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Trump insiste sul Canada, e posta la mappa a stelle e strisce. Tensioni con la Francia dopo le frasi sulla Groenlandia: “Non violi i confini Ue”

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Dopo avere fatto riferimento, in conferenza stampa a Mar-a-Lago, tra le tante cose anche a un’ipotetica conquista “con la forza militare” del Canale di Panama e della Groenlandia (oltre che al cambio di nome del golfo del Messico in “golfo d’America”), Donald Trump ha condiviso sul suo social Truth una mappa in cui il Canada viene indicato come parte degli Stati Uniti. In un altro post il presidente Usa eletto ha inoltre condiviso una sagoma di Usa e Canada ricoperti dalla bandiera a stelle e strisce, accompagnata dalle parole: “Oh Canada!“. Quando mancano meno di due settimane al suo insediamento alla Casa Bianca prosegue con le sua provocazioni, causando la reazione di diversi governi del mondo. È intervenuto anche il ministro degli Esteri francese sottolineando che, sul caso Groenlandia, l’Unione europea non consentirà a nessuno “di violare i suoi confini sovrani“.

Sul fronte canadese, pochi giorni fa, dopo le dimissioni del premier Justin Trudeau, Trump aveva dichiarato che “molte persone in Canada amerebbero essere essere il 51esimo Stato“. “Gli Usa – ha aggiunto – non possono più subire il massiccio deficit commerciale e i sussidi di cui il Canada ha bisogno per restare a galla. Trudeau lo sapeva e si è dimesso”, ha sottolineato il presidente eletto ribadendo che “se il Canada si fondesse con gli Stati Uniti, non ci sarebbero tariffe, le tasse diminuirebbero notevolmente e sarebbero totalmente sicuri dalla minaccia delle navi russe e cinesi che li circondano costantemente. Insieme, che grande Nazione saremmo!“. Una prospettiva immediatamente esclusa dallo stesso Trudeau: “Non c’è la minima possibilità che il Canada diventi parte degli Stati Uniti”, aveva subito replicato.

Le provocazioni del tycoon infastidiscono anche l’isola nell’estremo nord dell’oceano Atlantico: “La Groenlandia è dei groenlandesi. Ci tengo a ripeterlo”, ha dichiarato il primo ministro Múte B. Egede, intervistato dall’emittente di servizio pubblico danese, DR, al suo arrivo all’aeroporto di Copenaghen martedì notte. Presidente che ha definito “gravi” le affermazioni di Trump. A riaccendere la polemica anche l’arrivo in Groenlandia di Donald Trump Jr., figlio maggiore del presidente eletto e l’unico della famiglia coinvolto nella politica paterna all’inizio del secondo mandato presidenziale. Tutto questo ha irritato non solo il governo autonomo dell’isola artica, ma anche la corona danese, che martedì ha modificato il blasone reale per rendere più evidente la possesso della Groenlandia. E scende in campo anche la Francia. La Groenlandia “è un territorio dell’Unione europea. Evidentemente è fuori questione che l’Ue lasci che un altro Paese del mondo, qualunque esso sia, attacchi i suoi confini sovrani”, ha detto il ministro degli Esteri francese, Jean-Noël Barrot, intervistato dalla radio France Inter. “Penso che gli Usa invaderanno la Groenlandia? La risposta è no. Siamo entrati in un’epoca che vede il ritorno della legge del più forte? La risposta è sì. Bisogna lasciarsi intimidire e vincere dalla preoccupazione? Evidentemente no. Bisogna prima di tutto svegliarsi, rafforzarsi in un mondo vinto dalla legge del più forte, in ambito militare e della competitività”, ha detto Barrot, secondo cui le dichiarazioni di Trump “sono conformi con questo ‘spirito dei tempi’ che si sta instaurando”.

Dal fronte dell’America centrale, anche i deputati dell’Assemblea legislativa del Costa Rica si sono pronunciati contro le minacce di Donald Trump di riprendere il controllo del Canale di Panama. La proposta, firmata dai sei legislatori del Frente Amplio, ha ottenuto 29 voti favorevoli e 17 contrari. Oltre a sostenere il presidente panamense Mulino, l’Assemblea ha respinto le “minacce interventiste” di Trump e ha chiesto al ministero degli Esteri di esprimersi in difesa della sovranità del Paese centroamericano.

Intanto il ministro dell’Economia del Messico, Marcelo Ebrard, ha negato che le affermazioni di Trump sulla modifica del nome del Golfo del Messico possano diventare una realtà, ed ha aggiunto che “tra 30 anni si chiamerà ancora come oggi“. “Ciò che dobbiamo fare è proteggere le relazioni” tra i due Paesi, ha detto Ebrard in una conferenza stampa a Guadalajara. Il trattato tra Messico, Stati Uniti e Canada (Usmca) è “di grande successo”, è “un risultato della prima amministrazione di Trump” e ci sono elementi per dimostrarlo, ha sottolineato. “Oggi direi che, se potessimo vederci tra 30 anni, il Golfo del Messico si chiamerebbe ancora così, ma non entreremo in questo dibattito”, ha precisato.

L'articolo Trump insiste sul Canada, e posta la mappa a stelle e strisce. Tensioni con la Francia dopo le frasi sulla Groenlandia: “Non violi i confini Ue” proviene da Il Fatto Quotidiano.




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