L’ultima follia dello sport moderno: ai ciclisti è vietato esultare a braccia alzate. Ma il fascismo non c’entra
Vietato esultare a braccia alzate, quando si taglia la linea del traguardo: c’è una nuova regola per i ciclisti di tutto il mondo, impegnati nelle competizioni professionistiche. No alle braccia alzate, o tese, ma stavolta il fascismo non c’entra nulla. Dalla settimana prossima, i corridori dovranno tenere a bada la loro esultanza in caso di vittoria e soprattutto tenere le mani ben salde sul manubrio: si inizia in Australia, nella nuova stagione professionistica del Tour Down Under. Motivi di sicurezza, dicono…
Per i ciclisti scatta il divieto Uci delle braccia alzate
Secondo il Corriere della Sera, sta per entrare in vigore la nuova sezione dell’articolo 2.12.007 del regolamento dell’Unione Ciclistica Internazionale (Uci). Verrà sanzionato «l’atleta che rallenta durante uno sprint festeggiando nel gruppo o togliendo le mani dal manubrio. Al momento il divieto non riguarderà il vincitore, ma solo i compagni che lo celebreranno». Ma dietro l’angolo che il divieto possa riguardare il primo classificato, quando il suo arrivo non sia solitario.
Pene pesanti per i trasgressori: retrocessione all’ultimo posto, cartellino giallo (due gialli valgono una settimana di squalifica) e perdita del 25% dei punti nel ranking. L’Uci vuole ridurre i rischi di incidenti anche se la maggior parte delle cadute avviene prima del traguardo, nelle volate a tutta velocità alle quali cercano di partecipare un po’ tutti, anche quelli che non vanno veloci manco col motorino.
In un’intervista sul Corriere della Sera Giuseppe Saronni, celebre ciclista italiano (foto in alto), ha commentato sottolineto che “se la regola venisse estesa al primo classificato sarebbe la fine di uno dei momenti magici di questo sport”.
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