue – La creazione della nuova compagnia a Sassari, dove trasferire tutto il personale poligrafico di Livorno, serve all’azienda proprio per poter erogare nuovi ammortizzatori sociali statali, altrimenti esauriti in questi anni di crisi”. Per il segretario, l’unico modo per uscire da questa situazione è trovare soluzioni a lungo termine, cercando di mettere in campo strategie che permettano al giornale di recuperare fette di mercato. “Il Tirreno – conclude Zannotti – ha dalla sua parte la storia e il prestigio per poterci riuscire”.

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