Francia, ecco il governo dei ‘riciclati’ di Bayrou: dagli ex premier Valls e Borne fino a Darmanin. Socialisti: “È una provocazione”
Ci sono tanti ex, tanti volti vecchi della politica francese nell’ennesimo tentativo del presidente Emmanuel Macron di formare un governo in Francia. Non solo il nuovo primo ministro, l’ennesimo uomo del centro in un Paese che vota agli estremi, François Bayrou, ma anche tanti nomi nei vari dicasteri che hanno già una certa familiarità con il governo di Parigi.
L’obiettivo di questo mix di personalità note è contenuto nella lettera che il primo ministro ha inviato ai membri uscenti uscenti, dopo il fallimento del brevissimo esperimento guidato dall’ex commissario europeo, Michel Barnier: tenere insieme le diverse anime del Paese che all’ultima chiamata alle urne si è spaccato in tre. Bayrou ha scritto di aver “cercato di trovare nuovi equilibri” e di aver voluto un governo “più compatto” del precedente. “Questo governo non potrà riprodurre quello precedente – ha aggiunto – Ho cercato di trovare un nuovo equilibrio” e “molti (ex ministri) non potranno far parte della nuova squadra”. Il nuovo premier ha poi aggiunto di essere “molto fiero della squadra presentata stasera. Un governo di esperienza per riconciliare e riannodare la fiducia di tutti i francesi”.
Tra i nomi dei ‘nuovi’ si trovano invece molti ‘vecchi’ della politica francese. A partire dagli ex premier, Manuel Valls ed Elisabeth Borne, entrambi vicini al presidente Macron, che gestiranno rispettivamente l’Oltremare e l’Istruzione. E vicino al capo dell’Eliseo è anche l’ex ministro dell’Interno, Gérald Darmanin, al quale viene affidata la Giustizia.
Uomo del premier è invece Jean-Noel Barrot confermato ministro degli Esteri, mentre il riconfermato ministro dell’Interno, Bruno Retailleau, è incarnazione dell’ala più a destra dei Républicains. All’Economia invece andrà un tecnico come il direttore generale della Cassa depositi e prestiti e numero uno di Generali France, Éric Lombard.
A questi, nella squadra di 34 ministri ripartiti allo stesso modo tra cariche maschili e femminili, si aggiungono anche François Rebsamen alle Collettività Locali, Delphine Batho all’Ambiente, Sébastien Lecornu alla Difesa, Laurent Marc-Angeli alla Funzione pubblica. Poi ci sono i ministri delegati Aurore Bergé all’Uguaglianza e la lotta contro la Discriminazione, Yannick Neuder alla Sanità e l’accesso alle cure, François Gatel agli Affari rurali, Améli de Montchalin ai Conti pubblici, Véronique Louvagie al Commercio, l’Artigianato e dell’Economia sociale, Nathalie Delatre al Turismo, Valérie Letard all’Edilizia abitativa, François Gatel agli Affari rurali e Benjamin Hadad agli Affari europei.
Se il nuovo tentativo di governo ha lo scopo di tenere insieme le anime eterogenee della presunta maggioranza francese, già dovrà fare i conti con alcune defezioni. Ad esempio, già prima dell’annuncio il presidente della regione Hauts-de-France, il repubblicano Xavier Bertrand, aveva annunciato che non avrebbe fatto parte del governo in quanto “formato con l’avallo di Marine Le Pen“: “Il primo ministro mi ha informato questa mattina, contrariamente a quanto mi aveva proposto ieri, che non era più in grado di affidarmi la responsabilità del Ministero della Giustizia a causa dell’opposizione del Rassemblement National. Nonostante le sue nuove proposte, mi rifiuto di partecipare a un governo francese formato con l’avallo di Marine Le Pen”. Dure anche le dichiarazioni dei Socialisti: “Non è un governo, è una provocazione – ha scritto su X il segretario socialista, Olivier Faure – La destra estrema al potere sotto sorveglianza dell’estrema destra”. Reazione simile anche da destra, con il presidente di Rassemblement National, Jordan Bardella, che ha definito il nuovo gruppo un “fallimento”: “Purtroppo, nulla è stato risparmiato ai francesi. François Bayrou ha riunito la coalizione del fallimento. Nel 2025, più che mai, il Rassemblement National sarà presente per difendere e tutelare i nostri connazionali, in attesa del cambiamento”.
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