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Декабрь
2024

Boxe, il mestierante dei record Luigi Mantegna si ritira: in tanti sognano il suo regno. Viaggio nell’arte della sconfitta come professione

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Il re dei pugili mestieranti, quelli che sul ring ci vanno e perdono, se ne va in pensione dopo essere stato sconfitto 114 volte in carriera. Luigi Mantegna sabato 28 dicembre per sopraggiunti limiti di età, secondo il recente regolamento della Federazione Pugilistica Italiana, ha chiuso l’attività con un passerella casalinga che lo ha visto vincere dopo quasi nove anni. Chi sarà da adesso in poi il suo erede sul quadrato? La storia della boxe è piena di pugili che hanno il compito non scritto, ma da non infrangere, di combattere per fare crescere giovani ragazzi di talento, per non mandare all’aria una riunione quando salta all’ultimo un pugile, per migliorare il record di una promessa, o per far fare dei match di rientro ai campioni che magari per colpa del calendario o di altro sono fermi da un po’. Questo succede da sempre, in Italia come nel resto del mondo. Alcuni dei colleghi di Mantegna hanno un’età simile alla sua o comunque il meglio, se così si può dire, lo hanno già dato. Giuseppe Rauseo ha 44 anni e anche lui ha dei numeri da capogiro, due vittorie, 83 sconfitte, cinque pari. Non vince un match da quasi dieci anni e non riuscirà mai a battere il record di Mantegna, perché l’anno prossimo arriva a quei fatici 45 che hanno bloccato da poche settimane anche un campione come Matteo Signani. La carta d’identità non guarda in faccia nessuno. “Mi sento un mestierante – dice Rauseo a ilfattoquotidiano.it – perché faccio bene il mio mestiere e mi sento un collaudatore perché metto a dura prova i miei avversari. Mercenario mi piace di meno. Io combatto per passione e per arrotondare lo stipendio che mi arriva dalla mia palestra. Ho iniziato tardi a fare il pugilato, avevo già 25 anni, prima ho fatto pesistica, taekwondo, kick boxing. Da professionista nei primi match avevo il maestro all’angolo, poi mi sono arrangiato da solo o con allenatori in prestito, trovati nel luogo della riunione. In carriera mi hanno fregato ai punti in tanti di quei match… sono talmente abituato a perdere che non ci faccio nemmeno più caso, anzi se dovessi vincere, quasi ci rimarrei male. Però vorrei continuare ancora un po’, anche se la mia famiglia vorrebbe che smettessi”.

Pure Ignazio Di Bella ha sorpassato i quaranta. Sia come età, essendo un classe 1983, che come numero di sconfitte, visto che qualche giorno fa è arrivata infatti la numero 48. Il ragazzo di Alcamo, in provincia di Trapani, è alto circa 1.70 centimetri ma quasi sempre combatte contro i giganti dei cruiser e dei massimi. “Sono un bravo collaudatore – racconta – la strada è dura visto che non riesco mai a combattere nel mio peso. Io sarei un welter naturale, ma non sono mai riuscito a seguire una dieta da atleta e così continuo in queste categorie senza soffrire la fame. L’altro giorno però ho combattuto sotto gli 80 chili, piano piano scenderò di categoria, migliorerò il record e magari mi faranno fare un titolino prima di chiudere”. Le dà fastidio quando la chiamano “perdente”? “Senza di noi, certi pugili non arriverebbero mai all’apice. Noi abbiamo un’esperienza che i novelli se la sognano. Io ho combattuto con tutti senza problemi o paure. E tutto questo allenandomi in palestra da solo”.

Ricardo Pompeo Mellone ha davanti a sé ancora alcuni anni per migliorare il suo record di 3-41-1. Ma anche così non si sente un mestierante e ci mostra sul telefonino un match di qualche mese fa in cui ha mandato ko il rivale. “Sembro un mestierante? Qui l’avversario è andato giù, ma l’arbitro mi ha fatto due richiami ufficiali per farmi perdere. Ennesimo furto, più di questo non so che fare. Il mio record non è veritiero, mi derubano sempre”. L’ultima vittoria è di dieci anni fa, il suo primo hurrah, sempre nel 2014, è proprio con Rauseo. Il 31 dicembre chiude la carriera anche Emiliano Salvini, il suo record è diverso. Per lui ci sono 20 vittorie, 47 sconfitte e 2 pari: un match lo ha vinto anche lo scorso giugno. “Nel docufilm su di me, che si trova su Youtube, The Globetrotter, vengo chiamato un Mestierante d’elite. Io non sono un perdente, negli ultimi venti incontri ne avrò persi realmente tre o quattro, purtroppo i verdetti discutibili mi hanno sempre penalizzato. Sapete come va… chi organizza, vince”. Questo tipo di pugile è sempre esistito, anche se si fatica a capirne la logica pensando ad altri sport che non siano da combattimento. Ci mettiamo allora alla ricerca degli eredi di Luigi Mantegna, quelli più giovani. Una nuova generazione sta crescendo e garantisce il futuro dei colleghi campioni.

Ci imbattiamo così nel ligure Matteo Fiorini, il cui alias scelto in autonomia è alquanto emblematico: il mercenario. “Voglio essere il nuovo Luigi – spiega a ilfattoquotidiano.it – c’è chi si ispira ai campioni, io a Mantegna, che rimane il numero uno. Quando ero dilettante lo guardavo come un eroe, su una cosa lo voglio battere, per numero di combattimenti in carriera. Recentemente sono andato in Spagna, ho mandato ko l’avversario, ma mi hanno dato la sconfitta, peccato perché era uno alto in classifica. Io quasi sempre vado per vincere, ma a volte parto già sapendo di non dover picchiare troppo e perdere. A gennaio torno all’estero e lì tento il colpaccio“. Il Mercenario è passato professionista da poco e non ha ancora una vittoria (6 sconfitte e 1 pareggio). È lui, Fiorini, il miglior perdente in Italia? “Eh, c’è anche Aziz El Ghouiyal detto El Cobra, che non scherza. Va contro tutti, un pazzo vero, però lui perde perché le busca. Io sono un collaudatore scomodo, perché picchio dal primo all’ultimo round, regalando sempre un bello spettacolo“. Quindi vincerebbe con il Cobra e il suo record 1-26-0? “Lo stenderei e mi rovinerebbe il record. Però garantisco che il mio curriculum prima o poi sarà composto sì da tante sconfitte ma con le uniche vittorie per ko. Arriverò a 100 sconfitte e a un titolo! Mi prendo tutto, e non per scherzo, rovinando lo score fittizio di qualcuno e non perché io sia particolarmente forte ma perché in giro ci sono tantissimi con il record costruito ad arte“. Fiorini si arrangia a fare tutto senza l’ausilio di nessuno. “Da mercenario vero! Mi alleno da solo e all’angolo trovo sempre qualcuno di diverso, soprattutto in loco”.

L’altro erede di Mantegna è quindi di diritto Aziz “el Cobra”, trentadue anni, marocchino di nascita e veneto di residenza. Al momento è fermo perché a gennaio si opererà al ginocchio. Nel frattempo sta seguendo anche altri pugili più giovani. “Il mio sogno è di far combattere i miei piccoli cobra e farli arrivare dove non sono riuscito io, ad un titolo”. Aziz si infastidisce se si usa il termine “perdente“. “Il pugile di casa paga il collaudatore per combattere, sono due facce della stessa medaglia – dice a ilfattoquotidiano.it – Molte volte si perde non perché si perda veramente ma perché è un verdetto già scritto”. Chissà allora chi vincerebbe, per decretare il Mantegna del 2025, tra il Mercenario e il Cobra. “Se scende nella mia categoria, vinco io – risponde Aziz – se facciamo nei 62-63 chili, vince lui. Ma io combatto per soldi, lui per soldi. Non ci incroceremo mai“.

(in foto Matteo Fiorini e, a destra, Luigi Mantegna)

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