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Biathlon, pagella tricolore primo quadrimestre. L’Italia maschile in linea con le aspettative

Il 2024-25 del biathlon è giunto alla sua metà concettuale, poiché si sono completate sei tappe. Quelle iniziali, atte a stabilire i valori in campo e porre le basi per la parte cruciale dell’inverno. Se fossimo a scuola, sarebbe la fine del primo quadrimestre. Tempo di bilanci, dunque. Non di pagelle, sia chiaro. Perché le valutazioni possono essere espresse, con cognizione di causa, solo da chi ha il titolo per farlo. Qui si analizza l’accaduto, senza lanciarsi in giudizi.

Orbene, si può affermare che Tommaso Giacomel sia esattamente dove ci si aspettava potesse essere. Attorno alla decima posizione della classifica generale e con qualche exploit al proprio attivo. Sarebbe bastata la vittoria nella mass start di Ruhpolding a rendere positivo il ruolino di marcia, ma si è aggiunto “qualcosa” anche nella successiva tappa di Anterselva. Va bene così, il profilo dell’atleta è risaputo e quanto realizzato tra dicembre e gennaio è aderente alle attese di inizio anno.

Il trentino è il classico uomo pronto a far saltare il banco nelle giuste condizioni. Non v’è ragione per metterlo in discussione a causa di qualche risultato negativo. Alti e bassi fanno parte del gioco del biathlon, soprattutto nel caso della punta di diamante del movimento azzurro, le cui fluttuazioni di rendimento possono essere esasperate. A Lenzerheide sarà un pretendente alle medaglie. Ci sarà da sgomitare e non è detto che il podio possa concretizzarsi, ma l’importante è sapere di poter lottare per i pendagli metallici.

Stanno facendo più fatica del previsto il secondo e il terzo rebbio del tridente tricolore. Però, quando si parla di Lukas Hofer, ci si deve sempre ricordare quante battaglie agonistiche abbia sostenuto nella sua carriera, cominciata prestissimo ad alto livello. Il suo fisico ha cicatrici ben più profonde di quelle che caratterizzerebbero normalmente un 35enne. Peraltro, il veterano altoatesino si attesta costantemente tra undicesimo e trentesimo posto. Non è certo un rendimento da buttare via.

Discorso diverso per Didier Bionaz, il quale in effetti non ha continuato la progressione evidenziata lo scorso anno. Quantomeno, proprio Anterselva ha posto fine a un periodo negativo. Il concetto, con le debite proporzioni, può essere applicato anche ad Elia Zeni, che difatti ha vissuto la tappa migliore suo inverno proprio nei giorni scorsi. Dunque, in alto i cuori! Infine, onore a Daniele Cappellari per l’abnegazione e la capacità di tirare fuori il massimo dalle proprie possibilità.

In conclusione? Si guarda avanti, non indietro e con rinnovata fiducia. L’Italia maschile non è la Norvegia e non lo sarà mai. Non è neppure la Francia. In relazione e potenzialità e aspettative, non si può buttare la croce addosso al movimento. Anzi, se ragioniamo sui picchi di rendimento, siamo perfettamente in linea con le speranze di inizio anno.




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