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Foglizzo, Francesco Petrasso è l’ultimo maestro capace di fare a mano le scope di saggina

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FOGLIZZO. Si chiama Francesco Petrasso, ha 74 anni ed è l’ultimo fabbricante di scope di saggina di Foglizzo, paese che in passato è stato famoso per questa produzione. Originario di San Marco Argentano, in provincia di Cosenza, è arrivato in Canavese nel 1967 per lavorare come manovale e muratore. Petrasso ci racconta la sua storia e come ha cominciato a produrre scope di saggina fatte a mano.

«I primi anni qui ho lavorato come muratore e aiuto manovale, poi ho fatto il barbiere, ma non c’era tanto lavoro. Quindi sono diventato autista di camion e l’ho fatto per oltre vent’anni. Sono andato in pensione a 57 anni ed è allora che ho cominciato a dedicarmi alla fabbricazione delle scope di saggina».

La storia

La fabbricazione di scope a Foglizzo era molto rinomata, nel corso dei secoli il paese canavesano era famoso per questo tipo di artigianato e moltissimi foglizzesi le realizzavano come attività commerciale e domestica al punto che all’apice della diffusione si era arrivati, tra le due guerre mondiali, a produrre oltre trecentomila scope l’anno. Nel secondo dopoguerra, complice l’avvento dell’industrializzazione del settore e del territorio, la produzione di scope a mano in saggina è stata gradualmente abbandonata. Oggi di quella tradizione se ne conserva la memoria nel museo di storia locale “Dalla saggina alla scopa” e nell’arte di Petrasso.

Ci racconti come ha appreso questo mestiere diventato passione: «Quando sono andato in pensione ho stretto amicizia con un foglizzese, Matteo Milanesio, che è morto alcuni anni fa alla veneranda età di 100 anni. Lui era proprio un produttore di scope di Foglizzo e ha lavorato la saggina fino all’ultimo. Mi ha insegnato i trucchi del mestiere e la passione per questa attività. Abbiamo stretto una duratura amicizia ed è da quasi vent’anni che produco scope».

Le scope di saggina sono molto richieste e in particolare sono apprezzate quelle realizzate a mano perché più durature. Certamente, però, richiedono una lavorazione più attenta e meticolosa rispetto a quelle di produzione industriale.

La tecnica

Petrasso ripercorre tutti i passaggi fondamentali della realizzazione: «La scopa è realizzata con alcuni materiali specifici. Si parte dalla saggina che costituisce la testa della scopa. Che non è altro che la pianta di sorgo, in Canavese viene chiamato melia rusa. Il manico è in legno e me li faccio fare da una falegnameria dalla zona. Si preparano gli steli della saggina distinguendo quelli che andranno all’interno e quelli, invece, per l’esterno della scopa, che devono essere i migliori. La saggina va, poi, bagnata e battuta in anticipo. Quindi gli steli vanno messi assieme in una fascina, legati con filo di acciaio. Si procede, poi, ad assemblarla e a cucirla. Le mie sono tutte cucite a mano, non faccio nulla a macchina. Se i materiali sono già preparati per realizzare una scopa ci vuole mediamente un’ora. Io, oggi, arrivo a produrne una cinquantina all’anno in base alle ordinazioni che ricevo. I miei modelli principalmente sono la Gerusalem e i Ramaseit, questi ultimi più piccoli e adatti alle pulizie casalinghe. Oltre alle scope sono esperto anche nell’impagliare le sedie».

I numeri

La richiesta di scope a Petrasso non manca di certo e, in passato, era molto più che una semplice passione. Purtroppo sono cambiate molte cose ed oggi per lui è più difficile commercializzare e realizzare le sue scope. «Diversi anni fa era più facile partecipare ai mercati dei mestieri o dell’antiquariato della zona, perché c’era meno burocrazia. Oggi è più complesso e ci sono anche meno eventi, tra l’altro sempre più cari. Un vero peccato perché qui attorno, in particolare dai paesi di San Giorgio, Cuceglio e Candia avevo moltissima clientela, in tanti mi chiedevano le scope. Ne ero arrivato a vendere anche un migliaio l’anno. Ma non è soltanto questo. Il problema è anche reperire la materia prima. Il sorgo è sempre meno coltivato dagli agricoltori della zona. Io ne ho un appezzamento, ma è piccolo e non tutte le annate sono buone».

L’appello

Nonostante le difficoltà e non frequentando più i mercati, Petrasso ha ancora un buon numero di richieste da parte di persone che apprezzano il prodotto artigianale. «Le mie scope hanno durata e resistenza maggiori rispetto a quelle industriali che tendono a perdere gli steli e a sfaldarsi più rapidamente. Ci sono ancora tante persone che apprezzano e richiedono i miei servizi. Per questo vorrei fare un appello: alle persone che desiderano apprendere questo antico mestiere io sono disponibile a insegnarlo e a tramandarlo così come in passato l’ho appreso da Milanesio. Inoltre, se qualcuno della zona ha della saggina mi farebbe piacere saperlo, così sarà più facile per me continuare a realizzare le mie scope».

In passato Petrasso ha anche collaborato con il Comune e con il Museo: «Abbiamo realizzato delle belle iniziative: facevo vedere ai turisti e ai ragazzi delle scuole la lavorazione delle scope ed erano molto interessati. Spero che non si perda questa tradizione popolare tipica del paese di Foglizzo, di cui è un patrimonio importante e caratteristico da salvaguardare e promuovere».Valerio Grosso




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