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L’Egitto guarda con preoccupazione a Damasco

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Il presidente egiziano Fattah al Sisi è inquieto a causa della crisi siriana. “La loro missione in Siria è finita e il prossimo obiettivo è rovesciare lo Stato egiziano”, ha dichiarato alcuni giorni fa, senza entrare nel dettaglio. “Nella loro strategia, devono rompere la coesione dello Stato e degli egiziani, rompere l'unità tra musulmani e cristiani”, ha proseguito. “Non esiteremo a proteggere il nostro popolo e a salvaguardare la sicurezza nazionale dell'Egitto”, ha concluso.Pur non citandola esplicitamente, è chiaro che il leader egiziano si riferisse alla Fratellanza musulmana: un’organizzazione di cui è storicamente un acerrimo nemico.

Quella stessa Fratellanza musulmana che ha esultato per l’ascesa al potere, a Damasco, di Mohammed al Jolani. D’altronde, non è un mistero che quest’ultimo sia riuscito a condurre vittoriosamente la sua offensiva contro il regime baathista di Bashar al Assad grazie al sostegno di Turchia e Qatar: i due principali sostenitori dei Fratelli musulmani.Per al Sisi, quello che si profila all’orizzonte è una sorta di incubo. Ricordiamo infatti che, nel 2013, fu proprio lui ad attuare il colpo di Stato che depose Mohammed Morsi: il presidente egiziano che, l’anno prima, era salito al potere come espressione della Fratellanza musulmana stessa. L’attuale leader egiziano teme d’altronde enormemente le dinamiche che portarono alle cosiddette “primavere arabe” del 2011. Da questo punto di vista, ai suoi occhi, la vittoria di al Jolani rappresenta un rilevante campanello d’allarme.Si tratta di una situazione complessiva che rappresenta un’incognita per il futuro dei rapporti tra al Sisi e Recep Tayyip Erdogan. A partire dallo scorso febbraio, i due leader avevano cominciato ad avvicinarsi. Non solo. Hanno anche avuto un incontro nella seconda metà di dicembre, vale a dire dopo la caduta di Assad.

La domanda che sorge è quindi la seguente: proseguiranno sulla strada della distensione? O quanto accaduto in Siria renderà più problematici i loro rapporti? Per il momento, non è dato saperlo. Tuttavia, le parole del leader egiziano, implicitamente rivolte alla Fratellanza musulmana, fanno presagire qualche turbolenza. Tra l’altro, il 29 dicembre, al Sisi ha fatto sapere di stare “seguendo da vicino l'accordo recentemente raggiunto tra Etiopia e Somalia attraverso la mediazione turca”. Un modo, probabilmente, per non lasciare ad Ankara totalmente mano libera nel Corno d’Africa.Insomma, non è escludibile che, dopo il cambio di regime a Damasco, i rapporti tra Egitto e Turchia si facciano sempre più articolati e complessi. Da una parte, potrebbero continuare a rafforzare le loro relazioni. Dall’altra, è verosimile che la diffidenza di al Sisi possa aumentare. Sotto questo aspetto, non è escludibile che il leader egiziano punti parecchio sul ritorno di Donald Trump alla Casa Bianca. Quel Trump che, durante il primo mandato, tenne una linea particolarmente severa nei confronti della Fratellanza musulmana.




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