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Mio padre, costretto all’ossigenoterapia, vive tra ritardi e negligenze: le istituzioni rispondano

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di Simone Durante

Immaginate di dover contare ogni singolo respiro, sapendo che senza un flusso costante di ossigeno, ogni secondo potrebbe essere l’ultimo. Questa non è solo un’immagine drammatica, ma la realtà quotidiana di migliaia di pazienti affetti da patologie respiratorie in Italia. Tra questi, mio padre, un uomo costretto all’ossigenoterapia per sopravvivere, ma il cui diritto alla salute è messo in discussione da un sistema sanitario inefficiente e da ritardi che giocano con la sua vita.

La Asl di Roma dovrebbe garantire la consegna delle bombole di ossigeno ogni sei giorni. Tuttavia, la realtà è ben diversa. VitalAire Italia, la società incaricata della distribuzione, accumula ritardi frequenti e cronici. Questo significa che persone come mio padre, che non possono fare a meno dell’ossigeno neanche per poche ore, vivono costantemente con l’angoscia di restare senza. Una situazione che non solo è inaccettabile, ma che rischia di trasformarsi in tragedia.

Le criticità non si fermano ai ritardi. In passato, le bombole di ossigeno consegnate erano spesso sporche, coperte di polvere e, in alcuni casi, contenenti oggetti come tappi di siringhe o carte di caramelle. Una negligenza imperdonabile, considerando che i pazienti che utilizzano l’ossigenoterapia sono già estremamente vulnerabili a infezioni respiratorie. Le bombole dovrebbero essere rigorosamente igienizzate, ma così non è stato per lungo tempo, come dimostrano numerose segnalazioni già inviate da cittadini alle Asl e alle autorità competenti.

Nel tentativo di risolvere queste problematiche, negli anni sono state inviate innumerevoli email e fatte telefonate sia alla Asl di Roma che alla stessa VitalAire Italia. Persino i Nas, i Carabinieri per la tutela della salute, sono stati coinvolti in alcune segnalazioni. Tuttavia, ogni intervento sembra risolvere il problema solo temporaneamente. Dopo poco tempo, si torna al punto di partenza: ritardi, inefficienze e disservizi.

Quello che accade a mio padre non è un caso isolato. Secondo i dati forniti da alcune associazioni di pazienti, in Italia sono oltre 100.000 le persone che dipendono dall’ossigenoterapia domiciliare. Di queste, una percentuale significativa ha denunciato ritardi nella consegna o problemi di qualità delle bombole. Un rapporto dell’Agenzia Nazionale per i Servizi Sanitari Regionali (Agenas) evidenzia che il 15% delle forniture di ossigeno domiciliare non rispetta i tempi previsti, un dato allarmante che mette in luce una falla nel sistema.

Inoltre, diverse inchieste giornalistiche e report istituzionali hanno denunciato le inefficienze di alcune aziende appaltatrici, come appunto VitalAire Italia, che gestiscono il servizio di ossigenoterapia per conto delle Asl. Nel 2021, ad esempio, un’inchiesta di Altroconsumo ha documentato casi di ritardi anche di settimane nella consegna di ossigeno in alcune regioni del Sud Italia.

Per un paziente in ossigenoterapia, anche poche ore senza ossigeno possono portare a gravi complicazioni: crisi respiratorie, ricoveri d’urgenza, e nei casi più gravi la morte. Le famiglie vivono in uno stato di allerta costante, pronte a contattare il 118 o a recarsi in ospedale nel caso in cui l’ossigeno finisca. Ma questo non è vivere, è sopravvivere in un sistema che non garantisce il minimo indispensabile.

Le istituzioni devono rispondere: quanti altri pazienti devono rischiare la vita prima che si intervenga? Quanti altri cittadini devono scrivere email, fare telefonate, inviare denunce, prima che si dia loro una risposta concreta? Questo post vuole essere un appello, non solo per mio padre, ma per tutte le persone che vivono la stessa condizione in Italia. Non si può giocare con la vita delle persone. Ogni respiro conta, e ogni giorno di ritardo è un giorno in meno di speranza per chi lotta per sopravvivere.

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