Rapporto Oxfam sulle disuguaglianze: il sistema così com’è non provoca indignazione ma nausea
Quanti rapporti come quello di Oxfam dovremo ancora leggere prima di comprendere che il sistema così com’è non funziona?
Ogni anno lo stesso copione: pochi ricchi diventano sempre più ricchi, mentre miliardi di persone faticano persino a sopravvivere. Non è indignazione, ormai è nausea.
E mentre i numeri si accumulano su pagine patinate, i governi discutono, i miliardari si autoassolvono con la beneficenza, e noi restiamo immobili, come spettatori ipnotizzati dal disastro.
Secondo l’ultimo rapporto Oxfam, nel 2024 la ricchezza dei miliardari è aumentata di 2.000 miliardi di dollari, raggiungendo un totale di 17.000 miliardi. L’1% più ricco della popolazione mondiale controlla quasi il 50% della ricchezza globale, mentre il 50% più povero possiede appena il 2%. Questo divario è ancora più evidente nei paesi a basso reddito, dove tre quarti delle persone non hanno accesso a sistemi sanitari adeguati e quasi 900 milioni vivono con meno di 2,15 dollari al giorno, la soglia di povertà estrema stabilita dalla Banca Mondiale.
Non basta più parlare di “crescita economica” o di “meritocrazia” quando la realtà è questa: i miliardari non accumulano fortune solo grazie al genio o al lavoro, ma sfruttando un sistema che protegge i loro interessi. E le conseguenze di questo squilibrio sono ovunque: un bambino su quattro vive in condizioni di povertà estrema, le donne nei paesi in via di sviluppo lavorano il doppio rispetto agli uomini senza alcun compenso, e i salari reali della classe media stagnano, nonostante l’aumento della produttività.
Non serve essere economisti per capire che il capitalismo puro ha fallito. Una parte dei profitti, oltre una certa soglia, dovrebbe essere – per legge – reinvestita nel welfare: istruzione, sanità, lotta alla povertà e alle diseguaglianze di reddito. Non è elemosina, è giustizia sociale. Ma non c’è solo una questione morale: questa concentrazione di ricchezza alimenta instabilità politica, insicurezza sociale e persino conflitti.
Se non agiamo, il futuro è già scritto. Ripensiamo al film di fantasceinza Elysium: un’élite vive in un paradiso tecnologico immune da ogni problema, mentre il resto dell’umanità si scanna su una Terra ridotta a discarica. In realtà, questa non è fantascienza, è una premonizione. Senza interventi strutturali, imposti dalla politica, quel divario tra ricchi e poveri diventerà insormontabile.
Non ci servono più rapporti, ci servono decisioni. Coraggio per tassare equamente chi ha di più, per redistribuire le risorse, per abbattere i muri dell’egoismo sociale (altro che invidia!). Dobbiamo superare il dogma del capitalismo senza freni e creare un sistema che metta le persone al centro, non il profitto. Altrimenti, quando ci chiederemo “dove abbiamo sbagliato?”, sarà già troppo tardi.
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