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Spada, inventore del Team Equa macchina di medaglie olimpiche

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SANTA CRISTINA. Il Team Equa è una creatura del presidente Ercole Spada, 70 anni di vitalità ed entusiasmo. Ercole è nato a Dualchi in Sardegna ed è arrivato al paraciclismo per caso. I suoi atleti alle paralimpiadi hanno vinto 5 ori, 2 argenti e 5 bronzi. E la storia continua…

Ercole, quale sport ha praticato?
«Mai nessuno a livello agonistico, tantomeno il ciclismo».

E come è arrivato dalla Sardegna a Santa Cristina, un paese della Bassa a 20 chilometri da Pavia?
«A 17 anni sono andato in comune per fare la carta d’identità e ho visto un manifesto che diceva che si poteva entrare nei carabinieri, così mi sono arruolato. In sei, tutti amici, ci hanno mandato a Genova, ma subito ci hanno spedito qua, ognuno in un paese diverso, tra Stradella, Santa Maria della Versa e Corteolona».

Quanto è rimasto nell’Arma?
«Tre anni, in cui sono entrato anche nel gruppo antirapine. Poi un giorno ho conosciuto il signor Sanson, quello dei gelati che diceva che in Sardegna non riusciva a vendere nulla. Ho mollato il corpo e sono tornato in Sardegna a vendere gelati, il giorno di Ferragosto ne vendetti due camion».

Una vita movimentata?
« Si, passando dall’Eni, dove lavorai nel reparto nucleare, ad un negozio di intimo fino a quando un giorno scoprii che si poteva guadagnare lavorando sulle accise dei prodotti petroliferi. Tornai a Santa Cristina e aprii prima Fedra, poi Equa, un servizio di verifica gruppi di misura energia elettrica sia in campo che in laboratorio, con mio figlio Lorenzo. Iniziammo con un dipendente e oggi ne abbiamo 25, più uno che sta in Sardegna».

Torniamo al paraciclismo.
« Seguivo un amico che aveva avuto un incidente in bicicletta nel 2000 e finì in sedia a rotelle. Nel 2006 ci presentarono una handbike in una gara di amatori. Nacque, quasi per caso una squadra con Paolo Cecchetto e Walter Groppi».

Londra 2012 fu la sua prima olimpiade.
«Con Cecchetto diventammo amici. A Londra accompagnai la sua famiglia. Paolo era in forma, alla fine di una discesa però c’era della ghiaia, lui arrivò lanciato e finì contro le transenne. Non si fece nulla ma non c’era nessuno ad aiutarlo, quando arrivarono riprese ed arrivò quinto».

Lì nacque il Team Equa?
«Deluso, Paolo decise di non gareggiare più. La moglie mi pregò di aiutarlo e fondare una società. Gli parlai e con Paolo e Groppi nacque la società nel 2013. Si ingrandì presto con l’ingresso di Luisa Pasini e Fabrizio Cornegliani».

Lei ci prese gusto.
« Mi buttai a capofitto in questa avventura. L’anno dopo decisi di costruire a fianco della ditta un centro per disabili, senza barriere architettoniche, uno studio di fisioterapia e una mini-pista al centro per far provare le handbike. Volevo aprirlo anche per gli abitanti di Santa Cristina. Lo inaugurai nel 2016 con Alex Zanardi».

Nel 2016 le olimpiadi di Rio, poi Tokyo 2021.
«Arrivammo in Brasile senza sponsor, tranne Rudy Project che ha creduto subito in noi. Mi impegnavo personalmente e vincemmo un oro con Cecchetto, due argenti con l’ucraino Egor Dementiev ed un bronzo con Giovanni Achenza nel paratriathlon. Lì, alle olimpiadi brasiliane abbiamo fatto il salto di qualità. Va detto ce lo sport paralimpico è andato in crescendo con Tokyo, quando vincemmo un oro con Cecchetto, un argento con Cornegliani un bronzo con Achenza»».

A Parigi avete fatto ancora meglio.
«Sì, adesso ci cercano tutti e da tutte le parti. Sono cresciuti anche gli atleti e con loro titoli e medaglie. A Parigi ha puntato anche sul tandem. Il tandem e la pista erano un altro sogno. Un anno fa dissi che il tandem era da medaglia e abbiamo vinto il bronzo, la prima medaglia azzurra in pista. Lorenzo Bernard e Davide Plebani hanno funzionato perché si è creata una coppia perfetta anche nella vita, tanto che Bernard dormiva da Plebani sposo della campionessa del mondo Elisa Balsamo. E’ un bronzo tutto nostro, la federazione ha solo pagato la pista. Per quanto riguarda la strada i nostri sacrifici sono stati ricompensati, io ho portato i miei atleti due volte a Parigi per fare sopralluoghi».

Il futuro?
«Fabrizio Cornegliani si presenta come rappresentante di tutti i ciclisti e non solo per i paralimpici alle elezioni federali. Vorrei che i paraciclisti con meno disabilità gareggiassero con i dilettanti élite o junior. Le cose devono cambiare, i ragazzi hanno avuto poca assistenza a livello nazionale e ancora una volta abbiamo supplito noi come società. La Federazione deve fare di più, deve investire nel settore, poi penseremo a Los Angeles». —

maurizio scorbati




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