Paragon, le opposizioni vogliono Meloni in Parlamento: “Venga a rispondere in aula, non può cavarsela con l’audizione al Copasir”
Lo spyware di Paragon finito nei telefonini di attivisti e giornalisti italiani è l’ennesima tegola sui servizi segreti italiani, spesso presenti nelle recenti cronache, dal caso Almasri alle indagini sul capo di gabinetto di Giorgia Meloni, Gaetano Caputi, ma non solo. Il tutto mentre Palazzo Chigi sta pensando, insieme ai vertici dell’intelligence, a nuovi posizionamenti. “Che ci siano paginate quotidiane dove agenti segreti attaccano altri agenti segreti, invece di difendere l’interesse nazionale, questo sì è preoccupante”, ha detto ieri il vicepremier Matteo Salvini, che vede “regolamenti di conti all’interno di servizi di intelligence”. Dichiarazioni che non aiutano l’esecutivo mentre l’opposizione chiede a Meloni di venire in Parlamento a spiegare anche la vicenda del software che il governo ha acquistato per la lotta al terrorismo e impiegato, bisogna capire su ordine di chi, per spiare privati cittadini violando la legge.
In una nota, il governo ha spiegato che ad oggi sono sette le utenze italiane ‘violate’ dallo spyware, precisando però di essere totalmente estraneo: “Nessuno dei soggetti citati era sottoposto a controllo da parte degli apparati dello Stato italiano”. “Il governo deve venire a chiarire, hanno fatto delle smentite che sono state smentite. Il governo non può anche su questo mettere la testa sotto la sabbia, la presidente del coniglio è il caso che venga a riferire”, ha detto venerdì la segretaria Pd Elly Schlein. “Matteo Salvini vicepremier di questo governo ha detto cose sui nostri servizi di sicurezza che non sono noccioline: Che cosa sta succedendo in questo Paese? Ci sono state operazioni di spionaggio? Chi le ha ordinate? Sono state agenzie governative e se non loro chi altri? E tutto questo perché avrebbe a che fare con la sicurezza nazionale del nostro Paese?”, ha rincarato sabato Nicola Fratoianni di Avs, che chiede al governo di “rispondere al più presto: non può pensare di cavarsela con qualche battuta o l’audizione al Copasir”, riferendosi all’ipotesi di un’audizione del segretario di Stato Alfredo Mantovano, autorità delegata per la sicurezza della Repubblica. Mentre quella del direttore dell’Aise, Giovanni Caravelli, è già prevista per martedì. Ma i lavori del Comitato Parlamentare per la Sicurezza della Repubblica restano coperti da segreto e molti temono che si tenti di chiudere tutto in un cassetto per l’ennesima volta.
“Ci sarebbe stata una ampia attività di spionaggio non autorizzata da istituzioni del nostro Stato, con strumenti che però solo apparati di sicurezza dello Stato possono utilizzare. Cosa aspetta il governo a venire a riferire in Parlamento?”, ha detto il segretario di +Europa, Riccardo Magi, a margine nel congresso del partito in corso a Roma. Mentre il co-portavoce di Europa Verde e parlamentare Avs, Angelo Bonelli, descrive il caos: “Giornalisti e attivisti spiati con un software in uso al governo, mentre i servizi segreti presentano un esposto contro il procuratore di Roma, Francesco Lo Voi, accusato di aver diffuso notizie riservate sul capo di gabinetto di Meloni. Salvini, nel frattempo, attacca gli 007 e, nel caos generale, Giorgia Meloni continua a fuggire dal Parlamento, evitando ogni confronto e nascondendosi dietro comunicati ambigui”. “Ogni volta che il governo si trova ad affrontare una difficoltà si deve inventare un complotto, una congiura, una logica occhiuta per distogliere l’attenzione dai problemi veri”, dice anche Enrico Borghi, capogruppo di Italia Viva al Senato e componente del Copasir. “Questo schema ha il pregio di distogliere l’attenzione dalle difficoltà del momento. Lo dimostrano le vicende gravi di Almasri e il caso del software Paragon con cui si spia illecitamente. Se n’è parlato qualche ora e poi si è fatta partire una nuova bambola mediatica. Non è così che si governa”.
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