Ritirata tattica di Unicredit su Commerzbank: “Senza il sostegno del prossimo governo niente acquisizione”
Per la seconda volta in 24 ore, l’amministratore delegato di Unicredit Andrea Orcel lascia intendere che gli appetiti su Commerzbank si stanno ridimensionando. “Senza un sostegno del prossimo governo tedesco, Unicredit potrebbe anche tirarsi indietro nei piani di acquisizione”, ha detto al quotidiano tedesco Faz, alla Faz, secondo un’anticipazione. “Mi aspetto che saremo in grado di presentare la nostra visione delle cose”, ha continuato Orcel. “Spero nell’estate. In generale, dovremmo conoscere la nostra posizione al più tardi entro la fine dell’anno”.
Martedì, parlando con Bloomberg Tv, Orcel aveva detto che “Unicredit sarebbe pronta un accordo con Commerzbank se non ne vedesse il valore”. Alla domanda se fosse pronto nel caso ad abbandonare l’operazione sull’istituto tedesco aveva replicato: “Sì, certo. Le fusioni e acquisizioni aggiungono valore se vengono effettuate alle giuste condizioni, al momento giusto e nel modo giusto. Altrimenti, statene alla larga”.
Oggi il governo tedesco, che in Commerzbank possiede ancora una quota del 12%, ha ribadito le sue perplessità. Il ministro delle Finanze Jörg Kukies ha detto che quello di Unicredit è stato un “comportamento non trasparente, opaco” e “non è una ricetta di successo per le banche sistemiche”. Ma la partita è sospesa fino al prossimo 23 febbraio, data delle elezioni tedesche da cui usciranno probabilmente una nuova maggioranza ed un nuovo governo. Alla finestra ci sono pure la banca inglese Barclays e quella statunitense Citigroup che, di recente, hanno portato le rispettive partecipazioni in Commerzbank sopra al 7% per raccogliere i frutti di un’ipotetica
La settimana scorsa l’istituto tedesco ha annunciato un piano di tagli al personale e aumentare la redditività, un modo per far contenti gli azionisti anche senza . Curioso che uno dei motivi per cui i sindacati tedeschi si sono sempre opposti ad Unicredit fosse il timore di licenziamenti.
Se dovesse abbandonare l’ipotesi di un’acquisizione della seconda banca tedesca, Unicredit potrebbe concentrarsi sulla partita italiana, quella per accaparrarsi Banco Bpm. Anche qui non mancano ostacoli di natura politica. Il governo Meloni accarezzava l’idea di creare un terzo polo bancario con l’unione tra Mps e Banco Bpm ma Unicredit ha fatto saltare i piani. Alla fine l’ago della bilancia saranno probabilmente i francesi di Crédit Agricole, saliti oltre al 15% di Banco Bpm (con possibilità di arrivare appena sotto il 20%) e che con Unicredit hanno un importante accordo di distribuzione di prodotti Amundi.
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