Добавить новость
ru24.net
World News in Italian
Январь
2025
1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23 24 25 26 27 28 29 30
31

I minerali preziosi, le milizie e il ruolo del Rwanda: perché in Congo si combatte da oltre 30 anni una guerra sanguinosa

0

La Repubblica Democratica del Congo è un Paese senza pace e il Kivu è la regione dove fiamme e sangue si mescolano in una carneficina che va avanti, con alti e bassi, ormai da trent’anni. Una regione fra le più ricche al mondo, con un sottosuolo che trabocca di materie prime preziose, ma proprio per questo fra le più impoverite. Quello in corso nel Paese è il conflitto che ha provocato il più alto numero di morti dopo le due guerre mondiali: ad oggi si stimano circa 10 milioni di vittime. Ma rimane uno dei meno raccontati.

Con capitale Kinshasa, la Rdc è il secondo Paese africano per superficie: grande come l’Europa occidentale, ma senza strade e collegamenti fra est e ovest. Per spostarsi serve l’aereo, che in pochi possono permettersi. Già questo fa comprendere la distanza, non solo fisica, fra l’elefantiaco apparato governativo e le province più popolate del Paese, nell’Est: Nord e Sud Kivu sono sull’altopiano che percorre tutta l’Africa orientale, dove l’altitudine, le catene vulcaniche e gli immensi laghi che disegnano la Rift Valley rendono il territorio fertilissimo e ricchissimo di materie prime.

Le premesse e gli attori in gioco
Normalmente si fa risalire l’inizio del conflitto al 1996, anno in cui scoppiò la cosiddetta “prima guerra mondiale africana”. In realtà, le cause profonde si annidano in quel righello che tracciò un’artificiosa spartizione del continente fra le potenze coloniali, durante la Conferenza di Berlino del 1885. Divisioni effettuate senza tener conto della storia, dei popoli e delle culture, creando i presupposti per un’instabilità che si è protratta nei decenni.

La regione dei Grandi Laghi ribolle già dagli anni ’70, in particolare nei confinanti Rwanda e Burundi, piccoli, sovrappopolati e poveri di risorse. Nel ’72 il dimenticato genocidio degli hutu in Burundi, poi quello in Rwanda. L’abbattimento dell’aereo su cui volavano il presidente burundese Ntaryamira e quello rwandese Habyarimana, il 6 aprile 1994, scatenò uno dei più terribili genocidi del XX secolo: la caccia ai tutsi, agli hutu moderati e a tutti gli oppositori durò fino al luglio di quell’anno, lasciando sul terreno fra gli 800mila e 1 milione di morti. Un impressionante fiume di persone in fuga si riversò oltreconfine, in Nord Kivu. Fra la moltitudine, si nascondevano anche i genocidari. Per questo i campi profughi furono impunemente bombardati, provocando innumerevoli vittime. Da allora, le conseguenze del genocidio rwandese non hanno smesso di ripercuotersi sulla Rd Congo. La caccia alle FDLR, eredi dei genocidari di allora ma ormai ridotte a poche centinaia di uomini, restano il motivo ufficiale per cui da anni il Rwanda periodicamente giustifica le sue incursioni in territorio congolese.

Dal ‘94 il Rwanda è controllato da Paul Kagame, ufficiale formato negli Stati Uniti e divenuto prima vicepresidente (94-2000) e poi presidente e padrone, rieletto lo scorso anno per la quarta volta con il 99,18% delle preferenze. Un uomo solo al comando, il cui invasivo apparato di sicurezza controlla capillarmente tutto e tutti, ma che spesso i Paesi occidentali indicano come esempio di sviluppo, volutamente ignorando la mancanza di libertà interna e lo sfruttamento esterno.

I conflitti tra Congo e Rwanda
Dal 1996 al 2003 si sono combattute la prima (1996-97) e la seconda “guerra mondiale africana” (1997-2003), in cui Congo e Rwanda si sono scontrati coinvolgendo come alleati, da una parte o dall’altra, molti Paesi africani e, dietro le quinte, gli schieramenti occidentali. Dal 2000, le Nazioni Unite hanno istituito una missione di osservazione, la MONUC, divenuta nel 2010 MONUSCO: ad oggi la più grande missione di peacekeeping dell’Onu.

Se a lungo si è fatto passare il tutto come “conflitto etnico”, era già noto allora che la vera posta in gioco fosse il controllo delle immense ricchezze del sottosuolo. La rivoluzione tecnologica era già partita e il controllo dell’estrazione del coltan (nel Nord Kivu si trova l’80% delle riserve mondiali) avrebbe giocato un ruolo decisivo nei decenni a seguire. Tutt’oggi il Movimento 23 Marzo (M23), ultima metamorfosi dei vari gruppi armati (RCD-Goma, CNDP) che negli anni si sono susseguiti cambiando nome ma non sponsor e obiettivi, dichiara come propria “missione” la difesa della minoranza tutsi, ma nei mesi scorsi, occupando porzioni sempre più estese di territorio nel Nord Kivu, ha occupato la miniera di Rubaya, il più grande giacimento al mondo di coltan, dove ha instaurato un’amministrazione parallela dedita allo sfruttamento e all’esportazione diretta dell’”oro nero” verso il Rwanda. Non è un caso che lo scorso anno Kigali sia risultato il primo esportatore al mondo di coltan, pur non avendo miniere.

Giungere oggi a controllare anche il capoluogo Goma sancisce l’appropriazione di uno dei territori più ricchi del Paese e del continente. Kinshasa, la capitale, è lontana. L’esercito regolare, insieme ai “wazalendo” (civili armati che combattono in appoggio ai militari), non ha la formazione, l’equipaggiamento e la guida necessari per arginare l’avanzata dell’M23, un movimento a fianco del quale sono schierate le truppe regolari rwandesi e dietro il quale si celano altri sponsor occulti.

L'articolo I minerali preziosi, le milizie e il ruolo del Rwanda: perché in Congo si combatte da oltre 30 anni una guerra sanguinosa proviene da Il Fatto Quotidiano.




Moscow.media
Частные объявления сегодня





Rss.plus




Спорт в России и мире

Новости спорта


Новости тенниса
WTA

Касаткина вылетела из топ‑10 рейтинга WTA, Павлюченкова поднялась на девять позиций






В аэропорту Владивостока задерживаются два рейса

Генпрокуратура обвинила аэропорт Домодедово в иностранном контроле и подала иск об изъятии в доход России

Певицу Лолиту оставили без газа в квартире в центре Москвы

Рубцовчане прилетели в Москву ради цирка, но их не пустили из-за фальшивых билетов