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Telefonata choc di Cecilia Sala alla famiglia: dorme per terra, le hanno tolto anche gli occhiali

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La condizione della carcerazione di Cecilia Sala è indegna. Non corrisponde a verità la rassicurazine pure fornita dalla Repubblica islamica. Avevano raccontato che è stata scelta una cella singola per farla sentire al sicuro, per farla stare meglio. Avevano assicurato che le era stato consegnato il pacco dell’ambasciata con alcuni dolci, magliopni, libri e beni di prima necessità. Nulla è come è stato assicurato. Del pacco con generi di conforto e libri neanche l’ombra. Anzi a Cecilia Strada hanno anche tolto gli occhiali. Nella cella niente affatto decorosa non ha un materasso e dorme per terra, su una coperta. Totalmente insufficiente per il freddo di Evin. Le poche telefonate che ha potuto fare lei stessa il primo gennaio al papà, alla mamma e al collega Daniele Raineri sono scioccanti. Sconvolgenti per i suoi cari che immaginavano – come da parola data- una situazione migliore. Per questo il governo e la Farnesina hanno alzato la voce chiedendo la «liberazione immediata» e «garanzie totali sulle sue condizioni di detenzione». Ma la situazione è terribile.

Cecilia Sala, telefonata drammatica ai suoi: “Dormo per terra, mi hanno tolto gli occhiali”

Quelle luci al neon accese giorno e notte sono una tortura che manderebbero ai pazzi chiunque. A quanto ha riferito ai suoi cari non ha la mascherina a protezine degli occhi. Non vede nemmeno le guardie, le passano il cibo da una fessura della porta. Non ha ricevuto nessun pacco da parte dell’ambasciata, generi di conforto. Niente maglioni, né i quattro libri richiesti. Ultimo sfregio: a Cecilia Sala sono stati confiscati gli occhiali da vista. La condizione della carcerazione è indegna. Del tutto identica al trattamento riservato alle prigioniere politiche attualmente nel carcere simbolo della repressione della Repubblica islamica. Quel «Fate presto» pronunciato dalla giornalista nella prima chiamata dopo l’arresto lo ha ripetuto di nuovo.

Sala tenuta in una condizione indegna, le promesse erano state altre

Ben diversa la condizione del carcere milanese dove è detenuto Mohammad Abedini-Najafabad — l’ingegnere iraniano esperto di droni – il cui destino si incrocia con le sorti di Cecilia Sala. Lui ha  ha un materasso, coperte, libri, contatti umani. Il sistema giudiziario italiano gli garantirà un trattamento giusto, in linea con i diritti umani,  secondo le leggi del diritto internazionale. A Sala tutto questo non è garantito. Nonostante – ricorda il Corriere-  “per l’articolo 38 della Costituzione iraniana l’isolamento non è consentito né dalla legge statale, né da quella religiosa. Precisamente: «Sono vietati qualsiasi tipo di tortura, estorsione di confessioni o acquisizione di informazioni, costrizione degli individui a testimoniare, giuramenti forzati. Queste prove mancano di credibilità». Dettami mai rispettati. Freddo, solitudine, pavimento gelido. Un orrore.

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