Cecilia Sala, Abedini e l’inesistente ‘capolavoro diplomatico’ del governo Meloni
Premetto che sono felice per la liberazione di Cecilia Sala e che non sono mai stato contrario a qualche compromesso per salvare chi è prigioniero o sequestrato e rischia la morte o gravi conseguenze.
Ero dalla parte di Calipari che si accordò con i sequestratori pur di riportare Giuliana Sgrena a casa. Gli americani non erano d’accordo e successe quello che successe…
Detto questo la vicenda Sala-Abedini dall’arresto alla liberazione si sta meglio delineando e i toni propagandistici delle prime ore lasciano crescenti dubbi.
1 – Dopo l’arresto di Abedini a nessuno è passato per la testa di avvertire o mettere al sicuro i cittadini italiani presenti in Iran più esposti per prevenire una possibile rappresaglia, che è poi è avvenuta
2 – Per la liberazione di Cecilia Sala abbiamo dovuto cedere al ricatto iraniano, ossia liberare Abedini e a quanto pare restituire anche computer e telefonini e tutto il resto.
3 – Prima di procedere abbiamo dovuto (o voluto) chiedere il ‘permesso’ agli Stati Uniti
4 – Si apprende dalla nota ufficiale di Nordio che non c’erano nemmeno i presupposti giuridici per l’arresto di Abedini su richiesta degli Stati Uniti e quindi non ci capisce chi è stato ‘sequestrato’ per primo.
Se questi 4 punti sono veri, come sembra ogni ora di più, c’è da essere – ripeto – contenti per il ritorno di Cecilia Sala a casa ma bisognebbe essere un po’ più sobri prima di parlare di ‘capolavoro’ diplomatico.
Va bene la propaganda, va bene l’Istituto Luce e una stampa inginocchiata che celebra ma c’è un limite a tutto.
Se questo è un capolavoro diplomatico oggi in Italia siamo in piena estate
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