Una pietra d’inciampo per ricordare Natalina, l’unica donna deportata di Pont Canavese
PONT CANAVESE. Una pietra d’inciampo per ricordare Natalina Monteu Saulat, l’unica donna di Pont Canavese deportata durante la Seconda guerra mondiale. La posa, con varie iniziative collaterali, è prevista per venerdì 24 in viale Ex internati.
«Nella foto che raggruppa i deportati di Pont nei campi nazisti – racconta Marina Barinotto, della Soms – vi era una sola donna, Natalina Monteu Saulat. Per ricordarla è venuto naturale pensare alle pietre d’inciampo, opere dell’artista tedesco Gunter Demnig. Solitamente si posizionano davanti alle abitazioni dei deportati, ma la sua casa, in frazione Faiallo, secondo le ricerche della storica pontese Elena Vittolo dell’associazione Tellanda, è ridotta a un rudere. L’alternativa è davanti alla casa dei cittadini, il municipio, ma poi il sindaco, dopo un confronto positivo, ci ha suggerito di posizionarla nel punto di maggior passaggio del paese, ossia nell’allea, che ha anche il nome di viale Ex internati».
Il progetto è stato lungo e sarà la nona pietra d’inciampo in Canavese, dopo le tre di Castellamonte, le tre di Ivrea e le due di Chivasso: «In collaborazione con la Soms, l’ Associazione nazionale ex deportati nei campi nazisti (Aned), l’associazione Tellanda, Ij Canteir e Città metropolitana che dà il suo patrocinio – racconta Marino Tarizzo, dell’Anpi di Pont –. Il primo passo è ottenere il benestare del Comune, per poi inviare la delibera con l’autorizzazione motivata insieme al consenso dei parenti della persona deportata, se ancora ve ne sono, al team dell’artista Demnig. I tempi e la comunicazione con la Germania sono stati lunghi, all’incirca due anni, così come le ricerche dedicate a Natalina Monteu Saulat».
Nella giornata di venerdì si terrà la posa della pietra d’inciampo, ma ci sarà anche molto altro: «Alle 9.30 del 24, dopo i saluti delle istituzioni e della cugina Franca Bettassa, sarà posata la pietra d’inciampo, poi gli studenti, al salone polifunzionale, potranno imparare molto sulle deportazioni dalla storica e consigliera Aned Elena Cigna, poi una visita al cimitero a Natalina tra canti e letture coordinati da Bruna Querio. La sera, alle 21, si replicherà e sarà presentato anche il libro di Marino Tarizzo “Natalina, una storia breve”. Seguiranno testimonianze e ricordi e poi si esibirà il trio Anna, Doriana e Michele», spiegano gli organizzatori.
Associazioni e studiosi, tutti insieme, hanno ricostruito la storia di Natalina: «Figlia unica, con genitori delle frazioni Monteu e Bettassa, era nata nel 1926 e aveva frequentato la scuola di Pianseretto – racconta Tarizzo –. Le prime notizie risalgono a una pubblicazione del 2014 a cura di Fiorentina Bausano, Silvana Ferrero e Lucia Panier poi, grazie a ricerche e studi, siamo risaliti alla sua storia. Probabilmente, a farla arrestare, fu una battuta non compresa al posto di blocco ad Oltresoana. Forse dietro c’erano un’amica diventata spia e la cattiveria di uno spasimante rifiutato. Venne prima mandata alla Caserma Pinelli di Cuorgnè, poi deportata a Ravensbruck, in Germania. Potrebbe anche essere stata vittima degli esperimenti di un collaboratore di Mengele. Riuscì a tornare, grazie all’intervento della Croce rossa, di cui vi sono ancora i documenti di trasporto, ma morì che non aveva ancora 21 anni».
«La posa della pietra d’inciampo parte dalla lodevole iniziativa di un gruppo di associazioni – conclude il sindaco Paolo Coppo –. L'amministrazione ha suggerito che venisse posata nel luogo più centrale, il viale alberato dell’allea già intitolato agli Ex internati. Oltre a questo simbolo, verrà rifatta la toponomastica, dando visibilità a tutti i pontesi deportati».