Scopro sul Corriere di essere antisemita. Mi è bastato un disegno e un’opinione contraria
“Sei a pagina 11, c’è un tuo disegno”. Il 4 gennaio 2025 scopro di essere antisemita e odiatore grazie a una paginata del Corriere della Sera e il titolone “L’antisemitismo cresce, 268 mila post di odio”. Cosa faccia del mio disegno la prova di un odioso antisemitismo è solo nella propaganda che ha reso Israele e Palestina argomento più divisivo del Covid. A partire dalla parola antisemita: sono semiti anche gli arabi, ma “vale” solo per gli ebrei! Ci si abitua al suono di una parola come alla storpiatura del suo significato.
Possiedo una kefiah (anzi due).
Quindi sono per la Palestina.
Quindi sono filoterrorista.
Quindi sono antisemita.
Quindi cosa sono? Sono diffamato come odiatore e antisemita.
Non posso disegnare il cancello del campo di concentramento di Oświęcim (pardòn, Auschwitz), non posso usare la parola genocidio, non posso disegnare la giornalista palestinese Shireen Abu Akleh, assassinata dall’IDF, non posso nominare Vittorio Arrigoni, non posso contraddire Liliana Segre, non posso scrivere “Cessate il fuoco”, non posso disegnare Netanyahu, non posso dire Governo o Esercito Israeliano che immediatamente sono odiatore e antisemita. Degli ebrei.
Non posso scegliere da che parte stare, perché se sto col più debole non ho diritto di difendermi.
E il 27 gennaio, Giorno della Memoria, esclude qualunque memoria che non sia quella della Shoah. Perché “genocidio” è già stato assegnato e se sei palestinese sei solo morto troppo tardi per essere nella hall of fame della Storia. Ma questa storia ha il sapore dell’acqua del pozzo che fa impazzire: tutti la bevono tranne il re, ma il re torna normale quando il popolo lo costringe a bere. Ostinandomi a non bere a quel pozzo divento ostaggio della realtà, quella che ci circonda.
Sempre che questo genocidio non arrivi a battere il record di quello precedente, solo allora si inventeranno qualcos’altro per dire che siamo “antisemiti”.
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