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Trump e Putin, in missione per conto di Dio, vogliono spartirsi il mondo e l’Europa ne esce con le ossa rotte

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La notizia positiva è che dopo tre anni di guerra, morti, orrori e devastazioni, durante i quali si è parlato solo il linguaggio delle armi e nessun vero tentativo di mediazione politica è stato tentato, finalmente sembra aprirsi una trattativa di pace. Quella negativa è che la pace la faranno Trump e Putin a scapito dell’Ucraina e dell’Europa: un miliardario che vuole comprarsi la Groenlandia e Panama, annettersi il Canada e forse il Messico, deportare due milioni di palestinesi per fare di Gaza la riviera dei resort per ricchi, e un dittatore che sta al potere da 25 anni, manda in Siberia o al cimitero gli oppositori, odia la democrazia e l’Occidente, sogna il ritorno all’impero degli Zar e di potersi spartire il mondo con gli americani come a Yalta.  Entrambi, naturalmente, in missione per conto di Dio. 

Fin dall’inizio si sapeva come solamente sarebbe potuta finire la guerra per procura in Ucraina: con un compromesso, una soluzione negoziata, un accordo diretto tra Russia e Stati Uniti, i veri contendenti. A meno di voler precipitare nella Terza Guerra Mondiale. Non più a pezzetti, come aveva visto lungo il Papa, ma tutt’intera, uso della Bomba compreso. Invece, con la politica e l’Unione europea nel frattempo disperse su Marte, una classe dirigente mai così mediocre, imbelle e autolesionista come quella attuale (dalla presidente della Commissione a gran parte dei capi di Stato europei) si è piegata agli interessi geopolitici ed economici dell’”amico americano” e alla logica guerresca di Putin, Zelensky e della Nato nell’illusione di poter riportare la pace nel Vecchio Continente con le armi. 

Il bilancio è disastroso. Si volevano spezzare le reni alla Russia e invece ad uscire con le ossa rotte è l’Europa. Alla canna del gas sull’energia, la locomotiva Germania in recessione, economia e welfare in ginocchio per la valanga di miliardi che abbiamo dovuto dirottare sugli armamenti e per tenere in piedi l’Ucraina. Con la crisi, l’insicurezza e la paura del futuro che hanno ridato fiato ai nazionalismi e ai sovranismi da sempre portatori di nuovi conflitti e riportato al potere le destre più regressive. Con, la credibilità perduta nell’erigere Zelensky a campione del mondo libero e della democrazia, uno che ha fatto approvare dal Parlamento di Kiev una legge che vietava qualsiasi trattativa con Putin, che vorrebbe ogni tipo di arma, anche l’atomica, per bombardare Mosca, e ora gira il mondo col cappello in mano per ottenere uno strapuntino al tavolo di quella trattativa. Irrilevante a quel tavolo come rischia di esserlo l’Europa. Che però verrà chiamata a farsi carico degli enormi costi della ricostruzione post-bellica e per mantenere la difesa Nato (5% del Pil, pretende Trump). 

Il bello – si fa per dire – è che è bastata la telefonata di Trump a Putin per rovesciare in un amen tre anni di politica degli Stati Uniti, della Nato e dell’Europa verso l’Ucraina. Da nessuna trattativa finché Zelensky non sarà abbastanza forte da poter negoziare alla pari con Putin, a negoziati subito. Con l’Europa nemmeno consultata e Zelensky ai margini, avvisato solo a telefonata avvenuta e per dirgli che si tolga dalla testa di riprendersi la Corea, il Donbass e di entrare nella Nato. In attesa delle “libere elezioni” in Ucraina con cui l’Occidente si libererà di lui.   

Così, dopo centinaia di migliaia di morti, di maldestre offensive e controffensive, di logoranti guerre di trincea, di giovani vite spezzate e di milioni di altre vite in fuga dalla dissennatezza di una guerra che nessuno dei due contendenti poteva vincere; dopo miliardi di dollari e di rubli spesi nel foraggiare l’economia di guerra e l’atroce business degli armamenti; dopo le sanzioni-boomerang che hanno impoverito più chi le ha messe che chi le ha subite, ecco che due psicopatici al potere in questo mondo impazzito dicono che può bastare, che è ora di spartirsi il bottino: più terre per la Santa Madre Russia, per ora una parte dell’Ucraina poi si vedrà, e litio, berillio, lantanio, cerio, neodimio e idrocarburi per un controvalore di cinquecento miliardi a Make America Great Again. Do ut des. Perché, nella logica mercantilista di Trump come in quella neoimperialista di Putin, gli affari son pur sempre affari. Ha vinto il capitalismo, mica il socialismo, perbacco! 

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