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Edoardo Strobbia e la scherma: «Unione tra fisico e mente»

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IVREA. Appuntamento questa mattina alle 9 (ora italiana) in pedana a Il Cairo, in Egitto, per Edoardo Strobbia, 17 anni, di Ivrea, dove rappresenta la squadra italiana nell’individuale maschile, per la seconda tappa di Coppa del mondo Under 20 di spada. Edoardo Strobbia non è all’esordio in Coppa del mondo, il 4 gennaio scorso aveva già partecipato alla prima tappa a Basilea in Svizzera.

Ma chi è Edoardo?

Edoardo Strobbia ha iniziato a seguire la scherma con nonno Sergio, atleta podista e grande appassionato di questo sport. Insieme guardavano le Olimpiadi e la squadra italiana che mieteva successi ai giochi di Londra 2012. Così nasce la voglia di cimentarsi in questa disciplina e si va in palestra insieme con la sorella Giorgia. Edoardo si appassiona e continua. E come continua. Da quel giorno non si è più fermato. Nel 2022, nella categoria Under 17, partecipa ad una tappa del circuito europeo e si posiziona 4° nel ranking italiano. Poi Edoardo, che è nato nel 2007, passa nella categoria Under 20. Si presenta subito con un terzo posto alla prova nazionale a Legnano e brucia tutti piazzandosi come numero 5 del ranking italiano. Poi la Coppa del mondo. E oggi sono in tanti a tifare per lui. Facile no? «Quello che mi ha sempre attirato della scherma è l’unione che devi avere tra il fisico e la mente – dice – . Durante il combattimento bisogna studiare chi hai di fronte, mettersi anche un po’ a rischio. Appena parte il combattimento dobbiamo scoprire la tecnica dell’altro. Prima lo scopriamo e prima riusciamo a sfruttare queste conoscenze per ingannarlo. E sono molto belli gli assalti in cui si riesce a comunicare con l’avversario e cercare mosse originali. Questo presuppone grande tecnica e un’importante preparazione fisica. I 15 punti che devi realizzare per vincere l’incontro sono lunghi: 9 minuti di assalto e di adrenalina dove essere equilibrati e mantenere la concentrazione è fondamentale».

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PRESTO MAGGIORENNE

Il primo giugno Edoardo Strobbia compirà 18 anni. La mamma Michela Pagnini e il papà Alessandro sono stati sempre di supporto e importanti punti di riferimento. I risultati che Edoardo ottiene nella spada sono galattici, ma non si vive di sole stoccate. Gli studi, per lui sono importanti. Frequenta il liceo Botta a Ivrea, indirizzo classico-matematico-scientifico con ottimi risultati. «Con la scuola il rapporto è positivo – continua Edoardo –. Tutti cercano di aiutarmi e capiscono l’impegno che metto nello sport. Ma, paradossalmente, è stata sempre la scherma che mi ha fatto apprezzare la disciplina e il lavorare duro. E questo lo porto anche nel mio percorso scolastico».

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LA GIORNATA DEL CAMPIONE

La giornata per il giovane campione è molto lunga. «Inizio la mattina presto con gli esercizi per la respirazione e lo stretching. Nel fine settimana mi permetto di dormire un po’ di più e gli esercizi vengono rimandati alla sera. Poi si va in classe e, quando torno a casa, studio. Dalle cinque del pomeriggio alle 9 di sera il tempo è dedicato alla scherma», racconta. A questo punto potremmo pensare che la giornata sia finita. E invece, dopo un sobrio pasto, esercizi di rilassamento e poi si va a nanna. Ma a Edoardo manca la normalità di un ragazzo di 17 anni? «In realtà questa dimensione non mi manca. Tutti i miei amici con cui esco nel weekend sono presenti in sala scherma. E poi – puntualizza – mi sono imposto di tenermi il fine settimana libero proprio per mantenere una sorta di normalità e cercare di divertirmi e soprattutto riposare, che per me è molto importante. Mi piace leggere molto la narrativa fantasy, frequento gli amici e organizziamo serate con i giochi da tavolo. Cerco quindi di fare un po’ tutto quanto: sport ad alti livelli e normalità». E poi una stoccata vincente: «Mi piace leggere saggi di psicologia, dove trovo sorprese che non ti aspettavi. Magari ci sono piccole cose che non riuscivi a comprendere e che vengono spiegate in un’altra maniera e ti ritrovi con un’arma in più, sia nella vita che nello sport, che non fa mai male». E la cosa che stupisce è come si arriva a questo equilibrio e a questa consapevolezza: Edoardo riesce a ragionare e a fare tesoro delle proprie esperienze sia negative che positive. E questo lo fanno solo i grandi campioni. «Lo scorso anno ho iniziato ad avere i primi risultati – sottolinea – ho iniziato la stagione come numero 4 del ranking italiano e ho quindi pensato che dovessi concentrarmi solo sulla scherma e poi sulla scuola. Ho quindi lasciato da parte la normalità quotidiana e poi mi sono reso conto che era molto pesante. E infatti, da un anno a questa parte, avere una vita dove è previsto anche il divertimento e il riposo e soprattutto dei momenti sereni è diventato per me una priorità assoluta».

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LA FORZA DELL’EQUILIBRIO

Quando si parla con Edoardo, sembra di essere in una dimensione diversa dove la spontaneità dei 17 anni va a braccetto con una grande maturità ed equilibrio. Ma il piccolo Strobbia (piccolo per modo di dire, 1,87 di altezza e fisico impressionante) è consapevole che molto del suo successo deriva anche dalla palestra in cui si allena. Il luogo è il solito cubo di cemento, il meeting Point Olivetti. Un cubo di cemento che come in altre storie offre mille tesori. Lì, in piazza Mascagni, ha sede il Circolo scherma Delfino. Giuseppe Delfino è stato un leggendario spadista italiano che nel 1952 e nel 1956 vinse l’oro olimpico a Helsinki e a Melbourne. Terminata la carriera sportiva, diventò presidente del Circolo scherma di Ivrea fino alla sua scomparsa avvenuta nel 1999 a causa di un attacco di cuore. Ora presidente e degno erede di Delfino è Andrea Bermond Des Ambrois, un quarto posto alle Olimpiadi di Seul e una vita da campione sulle pedane di mezzo mondo.

«L’ambiente che abbiamo al Circolo Delfino è particolare. Non ci sono solo dei compagni di allenamento ma anche e soprattutto degli amici – aggiunge Edoardo Strobbia –. Se a me va male una gara, parte dei ragazzi mi dà una mano per tornare a lavorare con serenità, per riuscire meglio la prossima volta. Lavoriamo con serietà, insieme ai nostri maestri, ma in modo leggero e non ci sono problemi se io adesso sono il più bravo. Nella scherma si può cadere da un momento all’altro e quindi il sostegno dei compagni è fondamentale». Una palestra, quella di Ivrea, che sforna campioni e produce valori. D’altronde non dimentichiamo che la scherma è un gioco e come tutti i giochi è una cosa seria. «Non bisogna giudicarsi dai soli risultati ma per quello per cui si vive, per come lo si vive – conclude Edoardo – .In fondo non è importante vincere, è importante rinnovare questa passione a ogni gara sia che vada bene, sia che vada male». Signori: chapeau!




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