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Nuoto, Michele Busa: “I momenti difficili mi hanno rafforzato. Vasca lunga? So cosa fare”

Nel nuovo appuntamento con Focus, trasmissione, andata in onda sul canale YouTube di OA Sport e condotta da Alice Liverani ed Enrico Spada, è stato ospite Michele Busa, quinto nei 50 farfalla con record italiano, quarto nei 100 e bronzo nella staffetta 4×100 misti ai Mondiali di nuoto in vasca corta di Budapest.

L’analisi del momento del movimento italiano nella farfalla: “Per ora abbiamo tenuto il nome dell’Italia in alto in vasca corta, poi si sa che quando si va in vasca lunga, praticamente è un altro sport. Questa fatica secondo me è un po’ dovuta al fatto che in tutti gli altri stili ci sia stato un forte ricambio generazionale, mentre nella farfalla si è fatto un po’ di fatica a trovare anche solo un fenomeno che portasse il tempo dei 100 farfalla ad un livello competitivo per un’Olimpiade, ad esempio, come magari abbiamo avuto Martinenghi o come abbiamo avuto Ceccon o come nello stile libero abbiamo avuto Miressi, Deplano, e comunque nuotatori di altissimo livello. Abbiamo avuto qualche sprazzo di Burdisso, che però purtroppo è stato un po’ discontinuo, e quindi questo secondo me ha portato ad una mancanza, che ha impedito di alzare l’asticella anche nella farfalla“.

L’evoluzione di Busa: “La mia prima medaglia in assoluto ad un Campionato Italiano giovanile l’ho presa in un 50 stile libero. Dopo mi sono dato al dorso e ho vinto la mia seconda, un argento in un 50 dorso, mi sembra, però la farfalla l’ho sempre nuotata, perché mi hanno sempre appassionato lo stile, la tecnica e la bellezza della nuotata. Da piccolino con i miei genitori c’era sempre l’idolo, e anche con mia sorella, che era Michael Phelps. Io per i 100 delfino di Michael Phelps mi svegliavo la notte, guardavo 100, 200, ero proprio appassionato e provando a imitarlo sapevo che bisognava nuotare a delfino più tempo possibile per arrivare magari un giorno ad essere come lui“.

L’azzurro ripercorre le principali tappe della propria carriera: “La mia carriera non è stata proprio facilissima, secondo me, poi ritengo che tutte le carriere abbiano momenti down e momenti up. Ci sono stati momenti in cui ho avuto difficoltà a riprendermi da qualche batosta, un esempio è quando ho fatto il tempo per l’Universiade e poi la stessa è stata annullata, e quindi mi sono ritrovato a fare una preparazione inutile, a fare un periodo di scarico inutile, e poi non avere più l’obiettivo di fine stagione, e quindi rimanere un po’ a bocca asciutta. Son quei momenti in cui magari dici ‘Cosa cosa nuoto a fare?’. Secondo me sono stati molto forti tutti gli allenatori, che sono riusciti a stimolarmi nel continuare, e ancora di più magari i miei genitori. Lo avevo detto anche in un’intervista subito post-gara, nel dietro le quinte, che ho avuto forse il momento più difficile di tutta la mia carriera proprio all’inizio, quando ancora non avevo fatto neanche un Campionato Italiano, quando feci una visita medico-sportiva e mi avevano detto che c’era un problemino che poi veniva risolto in poco tempo, dovevo fare una piccola operazione. Poi in realtà questo problemino si è trasformato in un problema un po’ più grande, sono stato fermo cinque mesi e subito i medici mi hanno detto ‘Guarda che fai fatica a tornare a fare agonismo, perché rischi, non sappiamo se riuscirai a nuotare, non sappiamo se avrai ancora un una possibilità di tornare a gareggiare’. Demoralizzato, ho detto ai miei genitori ‘Io questo voglio, voglio provare a farlo come obiettivo di vita, voglio provare a realizzare i miei sogni’. Sono stati loro a darmi la spinta ed il coraggio di continuare in questo percorso, che per ora mi ha portato fin qua. Proprio quei momenti mi hanno rafforzato, e magari anche prima di una gara il pensiero è che ho superato ben di peggio che fare una gara davanti a 1000, 2000, 3000 persone, e questo mi ha dato molta forza, anche pensando a quanta soddisfazione potevo dare ai miei genitori, a mia sorella, ai miei vecchi allenatori, al mio allenatore attuale“.

La gestione dei momenti prima di una gara: “Quando andavo in camera di chiamata io in realtà piuttosto che essere concentrato sulla gara, provavo a stare tranquillo, mi dicevo che ero lì e andava bene così, e potevo avere una corsia e potevo giocarmi qualsiasi cosa. Stavo tranquillo e pensavo solo a quanto mi sarei divertito nel futuro a dire ‘Guarda, ho gareggiato in una finale mondiale’. Secondo me l’importante in quei momenti lì è proprio stare tranquilli e non pensare a farsi paranoie. L’unico momento un po’ così che ho avuto è stato quando entrando nella finale del 50 mi son visto davanti Sebastian Szabó, che è un ungherese, il vecchio primatista del mondo dei 50 delfino, tra l’altro è stato anche uno dei miei idoli, ho ancora in casa la sua cuffia autografata sul letto, e quindi mi sono visto lì ho detto ‘Però, non gli arrivo neanche alle scapole’. Dopo, reset mentale, una volta che entri sul piano vasca sei solo tu e la corsia, è quello che fai tutti i giorni, anche più volte al giorno, per ore, e dopo vai e sei libero di fare quello che sai fare meglio“.

I programmi per il 2025:Fino ad inizio gennaio voglio stare un po’ rilassato, poi appena iniziamo a gennaio a nuotare, sicuramente la vasca lunga è nei miei pensieri. Secondo me non c’è nulla di speciale da fare, ma solo mettersi lì, lavorare, fare quello che ritieni più opportuno, insieme all’allenatore, per migliorare i tuoi punti forti e far diventare punti forti i tuoi punti deboli. Lavorerò e spero di arrivare ad aprile nelle migliori condizioni, ho fatto un grande salto in avanti in vasca corta, non vedo perché non mettere le mani avanti anche in vasca lunga“.

LA PUNTATA COMPLETA DI FOCUS NUOTO




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