Svastiche a Brescia, la Digos smonta la sinistra “resistente” che evoca fantasmi neri: solo vandali che hanno alzato il gomito
Tanto rumore e nulla di fatto. O meglio di concretamente aggredibile sul fronte ideologico: «Non sarebbero legati al mondo di estrema destra gli autori delle svastiche comparse sui muri di Brescia nei giorni scorsi. La Digos della questura ha infatti individuato due giovani di 26 e 24 anni – uno dei quali di origini pakistane – che hanno ammesso il fatto e si sono dichiarati estranei a movimenti politici. Hanno detto di essere ubriachi quando hanno deciso di disegnare le svastiche sui muri del centro città di Brescia». Pertanto sono accusati «di imbrattamento, aggravato in quanto commesso su beni pubblici e beni culturali. E perché connotato dalle finalità di discriminazione razziale». Oltre che «per avere diffuso idee fondate sulla superiorità o sull’odio razziale». Lo certifica la Digos. E lo ufficializza l’Ansa sul suo sito. E dunque?
Svastiche a Brescia, il caso “ideologico” ridotto a farsa
Dunque, è presto detto: in questi giorni di Natale sottotono per la sinistra d’opposizione, in servizio effettivo e permanente h24 e sempre in vena di allarmi su fantasmi del fascismo dall’eterno ritorno. Tra regalini “indigesti”, e non per le abbuffate natalizie, arrivati via social con la campagna di FdI – alla seconda puntata della serie – e notizie di attualità politica commiste alla cronaca, per Schlein e compagni di campo largo sono diversi i bocconi e i calici amari da ingoiare, proprio mentre degustavano una fine anni nel segno dell’allarme, delle accuse e degli insulti da propinare per chiudere degnamente la stagione d’opposizione e cominciarne un’altra da barricaderi allo sbaraglio, nonostante non siano proprio dei neofiti dell’insulto facile e dell’accusa antigovernativa sempre in tasca.
La solita sinistra militante e “resistente” subito sulle barricate, ma…
E allora la domanda sorge spontanea e ci chiediamo: ma non erano un manipolo di “fascioleghisti” gli autori delle svastiche disegnate con la bomboletta spray su muri e monumenti di Brescia? Perché alcuni esponenti sembravano certi della matrice all’origine del gesto vandalico, finanche prima che le indagini accertassero il responso di rilievi e riscontri. Un identikit che Libero riassume alla fine della fiera in questi termini: «Bianchi e appartenenti a gruppi di estrema destra». Nulla di tutto ciò, a quanto risulta alla Digos invece: e non solo perché uno dei due artefici dello scempio è persino uno straniero di origini pakistane…
Le indagini della Digos portano a due vandali
Facendo un passo indietro, dobbiamo ricordare che ad essere imbrattati con simboli nazisti sono il muro del liceo Veronica Gambara. Il basamento della statua “Bella Italia” in Piazza Loggia – a pochi passi da dove il 28 maggio 1974 esplose la bomba che uccise 8 persone e ne ferì 102 –. E una fontana del centro storico. Fatto sta che sull’indagine della Digos, partita la mattina del 18 dicembre poche ore dopo l’imbrattamento di diversi siti, c’è chi aveva messo in relazione le svastiche a un corteo di estrema destra di cinque giorni prima. E con tanto di slogan dei manifestanti – cita sempre Libero – inneggianti a «difendi la tua città», e un più marcatamente “militante”: «Alcuni bresciani non si arrendono»…
Il proclama della sindaca di centrosinistra
Non solo. Perché dopo gli atti vandalici di cui sopra, era sceso in campo anche il sindaco di centrosinistra, Laura Castelletti, che tuonando sulla vicenda aveva decretato: «Non arretreremo, continueremo a promuovere e difendere i valori democratici nei quali ci riconosciamo. Siamo medaglia d’argento alla Resistenza, siamo stati feriti dalla strage neofascista di piazza Loggia, questi estremisti non troveranno terreno fertile nella nostra città. Mi aspetto che tutte le forze politiche che siedono in Consiglio comunale prendano le distanze, in modo netto, da questi atti inaccettabili. Brescia».
Svastiche a Brescia: le indagini portano tutt’altra pista
Una città che, non aveva mancato di ribadire la prima cittadina, è e continuerà a essere, libera, antifascista e democratica». Un’asserzione peraltro condivisa subito dai consiglieri comunali di centrodestra, che in consiglio comunale a Brescia, hanno tempestivamente sottolineato quanto accaduto come «un episodio che non può essere minimizzato e che va condannato senza se e senza ma».
Trattasi, in verità, di vandali in azione dopo aver bevuto un bicchiere di troppo…
Rilevando a chiare lettere a stretto giro che «Brescia, con la sua storia, la sua tradizione di resistenza e di libertà, deve rimanere unita nella condanna di simili manifestazioni di odio». E rivendicando il fatto che «questo episodio rappresenta una macchia per la nostra città e un’offesa ai valori di pace, democrazia e solidarietà che ci uniscono». Tutto sacrosanto. Peccato però che, di fatto, il gesto vandalico – per stessa ammissione dei suoi responsabili – non abbia nulla a che fare con fascismi di ritorno, camice nere di ultima generazione o odi razziali che dir si voglia. Trattasi, in verità, di vandali in azione dopo aver bevuto un bicchiere di troppo…
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