La riforma della giustizia si farà, Bignami: “Qualcuno voleva ripetere lo schema del ’94, ma ha fallito”
Alla sinistra non importa nulla di Almasri: è solo un pretesto per attaccare il governo, la premier in primis. Il giorno dopo la sceneggiata piuttosto prevedibile e infantile delle opposisioni contro Nordio e Piantedosi il capogruppo alla Camera di FdI, Galeazzo Bignami, coglie il punto polemico: «Almasri, in realtà, per la sinistra, è marginale. È solo una scusa per attaccare il governo. Stiamo parlando, d’altronde, di chi, dal 2016 al 2020, ha stretto accordi col gruppo Rada. Basti pensare ai casi di Cacace o Calonego, i due tecnici italiani rilasciati grazie a una mediazione con le milizie libiche, ricordati in una recente inchiesta del Tempo».
“La riforma si farà, è partita una rivoluzione”
La verità è che la riforma della giustizia per la sinistra e per quella parte delle toghe politicizzate è vista cole il fumo negli occhi. Non si spiegherebbe l’attacco virulento al ministro Nordio che Magistratura demcratica ha sferrato subito dopo l’informativa dettagliata alle Camere sul caso del libico Almasri. «L’atteggiamento di una certa magistratura – dice al Tempo Bignami- o le recenti proteste contro il governo, dimostrano che qualcuno ha provato a ripetere l’operazione, verificatasi nel 1994: quando alcuni giudici provarono, con ogni mezzo a disposizione, a fermare la riforma della giustizia. Peccato, però, che stavolta il tentativo si è rivelato fallimentare».
Bignami: “Qualcuno ha provato a ripetere l’operazione del ’94”
Il capogruppo di Fratelli d’Italia alla Camera spiega che oggi il tentativo «è fallito. Innanzitutto perché la maggioranza è compatta; e perché molti tra gli stessi giudici non si ritrovano su posizioni di parte, ormai sempre più di nicchia. Ma intende piuttosto la propria professione con spirito di servizio verso il cittadino. Ecco perché sono in tanti, anche tra i togati, che hanno apprezzato le ultime uscite della premier. Meloni ha innescato una vera e propria rivoluzione, anche all’interno di una categoria come quella dei magistrati». Non serviranno – è sicuro Bignami- le parole di fuoco delle toghe rosse e le sterili bagarre delle opposizioni a fermare un processo di riforma apprezzato da molti settotri della stessa magistratura. Pertanto la riforma procederà senza tentennamenti: «Lo dobbiamo agli italiani che ce lo chiedono e a quei giudici non politicizzati che invocano il cambiamento».
Bignami: la vera posta in gioco dietro le proteste sul caso Almasri
La polemica contro la separazione dell carriere è la punta dell’iceberg, spiega il capogruppo dei deputati di FdI: «La verità è che, in questo caso, non si tratta di una protesta contro la separazione delle carriere. Ma siamo piuttosto di fronte ad alcune incrostazioni corporative che vedono il sorteggio all’interno del Csm come una minaccia». I cultori dello statu quo temono ogni tentativo di ritoccare un sistema che credevano inamovibile. Un’altra minaccia per un certo tipo di interessi sono i centri per i migranti in Albania. «Chi eccepisce su una spesa di 800 milioni nei prossimi sei anni, non ricorda i 5 miliardi di euro spesi per i flussi migratori quando c’era Renzi al governo. Stiamo parlando di tanti soldi che andavano in larga parte nelle tasche dei soliti noti. Gli ultimi episodi mi hanno fatto pensare che una certa sinistra più che solidale con i migranti lo sia con i trafficanti». Il tutto si lega a quanto accaduto in Campania, con i permessi di soggiorno falsi con l’arresto di Nicola Salvati, il tesoriere del Pd locale. Bignami attacca: «I migranti da un po’ di tempo a questa parte sono un affare in alcuni territori. Ricordo il caso del sindaco di Bologna Lepore: la cui moglie lavora all’interno di una cooperativa che ha ottenuto finanziamenti significativi proprio sul tema della gestione dei migranti. Parliamo di diversi milioni di euro, non di qualche spicciolo».
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