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Capitano, “suo” capitano: Da Danilo a Biraghi fino a Pellegrini e Calabria, da ex intoccabili a presenze (quasi) indesiderate

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Il tema è spinoso, perché il calciomercato apre a delle dinamiche sempre nuove. E certe scelte diventano, per l’ambiente, molto più dolorose di altre. La particolarità però è questa: per questi quattro capitani – verranno citati a breve – la possibile cessione non è a causa di offerte irrinunciabili, come ci si potrebbe anche aspettare, ma dipende da scelte molto precise da parte delle loro stesse società. Parlare di “benservito” sarebbe ingeneroso, oltre che in qualche modo sbagliato. Ma la coincidenza in qualche modo emerge: Danilo è stato messo alla porta dalla Juventus, così come Biraghi della Fiorentina. E non se la vedono molto meglio Pellegrini con la Roma o Calabria con il Milan. Ecco la situazione nel dettaglio.

“Risolvere la questione Danilo” – Che il nuovo corso targato Thiago Motta fosse un fiume in piena in casa Juventus è stato evidente sin da subito: basti vedere la lunga lista di epurati in estate (con Arthur che ancora deve trovare una sistemazione ed è vicino al Betis Siviglia). Ma si poteva subodorare un’altra cosa dalle prime partite: Danilo, capitano designato, di fatto era visto più come un leader dello spogliatoio che un elemento titolare. E infatti le panchine sono state tante a differenza delle maglie da titolare, arrivate quasi per cause di forza maggiore dall’infortunio di Bremer in poi. Il feeling con il nuovo allenatore non è mai sbocciato davvero, e la scelta di non convocarlo per la partita contro la Supercoppa ha reso chiaro il fatto che fosse fuori dai piani. “Dobbiamo trovare una soluzione per lui” ha detto a Riyad Giuntoli. Il giocatore è rimasto in Italia e su Instagram ostenta serenità: vorrebbe essere liberato a zero per andare dal Napoli che lo sta aspettando da diversi giorni. Ma più il tempo passa, più altre interessate potranno farsi avanti.

Biraghi out – Se Danilo non è partito per Riyad, Biraghi non si sta più allenando con la prima squadra. Palladino con lui (e con la stampa) è stato chiaro: il capitano è fuori, dopo sei anni insieme. E per scelta tecnica. Il giocatore ora sta cercando di capire dove possa andare: piace proprio al Napoli (ma la trattativa non è calda), mentre di recente si è fatto avanti il Bologna. In Emilia ritroverebbe un allenatore che lo stima molto: Italiano. Proprio lui è il principale sponsor per il suo arrivo, ma servirà prima lasciar partire Lykogiannis.

Pellegrini ai margini – Doveva ripercorrere le orme di Totti e De Rossi, potenzialmente poteva diventare un idolo della piazza giallorossa. Invece negli ultimi 12 mesi le cose sono precipitate: sembra si fosse ripreso proprio con De Rossi in panchina, ma l’esonero gli ha in qualche modo tagliato le gambe. Lo stesso Ranieri è stato chiaro: “Ha bisogno di tempo, è un introverso a differenza dei romani. Ha bisogno di elaborare bene e capire bene le cose. Mi assomiglia molto”. Parole non da allenatore, ma da padre, quasi a fare da scudo a un giocatore in evidente difficoltà. L’addio potrebbe essere la soluzione migliore per riprendersi e mostrare a tutti che tipo di calciatore sia davvero. Ci pensa ancora il Napoli, ma al momento è tutto fermo. Ci sono state voci anche sull’Inter. Ogni trattativa sarà molto complicata: sia per una questione economica; sia, da non sottovalutare, per una emotiva.

Calabria, rinnovi? – È in bilico, perché in scadenza. E la cosa strana è che la trattativa per il rinnovo ancora non sia partita. Si aggiunga l’arrivo di Conceiçao e i giochi sono fatti: non è per nulla scontato che il difensore resti in rossonero, anche perché quest’anno è stato messo molto ai margini. Ha giocato solo 10 partite in totale tra tutte le competizioni, e molte da subentrato. Il nuovo allenatore portoghese dovrà fare chiarezza con lui e su di lui, prima di far sì che il Milan porti avanti una trattativa per il rinnovo. Altrimenti si libererà a zero, e potrà essere una buona occasione da sfruttare. Certo, da un capitano difficilmente ce lo si aspetta. Soprattutto se la scelta arriva più dal club, che dal giocatore stesso.

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