Mps, da banca rossa a “tricolore”: assalto a Mediobanca. Che cosa direbbe Enrico Cuccia?
“Il peccato veniale di un banchiere è fuggire con la cassa, quello mortale è parlare“, era una delle massime preferite da Enrico Cuccia, il banchiere “muto”, e un po’ gobbo, che per decenni, nella Prima Repubblica, aveva intessuto la ragnatela di rapporti tra politica e finanza sedendo sulla poltrona del colosso di via Filodrammatici, nella Milano da bere, con quel nome che manifestava un’umiltà non in linea con la mission del gruppo: Mediobanca. Media? Che modestia! Quasi subito si capì che “top” sarebbe stato più adatto alle dimensioni del gigante. Oggi cosa penserebbe Cuccia – solcando a mani intrecciate dietro la schiena (come da foto in alto) quel piazzale che oggi porta il suo nome – di quell’offerta di scambio con quell’entità finanziaria che all’epoca avrebbe archiviato al rango di pesciolino di cannuccia? Ma gli anni passano, Cuccia non c’è più e Mps, che da oggi proverà a “scalare” Mediobanca, è una realtà solida che conduce una propria battaglia, anche con sponda governativa, per approdare a un polo bancario di “cavalieri”, se non bianchi, almeno tricolore.
Mps, Mediobanca e il lascito morale di Enrico Cuccia
“Volevamo fare un’offerta allettante a Mediobanca. A volte bisogna pensare un pochino più in grande, guardando al futuro e non solo al breve termine. Il progetto che abbiamo presentato è un’offerta amichevole, per unire le forze e diventare un attore leader sul mercato“. Pensare in grande, al punto da immaginare di “scalare”, o quantomeno “scambiare per controllare”, qualcosa che è più grande di te. Sta in questa sintesi il senso della sfida lanciata dall’amministratore delegato dell’istituto, Luigi Lovaglio, a margine degli annunci ufficiali sull’Ops annunciata questa mattina su Mediobanca.
Il vecchio cavallo di Troia “bancario” della sinistra, il Monte dei Paschi di Siena, salvato dal baratro dopo i disastri delle gestioni rosse e poi rilanciato, con un’iniezione di capitali freschi, dal ministero dell’Economia, prova il salto di qualità nel risiko bancario agganciando il gruppo che controlla un altro colosso, quello assicurativo, di Generali. Ce la farà?
Operazione ostile, ma per chi?
L’offerta pubblica di scambio lanciata questa mattina da Mps su Mediobanca viene definita “operazione ostile” dai destinatari, ma non è del tutto inaspettata. Secondo fonti finanziarie interpellate dall’Adnkronos, l’Ops si inserisce in un contesto complesso, caratterizzato da partecipazioni incrociate e strategie aziendali divergenti. Mediobanca, da tempo considerata un ponte strategico per operazioni di rilievo sul mercato, potrebbe ora diventare il fulcro di un consolidamento che, si mormora in più di un ambiente finanziario, avrebbe come obiettivo finale Generali. Monte dei Paschi di Siena, la banca controllata dal ministero dell’Economia (con l’11,7%), ovvero dal governo, dal gruppo Caltagirone (5%), da Banco Bpm (5%) e dalla holding finanziaria della famiglia Del Vecchio (9,78%) punta dunque sulla banca d’affari milanese, per decenni “tempio” della potentissima eminenza grigia della finanza italiana, per spingersi anche oltre. Nel segno di Cuccia, sì, della sua idea di banca nazionale. Federico Bini nel saggio “All’ombra di Enrico Cuccia – Potere e capitalismo nel Novecento italiano“, ricorda come – negli anni del banchiere “muto” – Eni, Fiat, Olivetti Finmeccanica, Montecatini, Necchi, Pirelli “furono solo alcuni dei più noti tra i partner in campo internazionale di Mediobanca che in particolare contribuì, a partire dagli Anni Cinquanta e Sessanta, a promuovere la conquista italiana dei nuovi mercati del continente africano”. Africa? Piano Mattei? Do you remember?
C’è un asse col governo e il Mef?
L’operazione, pur ambiziosa, appare complicata anche per la disparità dimensionale, afferma all’Adnkronos l’analista Pietro Calì. “Mediobanca – dice – ha una capitalizzazione di circa 4 miliardi superiore rispetto a quella di Mps, rendendo l’Ops un’operazione in cui “la preda è più grande del predatore”. Fabio Caldato, Portfolio Manager di AcomeA SGR, definisce all‘Adnkronos “l’Ops una delle potenziali operazioni più rilevanti degli ultimi anni, in grado di portare alla nascita di un terzo polo bancario, concorrente diretto di Intesa Sanpaolo e Unicredit. Caldato il consolidamento del sistema bancario italiano, in atto da anni, potrebbe accelerare con questa mossa, rafforzando il peso di Trieste come centro strategico. “Il management del Monte dei Paschi aveva più volte ribadito un’ampia disponibilità finanziaria – dice – una presenza massiccia degli stessi azionisti tra Mps, Mediobanca e Generali, che appare oggi sempre meno casuale. Non dimentichiamo – aggiunge – che Mediobanca, nell’attuale contesto bancario italiano, pur essendo una top bank è ancora di modeste dimensioni. A ciò si aggiunge la determinante valutazione sul 13% di azioni Generali detenute proprio da Mediobanca, che arriverebbe in dote. Tutto questo, arriva in un contesto di grande dinamismo con la maxi operazione tra la controllata di Generali e Natixis dei giorni scorsi”, sottolinea.
E il governo Meloni? Il 16 dicembre del 2022 l’amministratore delegato dell’istituto, Luigi Lovaglio, dichiarò di aver spiegato al ministero dell’Economia, nel quale sedeva da pochi giorni Giorgetti, “che Mediobanca poteva essere una delle opzioni migliori per Mps”. Difficile pensare che Mps si sia mossa senza il benestare di via Nazionale, ma le prossime ore sveleranno anche gli scenari politici.
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