Almasri, mi sorge una domanda: cosa è andato a fare Nordio all’Aja due mesi fa?
Se il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, non fosse andato solo due mesi fa a L’Aia, a rassicurare tutti che l’Italia è in prima fila per la lotta al traffico di esseri umani e che il sostegno alla Corte Penale non è in discussione, noi – quasi quasi – alla strana storia del war lord libico, ricercato dall’ICC, che viene rilasciato per vizi di procedura, avremmo anche potuto credere.
Certo, l’avrebbero dovuta raccontare un po’ meglio: l’Italia vanta uno dei sistemi giudiziari più esperti al mondo nella gestione di gangster, grandi e piccoli, quindi con tutta la creatività e la fantasia possibile, sarebbe risultato proprio difficile credere che un pezzo da 90 della catena del traffico di esseri umani dalla Libia all’Europa, fosse riuscito a squagliarsela per colpa di oscuri funzionari della Corte d’Appello di Roma che hanno firmato il pezzo di carta sbagliato.
Ma con Matteo Piantedosi, che ha riferito sulla vicenda in Parlamento per conto del collega Nordio, raccontandoci di un decreto di espulsione di un soggetto pericolosissimo, eseguito con un volo di stato, la sensazione che qualcosa, ma solo qualcosa, non torni sarà balenata a tutti.
Se l’intento era quello di metterci una toppa, forse era meglio se lasciava il buco: Almasri andava certamente espulso perché pericoloso ma su un aereo verso i Paesi Bassi. Con l’eccezione di Tajani che si è preso gioco della Corte, furioso come uno studente di Scienze Politiche appena bocciato per la quarta volta all’esame di Diritto Internazionale, nel governo la Corte penale non è stata neanche nominata.
Eppure, solo il 21 novembre, il ministro della Giustizia – si legge sul profilo IG dell’Ambasciata italiana a L’Aia – incontrava “la Presidente della Corte Penale Internazionale, Tomoko Akane, il Vice Presidente, Rosario Salvatore Aitala, il Registrar, Osvaldo Zavala Giler e il Vice Procuratore, Mame Mandiaye Niang, per confermare il pieno sostegno dell’Italia alla CPI, sottolineando il ruolo strategico della Corte nell’attuale scenario internazionale”. E, per rafforzare il pensiero, il ministro ricordava che l’Italia è il quinto Stato contribuente dell’ICC; e per una Corte sostenuta da 125 paesi non è affatto poco.
Non solo: nel corso della stessa visita, Nordio si recò anche ad Eurojust, “per discutere della collaborazione con i Paesi UE e non solo, in particolare con Albania, Regno Unito e Stati Uniti, per combattere la criminalità organizzata e il traffico di migranti”.
A questo punto, con un esecutivo che un giorno rinnova la fedeltà allo Statuto di Roma e il giorno dopo fa esattamente l’opposto che quello Statuto gli intimerebbe di fare, una domanda sulla natura della visita di Nordio in Olanda sorgerebbe spontanea a chiunque.
Il ministro è andato a rinnovare il sostegno all’ICC oppure ad assicurarsi che la Corte tenga presente gli interessi del governo di destra in carica? E della visita ad Eurojust? Quale tipo di impegno ha garantito l’Italia, nella lotta al traffico di esseri umani, se improvvisamente, per un colpo di fortuna legato al nostro potentissimo soft power calcistico è riuscita a mettere le manette ad un torturatore di quel livello?
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