Respira da sola la piccola sopravvissuta all’intossicazione da monossido, i medici: “Un piccolo miracolo”
Respira da sola la bimba ricoverata all’ospedale pediatrico Meyer di Firenze vittima di una intossicazione da monossido che ha ucciso la madre, il padre e un altro figlio dell’uomo. “La bambina è uscita dalla fase acuta. Aveva una grave insufficienza multiorganica, per cui ha avuto una disfunzione cardiaca e altri problemi a vari organi: in questo momento noi possiamo dire che da questo aspetto è uscita. Lei respira spontaneamente, ha dei momenti di vigilanza e di contatto. È evidente che ha davanti a sé un lungo percorso di riabilitazione perché dovremo valutare l’impatto neurologico, che c’è stato, del danno e del problema, quindi ecco, tanta strada da fare, però sicuramente i progressi fatti finora sono molto buoni, e piacevoli anche da raccontare” ha detto Zaccaria Ricci, responsabile del servizio di anestesia e rianimazione dell’ospedale pediatrico Meyer, parlando delle condizioni della bambina di sei anni.
La piccola ha perso la madre Margarida Alcione, 46 anni, il padre Matteo Racheli, 49 anni, e suo figlio Elio di 11 anni, trovati già morti nella loro casa a San Felice a Ema, frazione di Firenze. Il dottor Ricci ha spiegato che la bambina “è fuori pericolo di vita per quanto riguarda l’aspetto rianimatorio” ed “è un piccolo miracolo, considerando che l’evento è stato molto grave”. Il medico ha invitato “a mantenere molta cautela, perché comunque il nostro cervello è un organo molto delicato, e quindi dobbiamo ancora valutare per bene che cosa servirà nei prossimi giorni, e nei prossimi mesi probabilmente, però fin qua possiamo essere contenti”.
“La bambina – ha proseguito – respira da sola, e ha le funzioni vitali tali da consentirci di lasciarla respirare spontaneamente senza supporti. Ogni tanto ha dei momenti di vigilanza, e quindi è in contatto specialmente con le persone che riconosce, e ogni tanto no, tanto è vero che ancora abbiamo bisogno di somministrare dei sedativi per farla stare tranquilla in altre fasi. E’per questo che non siamo in grado di dire ancora il recupero neurologico quando sarà completo. Specialmente in compagnia delle persone che riconosce si capisce che entra in contatto. Ha detto qualche parolina“.
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