Il giornalista Enzo Bucchioni ha analizzato su La Gazzetta dello Sport la vittoria di ieri sera della Fiorentina in Conference League. Questa la sua analisi: Tante cose funzionano dentro il pareggio della Fiorentina con il Vitoria Guimaraes e si chiamano cuore, grinta, carattere e la voglia di non mollare mai. Tutte cose che portano la Fiorentina al terzo posto della classifica di Conference e quindi alla qualificazione diretta agli ottavi. Altre cose hanno funzionato meno, non è stata una grande serata, la Fiorentina ha dato la sensazione di essere in riserva, ma il primo obiettivo stagionale è stato centrato. E pazienza se non è stato del tutto evitato il rischio Chelsea, il futuro è tutto da scrivere. Nel presente torna in panchina Palladino dopo il grave lutto che l'ha costretto a saltare la sfida con Italiano, e dal turn over selvaggio di inizio stagione che qualche problema l'ha creato (sconfitta a Cipro) passa a una giusta rotazione. Si tiene stretti almeno quattro titolarissimi e fa bene. Ovviamente c'è da pensare anche al campionato e Kean all'inizio è uno di quelli che restano in panchina. Gioca invece Dodò che lunedì prossimo con l'Udinese sarà squalificato. Non è una Fiorentina particolarmente ispirata e si vede subito dall'atteggiamento, il linguaggio del corpo è chiaro, ma anche dalla scelta prudente dell'allenatore che parte con un 4-4-1-1 e l'obiettivo di chiudere le linee di passaggio per impedire ai portoghesi di mettersi in moto. Non c'è la voglia di aggredire la partita, ma neppure l'avversario. Beltran sulla fascia sinistra cercare di fare quello che riusciva benissimo a Bove, il centrocampista e l'attaccante aggiunto, ma l'argentino non ha gamba, fatica a entrare nel cuore del gioco. Ikonè sulla destra copre le discese di Dodò, ma la catena funziona poco, mancano ispirazione e precisione. Succede così che anche Gudmundsson faccia fatica a legare centrocampo e attacco, con Kouamè che sbaglia pure i due potenziali contropiede gentilmente offerti dagli avversari. Alla Viola manca la cattiveria, c'è pochissimo movimento senza palla. Tutto diventa statico e prevedibile. Noioso. Idee? Praticamente zero. E questo è il problema dei problemi. Mancano le geometrie di Cataldi, rimasto a Firenze e le invenzioni di Adli rimasto in panchina. Succede così che il Vitoria prima ci prova e poi ci riesce e fa gol grazie a un insolito errore di Comuzzo che perde palla in uscita e spalanca mezzo campo dove si infilano i portoghesi. Non è perfetto neppure Terracciano, ma di perfetto non c'è poco in questa serata da Fado viola. Le risorse per rimettere in piedi la partita però ci sono e Palladino le utilizza quasi tutte, una dopo l'altra, a inizio ripresa. La testa pensante di Adli e la grinta del capitano Ranieri prima, poi anche Colpani e Kean, ma il gioco non si vede, aumenta solo l'adrenalina. Nel finale serve anche il carisma di Gosens a certificare quello che s'era già ampiamente capito: le secondo linee viola fanno fatica. Poteva essere la notte di Ikonè, di Richardson, di Parisi, invece sono tutti rivedibili e tutti sostituiti. Ma neppure Gud riesce a mettersi in moto, il suo recupero fisico ha bisogno di più tempo. la sofferenza è tanta e chiara, ma di questa Fiorentina ammirata e da ammirare, sorpresa del campionato, anche in una sera non bellissima restano il cuore, il carattere e la grinta. Il gol di Mandragora salva la serata e blinda la qualificazione diretta agli ottavi. Quello che serviva.