Lotta all’evasione, nel 2024 recuperati 26,3 miliardi: “Il risultato più alto di sempre”. Delude la rottamazione delle cartelle
L’Agenzia delle Entrate rivendica un nuovo aumento del recupero da evasione fiscale: nel 2024 la cifra riportata nelle casse dello Stato è ammontata a 26,3 miliardi, 1,6 in più rispetto ai 24,7 dell’anno prima. Considerando anche imposte e addizionali locali e crediti previdenziali si arriva ai “33,4 miliardi” citati da Vincenzo Carbone, che dirige l’Agenzia e il braccio della riscossione dopo le dimissioni di Ernesto Maria Ruffini, durante la conferenza stampa di presentazione dei risultati raggiunti. “Un nuovo record“, festeggia la maggioranza. “Una somma mai raggiunta prima nella storia della nostra Nazione”, esulta in un videomessaggio Giorgia Meloni, dando il merito all’amministrazione fiscale ma soprattutto al “lavoro del governo” e a norme come quella “contro l’odioso fenomeno delle attività ‘apri e chiudi’ che riguarda soprattutto gli extracomunitari“. La premier sventola la cifra, superiore ai 32,7 miliardi di cui aveva parlato nelle scorse settimane dal viceministro con delega al fisco Maurizio Leo, come prova del fatto che sono “bugie” le accuse secondo cui il governo “aiuta gli evasori” e “nasconde condoni immaginari”.
Il numero assoluto, in realtà, dice poco. Per interpretarlo occorre guardare alle singole componenti. Quella legata alle sole azioni di recupero condotte attivamente dall’amministrazione fiscale ammonta a 22,8 miliardi, il 16% in più rispetto ai 19,6 del 2023. Di questi, 12,6 (contro gli 11,6 dell’anno prima) arrivano da versamenti diretti a seguito di atti emessi dall’Agenzia e 4,5 (4,2 l’anno prima) da attività di promozione della compliance, le lettere “amichevoli” che invitano a pagare il dovuto e il cui aumento era uno dei target del Pnrr. Gli incassi da cartelle di pagamento per recuperare crediti dell’Agenzia sono invece saliti da 3,8 a 5,7 miliardi. Nulla a che vedere, comunque, con la stretta contro le partite Iva apri e chiudi introdotta con la manovra per il 2023, che punta semmai a prevenire le frodi carosello e l’evasione Iva.
Poi bisogna tener conto, come al solito, delle “misure straordinarie“, cioè l’ampia gamma di sanatorie che ricadono sotto l’ombrello della pace fiscale cara a larga parte della maggioranza. Come è evidente, gli incassi che arrivano da lì c’entrano molto poco con la lotta al nero: anzi, si tratta di strumenti che invogliano i contribuenti a non versare quello che devono in attesa della prossima definizione agevolata con l’abbuono di sanzioni e interessi. Il risultato, dunque, è una perdita netta per l’erario. Su questo fronte, il 2024 è stato deludente: gli incassi si sono fermati a 3,5 miliardi, in flessione di oltre il 30% dai 5,1 del 2023. La rottamazione quater delle cartelle esattoriali, che il centrodestra ha appena deciso di riaprire per chi è decaduto avendo saltato una rata e Matteo Salvini punta a superare con la versione quinquies, ne ha portati in dote solo 3,2.
In totale le somme recuperate arrivano così a 26,3 miliardi di euro (+6,5% sull’anno prima). “Il risultato più alto di sempre”, sottolinea l’Agenzia. Ma come si arriva ai 33,4 miliardi indicati da Carbone? Aggiungendo altri 7,1 miliardi di recuperi messi a segno da Agenzia delle entrate Riscossione ma per conto di altri enti: Inps, Inail, Comuni, ministeri. Il braccio della riscossione nel complesso ha incassato 16 miliardi contro i 14,8 del 2023, di cui 10,6 miliardi da attività ordinarie e 5,4 da misure straordinarie, cioè appunto la rottamazione, sempre considerando anche i debiti contributivi. Nota a margine: il recupero da evasione non comporta affatto che il governo abbia a disposizione quegli oltre 30 miliardi come copertura per altri interventi. A stabilire se c’è o meno quello che qualcuno definisce “tesoretto” sono le valutazioni tecniche di via XX Settembre a partire dal tax gap (differenza tra il gettito atteso e quello effettivo) stimato tre anni dopo nelle relazioni annuali della commissione ad hoc insediata presso il Mef.
A margine della presentazione dei risultati, il viceministro Leo è stato di nuovo interpellato sul “derby” tra la rottamazione 5 chiesta dalla Lega, frenata dalla Ragioneria perché servirebbero circa 5 miliardi di coperture, e la riduzione dell’Irpef per i redditi medi caldeggiata da Forza Italia e auspicata dalla stessa Meloni nella conferenza stampa di inizio anno. “Sono due priorità del governo. Dobbiamo fare tutti i carotaggi numerici e si prenderanno delle decisioni”, ha preso tempo l’esponente di FdI. “Io faccio una attività meramente istruttoria”, che poi sarà presentata “ai leader di maggioranza e si faranno delle scelte compatibilmente con le risorse”. Nel frattempo la commissione guidata dal magistrato della Corte dei Conti Roberto Benedetti procede con la due diligence – prevista dalla riforma della riscossione – sul magazzino delle Entrate, che a dicembre ha raggiunto quota 1.275 miliardi. A dimostrazione dell’inutilità di condoni e sanatorie nello scalfire la montagna dei crediti non pagati.
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