Due allenatori simili per certi versi: giovani, ambiziosi, arrivati in momenti nei quali la Fiorentina aveva bisogno di rialzarsi dopo deludenti stagioni o mancati appuntamenti con la storia. Vincenzo Italiano e Raffaele Palladino sono state gradite sorprese nei loro rispettivi primi mesi di approdo a Firenze, con il primo che ha saputo riportare la squadra in Europa alla prima stagione sulla panchina viola, ed il secondo che, a gennaio, si trova a navigare le acque di alta classifica LEGGI QUI LA CLASSIFICA. Va da sé, allora, un confronto tra quanto fatto da Italiano nella sua prima parte di stagione gigliata (2021-2022) con quello che ha proposto ad ora Palladino. Ecco numeri, filosofia e attitudini dei due tecnici dopo i primi mesi da condottieri viola. SCORRI TRA LE SCHEDE PER LEGGERE L’ARTICOLO Arrivato a Firenze in un periodo storico molto particolare (vedi il clamoroso divorzio anticipato tra la Fiorentina e Gattuso), Italiano seppe attivare una Fiorentina apatica e non certo esaltante nella precedente stagione, anche se il suo arrivo fu abbastanza rocambolesco: per averlo i viola dovettero sborsare una penale allo Spezia, con i liguri che non videro certo di buon occhio la ferrea volontà del tecnico di sbarcare a Firenze. Alla fine, comunque, si fece, e la scelta dette ragione sia a Italiano che alla Fiorentina. Partito in maniera non esaltante nel campionato 2021-2022 (sconfitta per 3-1 all’Olimpico contro la Roma alla prima giornata di Serie A), il tecnico da Karlsruhe ha saputo però subito mettere la Fiorentina sui binari giusti a partire dalla seconda giornata (vittoria per 2-1 con il Torino) per poi vincere anche in esterna contro l’Atalanta ed il Genoa. Il modulo prediletto, poi, un 4-3-3 perentorio e convinto, in quella prima parte di stagione fu perfetto per la squadra che, grazie ad un Dusan Vlahovic straripante, a un attaccante versatile come Nico Gonzalez, ad un incursore “tuttocampista” come Bonaventura, ed al regista perfetto (quel Torreira la cui cessione successivamente fu causa di molti interrogativi), trovò una sua identità in campo e, oltre a quella, anche punti fondamentali per la corsa all’Europa. Il risultato? A fine 2021 la Fiorentina si trovava in sesta posizione al pari della Roma con 32 punti raccolti e, soprattutto, sembrava aver ritrovato quella fiducia in sé stessa, quell’entusiasmo e quella grinta che la avrebbero riportata poi in Europa, sponda Conference League, a fine annata. Ed in tutto questo Italiano ci mise sicuramente del suo, alimentando con quella sua carica travolgente (che ultimamente ha riversato in maniera non propriamente elegante contro la sua ex squadra) una Fiorentina che seppe trovare, inizialmente, in quel “rigido” 4-3-3 una fondamenta sulla quale appoggiarsi sicura. SCORRI ALLA PROSSIMA SCHEDA PER VEDERE IL CONFRONTO CON PALLADINO Giovane, ambizioso come Italiano, ma con una filosofia totalmente diversa, Palladino è arrivato a Firenze in estate con il beneplacito di molti ma anche con diversi interrogativi. Primo tra tutti: riuscirà un tecnico mai stato in una piazza ambiziosa come Firenze a mettere insieme una squadra totalmente rivoluzionata e a diventare una guida sicura e produttiva? Inizialmente, la risposta è stata negativa. Le prove horror contro la Puskas Akadémia nei playoff di Conference League connesse ad un avvio in Serie A con i pareggi racimolati con squadre ampiamente alla portata dei viola (Parma, Venezia e Monza) cominciarono già a inizio settembre, infatti, a mettere in bilico il futuro del tecnico campano. La svolta? Sicuramente il cambio modulo e quel secondo tempo con la Lazio che ha rivoluzionato in positivo la stagione dei viola. Il 3-4-2-1 proposto sia a Monza che fino al match coi biancocelesti a Firenze, infatti, non stava dando risultati convincenti coi gigliati, sia in fase difensiva (con i 3 centrali spesso disorientati e insofferenti alle ripartenze sulle corsie degli avversari) che in fase offensiva, dove soprattutto Kean sembrava rimanere troppo isolato a lottare contro il mondo. Ed allora, con una rapidità ed intuizione più marcata rispetto ai propri predecessori, ecco che Palladino mise tutto in discussione, si staccò dalle sue convinzioni e propose la difesa a 4 e quel 4-2-3-1 che ha portato da fine settembre maggior solidità dietro, consentendo ai viola di terminare l’anno ad ora come seconda miglior difesa in Serie A al pari di Inter e Juventus, con una media di gol subiti in stagione di poco più di uno a partita (LEGGI QUI). Soprattutto, Palladino da lì imboccò la strada giusta mettendo in discussione le proprie convinzioni e filosofie calcistiche come fanno i tecnici umili e intelligenti, non ancorandosi a rigide convinzioni, con la squadra che sembrò finalmente trovare il giusto assetto e la fiducia in sé stessa che precedentemente aveva dimostrato solo a sprazzi. Ad ora la classifica dice quinto posto per la Fiorentina, la quale ha il quarto miglior attacco della Serie A, oltre alla già citata difesa più affidabile rispetto alle scorse annate, merito anche del coraggio del tecnico gigliato di dare fiducia a giovani di grande prospettiva che si stanno già facendo strada come Pietro Comuzzo, oltre ad altre decisioni certo non facili, e qui il riferimento va all’esclusione per scelta tecnica dalla rosa del capitano Cristiano Biraghi. Maggior flessibilità, maggior adattamento in base alle situazioni, forse, quello di Palladino rispetto al collega delle stagioni precedenti, se guardiamo ai numeri, invece, ed in particolare ai primi 17 turni di Serie A di Italiano nel 2021-2022 e di Palladino quest’anno (non 18, visto che questa stagione è stata rinviata una partita, quella con l'Inter), emergono sicuramente alcune differenze. Come riportato da Sofascore, infatti, la Fiorentina di Italiano aveva un maggior possesso palla (56% contro il 52% di quella di Palladino), aveva trovato anche più vittorie (10 a 9), ma c'è da dire che racimolava anche meno punti in media a partita (1.76 contro 1.88), oltre a mostrare una minor sicurezza in termini difensivi. Infatti, i viola di Palladino, dopo le prime 17 giornate di Serie A, appaiono più solidi nella retroguardia, con 0.88 gol concessi a partita ed una porta inviolata nel 41% dei casi. Insomma, sembrerebbe proprio vero il detto "l'attacco fa vendere i biglietti, la difesa fa vincere le partite", con Palladino che grazie alla sua intelligenza ed al suo spirito di adattamento in base alle esigenze, sta traghettando i viola sulle (speriamo) aperte sponde del fiume europeo.