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Январь
2025

Rebibbia: droga e permessi falsi ai detenuti: 32 misure cautelari, ai domiciliari lo psicologo della Asl

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Maxi indagine dei carabinieri, coordinati dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Roma, sul carcere romano di Rebibbia. Sono 32 le persone colpite da misura cautelare. L’operazione, che ha coinvolto 300 agenti, ha portato alla luce un sistema illecito, all’interno del Servizio per le Dipendenze dell’Asl Roma 2 che opera nel carcere di Rebibbia. per far ottenere  misure alternative ai detenuti, attraverso certificazioni false. A promuoverlo soprattutto uno psicologo che è finito ai domiciliari. Altre 28 persone sono state colpite da misure cautelari per detenzione e associazione finalizzata al traffico di droga.

Rebibbia, droga, pizzini e permessi falsi ai detenuti

Due le indagini che poi hanno poi confluito nella maxi inchiesta che ha fatto scattare le ordinanze di custodia cautelare nelle province di Roma, Napoli, Avellino, Viterbo, L’Aquila, Teramo, Imperia e Bergamo. Tra gli indagati anche il latitante Cristian Damiani, il collaboratore di giustizia Fabrizio Capogna (indagato e non destinatario di misura), l’avvocata Lucia Gargano e lo psicologo Vincenzo Saulino, entrambi ai domiciliari. Sono tutti gravemente indiziati, a vario titolo, per i reati di false dichiarazioni o attestazioni in atti destinati all’autorità giudiziaria. E ancora falsità ideologica commessa dal pubblico ufficiale in atti pubblici, corruzione per un atto contrario ai doveri d’ufficio e turbata libertà del procedimento di scelta del contraente.

Scoperto un sistema criminale all’interno del Ser che opera nelle carceri

Stando alle indagini degli investigatori della polizia penitenziaria, iniziate nel 2017 all’interno del Serd che opera nei penitenziari, sarebbe stato costruito un sistema illecito per la concessione di benefici ai detenuti attraverso falsi certificazioni. I documenti fasulli attestavano un abuso di stupefacenti oppure di stato di tossicodipendenza o comunque precarie condizioni psicologiche. Registrato anche un episodio di corruzione consistito. Si tratta del pagamento allo psicologo di mille euro da parte di un detenuto, in cambio della redazione di una relazione psicologica con cui veniva espresso un parere favorevole alla fruizione dei benefici penitenziari. È stato inoltre ipotizzato il rapporto intrattenuto dallo psicologo con alcuni detenuti – anche per il tramite di alcuni operatori volontari del Serd. – con lo scopo di rintracciare nuovi detenuti da agevolare e ottenere maggiori compensi dalla Asl di riferimento.

Lo psicologo della Asl e un’avvocata ai domiciliari

L’altra indagine, che ha portato all’emissione di un’ordinanza nei confronti di 28 persone per detenzione illecita e associazione finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti, è scaturita proprio dal monitoraggio di quanto avveniva a Rebibbia. Ed è partita nel 2018. I fari sono stati puntati su un detenuto, personaggio di spicco del narcotraffico romano che, si ipotizza, intrattenesse contatti con lo psicologo del Serd. Le indagini dei carabinieri hanno ricostruito che il narcotrafficante, pur  in carcere, grazie al determinante contributo di due avvocati, solo uno dei due arrestato (Lucia Gargano), ha continuato comandare nel quadrante sud-est della Capitale tra Tor Bella Monaca, Cinecittà-Tuscolano e Valle Martella di Zagarolo. Stando a quanto appreso i due avvocati coinvolti, a vario titolo, erano incaricati di trasmettere pizzini dal carcere e per l’esterno. Nella casa circondariale sarebbero entrati telefonini cellulari e sostanze stupefacenti.

Delmastro: polizia penitenziaria in prima linea contro la corruzione nelle carceri

“La vasta operazione condotta dalla Polizia penitenziaria e dai carabinieri dimostra l’efficacia delle istituzioni nel contrastare la corruzione all’interno delle carceri”. Così in una nota Andrea Delmastro, sottosegretatrio alla Giustizia. “Episodi come quello di Rebibbia non solo minano la giustizia ma danneggiano i detenuti che avrebbero veramente diritto ai percorsi di recupero. La Polizia Penitenziaria dimostra ancora una volta di avere gli anticorpi per contrastare le logiche criminali che si annidano nelle carceri. Parallelamente, il governo è impegnato a rafforzare percorsi di comunità concreti per tossicodipendenti, mettendo fine agli abusi”.

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