Monica Boggioni pronta a nuove sfide: «I Mondiali, sognando Los Angeles»
PAVIA. Monica Boggioni guarda avanti. Dopo aver concluso un anno indimenticabile coinciso con l’oro olimpico nei 50 rana, oltre a due bronzi nei 100 e 200 stile, ai Giochi Paralimpici di Parigi, lo sguardo della nuotatrice pavese è puntato sui Mondiali di settembre e in più lunga prospettiva sulle Olimpiadi di Los Angeles 2028, che sarebbero le terze per l’atleta delle Fiamme Oro e di Pavia Nuoto (vincitrice di tre bronzi a Tokyo).
Monica Boggioni, il 2024 che anno è stato?
«Intenso e ricco di soddisfazioni, dentro e fuori dalla piscina. L’oro olimpico è stato indimenticabile. Al ritorno in Italia si è aggiunto il collare d’oro al merito sportivo: condividere questo momento col mio allenatore Guy Soffientini che ha preso la palma al merito tecnico, è stato bellissimo».
A che età le prime nuotate?
«A due anni. Ne ho 27, da dodici nuoto a livello agonistico. Ma non sono ancora stufa e ho già chiaro il mio obiettivo, Los Angeles. Almeno voglio provarci, per quello ho messo da parte gioie e premi e mi sono ributtata subito in acqua».
Perché?
«Per le belle sensazioni che mi regala stare in acqua, dove posso nuotare e muovermi senza problemi sin da quando ero bambina. La gara mi regala adrenalina in più e mi spinge a lavorare e allenarmi con sempre maggiore costanza».
Lei è una sorta di pioniera. Quando ha iniziato, lo sport paralimpico era una sorta di nicchia nascosta.
«Vado orgogliosa del fatto di aver dato il mio piccolo contributo affinchè il nostro sport fosse conosciuto da un numero sempre maggiore di persone. Dietro al movimento paralimpico c’è un messaggio culturale e sociale importante. Io ho iniziato nel 2013 col progetto “Nuota con noi” dell’allora Aics Pavia ed eravamo pochissimi. Oggi il numero di persone che si avvicinano è in crescita e di tutte le età».
La disabilità prima era quasi una vergogna, adesso grazie a persone come lei non si nascondono più. Per fortuna.
«Oggi sono madrina di “Nuota con noi”. Abbiamo progetti aperti con scuole e ospedali e la stessa federazione di nuoto paralimpico sta avviando un progetto simile in tutta Italia. Voglio far conoscere il nuoto a un numero sempre maggiore di persone, lo sport è una occasione per crescere. Un messaggio importante lo ha dato la Rai trasmettendo in diretta e in chiaro le Paralimpiadi di Parigi. Abbiamo fatto vedere a tutti che il nostro è uno sport vero. Un cambiamento culturale, abbiamo dimostrato che non siamo eroi, ma atleti, che si allenano e vanno in gara».
Gli obiettivi?
«Col mio allenatore Guy Soffientini punto a un lavoro di ricostruzione fisica e mentale e poi i Mondiali di settembre. Non so ancora che gare affronterò. Sono in programma anche qualche tappa di Coppa del Mondo e gli italiani».
Le vacanze natalizie?
«Sosta a Natale, con l’unica eccezione all’alimentazione, il 31 dicembre e a Capodanno».
Le due gare che ricorda di più, oltre all’oro olimpico?
«Il Mondiale di Manchester, due anni fa perché oltre alle medaglie ho migliorato i miei personali, in gare che mi hanno dato soddisfazione. La competizione che ricordo con più emozione sono stati i 100 stile in cui ho vinto e stabilito il record italiano assoluto in 1’20”16, migliorando di quasi due secondi il personale. La gara mi è piaciuta, ho recuperato le avversarie nei secondi 50 metri. Mi sono piaciuti anche i 200 stile, sempre a Manchester in cui ho vinto migliorando il personale nel giorno del mio 25esimo compleanno, il 5 agosto. Mi hanno soddisfatto pure i 200 misti, nonostante sia arrivata quarta, ero contenta del tempo. Non dimentico i 100 stile a Giochi di Tokyo della mia prima Paralimpiade».
Al di fuori dello sport quali i momenti più belli?
«L’incontro col presidente Mattarella è sempre speciale. Aver vinto titoli e medaglie, inoltre, mi ha permesso di diventare ambasciatrice del nuoto paralimpico. Sono entrata in polizia per concorso e sono atleta professionista. Al di fuori dello sport, la laurea e la specialistica in biotecnologie mediche. Aver ottenuto la patente di guida è un’ulteriore grande soddisfazione, dopo il peggioramento della mia patologia con la distonia attorno ai diciotto anni avevo rinunciato».