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Visti sospesi e migranti deportati: questa crociata potrebbe ritorcersi contro Trump

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Il governo degli Stati Uniti ha recentemente ordinato la sospensione (congelamento) dei benefici per determinate categorie di richiedenti asilo, permessi di lavoro e beneficiari di TPS (Temporary Protected Status). Questo ordine federale ha sollevato preoccupazioni tra gli avvocati specializzati in immigrazione, i quali sottolineano che tale sospensione potrebbe avere un impatto significativo su migliaia di individui che attualmente dipendono da questi programmi per il loro sostentamento e la loro sicurezza legale.

Stiamo parlando di circa 530mila beneficiari del parole umanitario provenienti da Venezuela, Nicaragua, Haiti e Cuba, così come altri più di 200 mila provenienti dall’Ucraina, persone che denunciano che ora verranno penalizzate nonostante abbiano seguito i protocolli stabili dalla precedente amministrazione. Ciò nonostante, il Dipartimento di Sicurezza Nazionale ha argomentato sulla necessità di analizzare lo status migratorio di queste persone, adducendo possibili casi di frode nella presentazione dei documenti necessari per le richieste di asilo effettuate. Una “guerra” a tutto campo quella dell’amministrazione Trump, che trova fedeli alleati in stati con una elevata popolazione di latinos come la Florida, governata dall’ultraconservatore Ronald Dion DeSantis.

Questa pausa amministrativa per i richiedenti asilo, che ritarderà la risoluzione di tutti i casi aperti e che riguarda anche le persone del programma di riunificazione familiare, potrebbe esporre queste persone a rischi elevati, poiché molti di loro fuggono da situazioni di persecuzione o violenza nei loro paesi d’origine. Senza la protezione legale e l’accesso al lavoro, potrebbero trovarsi in condizioni di vulnerabilità estrema, prive di mezzi di sussistenza e di protezione adeguata. Senza considerare che la revoca dei permessi di lavoro potrebbe avere ripercussioni economiche sia per gli individui coinvolti che per le comunità in cui risiedono. Molti titolari di permessi di lavoro contribuiscono infatti attivamente all’economia locale, e la perdita di questo diritto creerà delle difficoltà per l’imminente diminuzione della forza lavoro disponibile in settori chiave come quello della costruzione (che operano notoriamente con migranti). I beneficiari del TPS, che hanno ottenuto protezione temporanea a causa di condizioni straordinarie nei loro paesi d’origine, potrebbero affrontare un futuro incerto. La sospensione dei loro benefici potrebbe costringerli a tornare in paesi ancora instabili o pericolosi, mettendo a rischio la loro sicurezza e la loro integrità fisica.

E’ in questo contesto che vanno lette anche le immagini di mercoledì 19 febbraio arrivate da Panama, dove un gruppo di migranti deportati dagli Stati Uniti è stato confinato in un hotel, sollevando preoccupazioni a livello internazionale. Persone provenienti da vari paesi dell’America Latina che sono state rimpatriate nell’ambito delle recenti politiche migratorie statunitensi e, al loro arrivo a Panama, sono state isolate in una struttura alberghiera senza un chiaro piano per il loro futuro.
Le condizioni all’interno dell’hotel sono state descritte come precarie e le persone migranti hanno comunicato con l’esterno attraverso messaggi scritti su fogli di carta e mostrati dalle finestre, chiedendo assistenza e attirando l’attenzione dei media e delle organizzazioni per i diritti umani. Questa situazione ha evidenziato le difficoltà che molte persone migranti affrontano dopo essere stati deportate, spesso ritrovandosi in paesi di transito senza risorse o supporto adeguato.

Le autorità panamensi hanno dichiarato che stanno lavorando per trovare soluzioni appropriate per queste persone ma è evidente la mancanza di coordinamento tra i paesi coinvolti, situazione aggravata anche dalle limitate risorse disponibili. Nel frattempo, le organizzazioni non governative hanno intensificato gli sforzi per fornire assistenza immediata, come cibo, cure mediche e supporto legale, alle persone confinate, esigendo risposte al governo di Mulino. Un governo, quello di Mulino, che insieme a quelli del Salvador di Bukele, dell’Argentina di Milei, del Costa Rica di Rodrigo Chavez, dell’Ecuador di Daniel Noboa e del Paraguay di Santiago Peña, hanno creato una specie di rete di appoggio alle politiche a Trump: nonostante chiari scontri come quello sul Canale di Panama.

Una cosa è certa, stiamo assistendo all’inizio di una crociata e davanti agli occhi abbiamo le conseguenze dirette delle politiche migratorie restrittive impulsate da Trump. Chi difende la necessità di un approccio più umano e coordinato a livello internazionale sta perdendo forza e alleati e a poco serve spiegare che la detenzione prolungata e l’incertezza sul futuro possono avere gravi ripercussioni sulla salute mentale e fisica delle persone migranti, molte delle quali sono già fuggite da situazioni di violenza e persecuzione nei loro paesi d’origine.

Attivisti e gruppi per i diritti umani stanno facendo pressione sui governi affinché adottino misure che rispettino la dignità e i diritti fondamentali dei migranti, come l’accesso a procedure di asilo e protezione internazionale, nonché la garanzia di condizioni di accoglienza adeguate durante l’intero processo. La situazione a Panama serve come monito sull’urgenza di riformare le politiche migratorie per affrontare le cause profonde della migrazione e proteggere i diritti di coloro che cercano sicurezza e una vita migliore in tutta la regione.

L'articolo Visti sospesi e migranti deportati: questa crociata potrebbe ritorcersi contro Trump proviene da Il Fatto Quotidiano.




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