Sala Stampa Trento-Padova Mister Andreoletti: “Questi sono ragazzi straordinari che rappresentano lo spirito della squadra”
Mister Matteo Andreoletti nel post Trento-Padova:
«Oggi riesco a sorridere. Sono ragazzi straordinari, che rappresenta lo spirito della squadra. È stata una sofferenza, anche se abbiamo sfruttato la chance per andare in vantaggio e poi ne abbiamo avute altre. Peccato non averla chiusa, ma questi ragazzi hanno un cuore immenso. Sono orgoglioso ed emozionato per quello che stanno facendo, qualcosa di straordinario. Questa squadra ha il veleno addosso e sa soffrire. Qualcosa di unico ed emozionante. Sono un orso, ma sono emozionato. A Trento era un passaggio determinante. Bello il Natale in vetta, credo questa squadra possa regalare partite di qualità superiore. Da allenatore mi gratifica questa sfida. Senza un risultato positivo non mi sarei goduto il Natale. Siamo sempre primi, percorso sempre straordinario. Oggi mi godo la vittoria e la famiglia. Questa sera è il momento di godere perché è giusto così. Gli arbitri? Non li commento, anche se certi episodi sono così così. Non ho mai visto un giocatore simulare in una situazione favorevole di superiorità numerica. È un privilegio essere allenatore di questa squadra. Ho giocatori con veleno e qualità. E poi è un privilegio giocare con questo tifo in trasferta. Si sente quanto amano la città. Ci piacerebbe sentire questo calore anche in casa. Broh? Ero più arrabbiato io. Senza ipocrisia. Essere parte di questo gruppo deve essere orgoglio e responsabilità. Servono qualità morali non comuni. Oggi Jeremie non aveva il veleno agli occhi e io non mi posso permettere superficialità. Soprattutto quando in panchina c’è gente smaniosa di giocare. Chiunque deve indossare questa maglia lo deve fare con orgoglio. Qui bisogno pedalare e stare zitti. A Natale starò con la mia famiglia. Sono innamorato di loro. I ragazzi avranno qualche giorni di stacco a livello mentale. Dal 30 li voglio tutti pronti a spingere a 300 all’ora. Il campionato è lunghissimo, ma non abbiamo fatto nulla. Continuiamo a lavorare a testa bassa. Guardiamo a noi perché siamo padroni di noi stessi. Quando c’è di mio in questa squadra? Spero la cultura del lavoro. L’avevo già trovata, perché era abituata a lavorare al massimo. Me l’aveva detto Mirabelli, ma non pensavo andassero così forte. Forse ho aggiunto ancora più mentalità di lavoro e spirito del sacrificio».
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