La miglior calza della Befana? Evitate caramelle e snack confezionati, meglio i prodotti fatti e cucinati in casa e occhio all’impatto ambientale
La notte tra il 5 e il 6 gennaio, per generazioni di bambini, ha il sapore di un’attesa magica: la calza della Befana. È un rituale che evoca il calore del risveglio e la frenesia di correre a prendere la calza appesa, piena di dolcetti. Ma, insieme all’attesa di questo momento, sorgono per gli adulti alcune riflessioni: quali attenzioni dobbiamo riservare a ciò che mettiamo in quella calza? E come possiamo rendere questa tradizione non solo speciale, ma anche più consapevole?
Oggi, nell’epoca della sovrabbondanza e del consumo sfrenato, è facile lasciarsi tentare dalla comodità di riempire la calza con prodotti industriali, acquistati magari in fretta senza prestare attenzione alle etichette e alla provenienza. Cioccolatini dai colori sgargianti, caramelle avvolte in involucri scintillanti, giochi di plastica usa e getta. Tuttavia, non tutto ciò che luccica è oro. La qualità dei prodotti che scegliamo merita un’attenzione particolare, non solo per la salute dei più piccoli, ma anche per l’impatto ambientale delle nostre scelte.
Prendiamo il caso dei dolciumi: spesso le calze sono stracolme di caramelle e snack confezionati che, se consumati in eccesso, possono rappresentare un rischio per la salute. Non si tratta solo del contenuto di zuccheri, ma anche degli additivi che vi si trovano spesso in abbondanza. Il Ministero della Salute definisce gli additivi alimentari come delle sostanze prive di valore nutritivo aggiunte intenzionalmente agli alimenti per scopi tecnologici, come conservare, colorare o addensare. In altre parole, sono ingredienti inseriti negli alimenti, senza essere alimenti stessi. Sebbene molti additivi siano considerati sicuri nei limiti stabiliti, alcuni possono destare preoccupazioni. Tra quelli più controversi vi sono i coloranti artificiali che abbondano nelle caramelle; c’è ad esempio la tartrazina (E102), utilizzata comunemente per conferire ai dolci un color giallo limone; è stata associata a effetti negativi sul comportamento, come iperattività e difficoltà di concentrazione, come riportato dall’Autorità europea per la sicurezza alimentare (EFSA).
Anche conservanti come i nitrati e nitriti (E249-E250-E252), presenti in alcuni snack salati, possono rappresentare un rischio, poiché nel corpo umano possono trasformarsi in nitrosammine, sostanze potenzialmente cancerogene, come avverte l’Istituto Superiore di Sanità.
Non meno rilevanti sono i dolcificanti artificiali come l’aspartame, che in soggetti sensibili come i bambini o se consumati in dosi elevate possono provocare disturbi gastrointestinali.
Oltre a scegliere dolci privi di additivi dannosi, leggendo attentamente le etichette, perché non optare per dolci artigianali di qualità? Cucinare biscotti fatti in casa, ancor meglio senza zuccheri, è una scelta di pregio. Ecco una ricetta semplice, perfetta anche per chi è alle prime armi in cucina: i quadrotti di riso soffiato e cioccolato fondente. Si inizia sciogliendo 100 g di cioccolato equo e solidale a bagnomaria. Nel frattempo, si mettono 50 g di riso soffiato in un ciotola, da arricchire volendo con qualche mandorla tritata o uvetta per addolcire naturalmente, a seconda dei gusti. Quando il cioccolato è fuso, si mescola con il riso e si stende il composto su una teglia. Dopo un’ora in frigorifero, si tagliano i quadrotti, che vanno avvolti in carta alimentare, pronti per essere inseriti nella calza della Befana! Croccanti e golosi, saranno una sorpresa deliziosa per grandi e piccini.
Ma la calza della Befana non è solo un’occasione per riempire la pancia; è anche un momento perfetto per stimolare la creatività e l’immaginazione. Invece di piccoli oggetti di plastica che, se non sono di qualità, sono destinati a rompersi nel giro di poche settimane, possiamo scegliere giochi creativi e sostenibili: costruzioni in legno, mini-libri illustrati o materiali per attività artistiche che stimolino la fantasia come colori e pennelli. Sono oggetti che, oltre a durare nel tempo, portano con sé un messaggio importante: il valore di ciò che è fatto per essere amato e custodito, anziché consumato e scartato.
Un altro tema cruciale riguarda la quantità. La calza non deve essere per forza un contenitore traboccante: il rischio è che i bambini associno la felicità alla quantità, anziché alla qualità. Ridurre il numero di oggetti e dolci non significa togliere magia alla tradizione, ma anzi esaltarla. Ogni piccolo dono può diventare speciale, se scelto con cura e attenzione, e insegnare ai più piccoli a sorprendersi anche per le cose più semplici.
C’è poi il fascino del carbone, spesso sostituito da dolci che ne imitano la forma. Un tempo simbolo di rimprovero per i bambini che non si erano comportati bene, oggi il carbone dolce può essere interpretato in modo diverso, come un invito al dialogo sui comportamenti e sulle emozioni.
Infine, non dimentichiamo l’opportunità di risparmio ecologico. La calza fatta a mano può diventare un gesto che riduce gli sprechi, con un costo nullo. Si può cominciare frugando nell’armadio: quei jeans che non si indossano più, magari un po’ consumati ma ancora robusti, saranno perfetti allo scopo. Prima di tutto, si prende un foglio di carta e si disegna la forma di una calza. Se la fantasia fa cilecca, basta sbirciare online per trovare sagome già pronte. Con un paio di forbici si ritagliano due pezzi di jeans uguali, usando la sagoma come guida. I due pezzi si sovrappongono con la parte esterna nascosta (quella che si vuole mostrare alla fine va all’interno all’inizio). Poi via, ago e filo, e si cuce tutto intorno, lasciando ovviamente aperta la parte superiore. Fatto? Ora basta rigirarla e voilà: la calza prende forma. Dai ritagli avanzati del jeans si può creare il gancio per appenderla. Mentre bottoni spaiati, nastri e pezzi di stoffa colorata, sono perfetti per le decorazioni. Ecco apparire fra le mani una calza robusta, originale e piena di carattere. Durerà nel tempo, racchiudendo anche un valore affettivo che si arricchisce con gli anni.
Perché, in fondo, anche un piccolo gesto come la calza della Befana può diventare una possibilità per riflettere sul valore di ciò che doniamo e sul significato delle nostre scelte di acquisto, tenendo conto della sostenibilità e della salute dei più piccoli.
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