I diari di Messina Denaro, nel libro di Abbate il messaggio in codice sul tesoro del boss: “Cara Lorenza, un penny per i tuoi pensieri”
Un penny per i tuoi pensieri. Questa frase chiude l’ultima lettera di Matteo Messina Denaro alla figlia, contenuta nei quaderni sequestrati durante le indagini e svelati nel libro di Lirio Abbate, I diari del boss: parole, segreti e omissioni di Matteo Messina Denaro, uscito il 21 gennaio per Rizzoli.
Il giornalista esperto di mafia svela, organizza e commenta la corrispondenza unilaterale del boss con la figlia Lorenza, durata 13 anni dal 2003 al 2016 e scovata dagli investigatori durante le indagini. Nell’ultima lettera del secondo ‘libricino’ MMD prima consiglia con civetteria da “uomo che sa apprezzare e valorizzare l’aspetto femminile” alla figlia di portare i capelli in “studiato disordine”. Poi aggiunge la frase ‘un penny per i tuoi pensieri‘ accanto alla quale incolla un vero penny con due strisce di scotch trasparente. Sotto la data 28 maggio 2016 e l’ultima richiesta: “Lorenza porta ogni tanto una rosa gialla a stelo lungo alla mia tomba è l’unica cosa che ti chiedo”. Infine la chiusa che sembra una mano tesa dopo tanti colpi inferti alla figlia nelle pagine precedenti: “Lorenza non so se scrivere questo libricino mi abbia aiutato in qualche modo ma spero che aiuti te a comprendermi”. Quella mano tesa è stata accolta sette anni dopo dalla figlia, che lo ha incontrato prima di morire e ha preso il suo cognome nel settembre 2023.
Per Abbate la lettera finale “ha tutta l’aria di essere un messaggio in codice. Il tesoro di Matteo Messina Denaro non è mai saltato fuori finora. Aspetta ancora di essere scoperto o di passare a un erede. Un penny in cambio dei pensieri della figlia”, quindi potrebbe essere un messaggio che non riguarda solo gli affetti ma altro. Per questo l’autore chiude il libro con una promessa a sé stesso “io non dimenticherò di fare due cose: andrò a vedere se sulla tomba di Messina Denaro c’è una rosa a stelo lungo e guarderò con attenzione se qualcuno della famiglia prenderà un aereo per Londra. Per andare a scambiare i propri pensieri per un penny”.
Come l’ultima lettera del penny, tutto il libro si presta a due livelli di lettura. Da un lato c’è il diario intimo di un boss pieno di risentimento verso la figlia che lo ha rinnegato. Dall’altro però c’è la rappresentazione cinica dell’ultimo capo latitante fino al gennaio 2023 che usa la figlia per tramandare un monumento al suo ego e al (presunto) codice d’onore dell’organizzazione. Questa seconda dimensione del saggio lo rende davvero interessante. Perché dimostra quanto poco onore ci sia nel modo di ragionare degli ‘uomini d’onore‘. Quanto poco rispetto ci sia negli ‘uomini di rispetto’. Lorenza Messina Denaro, dal suo punto di vista, ha le sue ragioni a chiedere con una diffida di bloccare la diffusione del libro. Vorrebbe far restare ‘Cosa Nostra’ dei Messina Denaro le lettere di un padre, che sarà pure un criminale efferato, ma scrive a una figlia incolpevole che lo ha visto solo a 27 anni, in cella.
Però, ci dispiace per lei, ma non c’è solo una dimensione privata nei diari sequestrati nel corso delle indagini coordinate dal procuratore capo Maurizio De Lucia e dall’aggiunto Paolo Guido. Messina Denaro scriveva alla sua unica figlia con la quale era infuriato perché aveva rifiutato i contatti con lui, ma nel contempo puntava a ribadire chi fosse il vero boss e quali i suoi valori. Con il suo libro, che si legge d’un fiato, Abbate ci permette di entrare nella mente di un uomo al vertice di Cosa Nostra scoprendone le piccolezze. Ciò che colpisce è l’incapacità di misurarsi con le proprie responsabilità private e pubbliche.
Il boss non scrive nulla sui suoi crimini. E quando si interroga sul rifiuto della figlia (“Dove ho sbagliato per perderti?”) ricorre all’alibi di una banale ribellione adolescenziale: “Hai detto a una tua zia che essere fidanzate a 15 anni non significa essere una poco di buono”. “Mi sento il cuore pesante” ammette. Però non sta parlando delle stragi e dell’uccisione di tanti innocenti. Non lo sfiora il pensiero che la figlia non l’ha persa perché voleva andare a dormire nella casa del fidanzatino ma perché avrebbe tanto voluto condividere il tetto con un padre di cui andar fiera. Messina Denaro si pone al centro del mondo. Prigioniero del suo personaggio e della sua mentalità superomistica non vede e non comprende. Vorrebbe insegnare il rispetto alla figlia poche righe dopo averle demolito la figura della madre senza alcun rispetto. Si erge a giudice di una figlia per presunte mancanze lui che è stato latitante per la sua intera vita.
L’accusa di non aver mantenuto la parola data al padre (chissà quando e come), abbandonando la palestra prima del conseguimento della cintura nera e ne fa un paradigma: “Ovviamente la palestra è un’inezia rispetto a quello che mi hai fatto ma dal mio punto di vista, mi serve per capire come sei’. Lorenza non è degna di sentir pronunciare il nome del padre dai familiari “perché la vita di un uomo vale quanto la propria parola”. Non lo sfiora l’idea che la vita di un uomo valga quando rispetta la vita degli altri più della vuota parola propria. Anni fa il boss scriveva “ognuno di noi prima di andarsene deve lasciare qualcosa”. Nessuno gli ha spiegato che non basta un penny.
L'articolo I diari di Messina Denaro, nel libro di Abbate il messaggio in codice sul tesoro del boss: “Cara Lorenza, un penny per i tuoi pensieri” proviene da Il Fatto Quotidiano.