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Gianni Bugno: “Se la mente non si ribella, i giovani fanno i gregari a vita. L’Italia collabori con la Spagna”

Da Benidorm a…Benidorm. L’icona del ciclismo Gianni Bugno è tornato nella splendida località spagnola a 33 anni di distanza dal suo trionfo ai Campionati Mondiali, dove conquistò per la seconda volta il metallo più pregiato in campo iridato dopo il successo di Stocarda 1991.

Intervista dai microfoni di Bike Today, trasmissione in onda sul canale YouTube di OA Sport a cura di Gian Luca Giardini, l’ex corridore ha ripercorso le emozioni “mondiali” nella terra catalana in cui ha ottenuto la medaglia d’oro nel lontano 1992. “Fa piacere essere qua, si pedala in armonia, con gente diversa e clima ottimo. Siamo qui nella città in cui ho vinto il secondo Mondiale, torno nei ricordi di quei bei momenti. E’ stato un Mondiale particolare, con un arrivo adatto a me, un arrivo di potenza. Ho fatto una corsa lunga, ho avuto la meglio su Jalabert e su tutti gli altri“.

Un ciclismo completamente differente rispetto a quello attuale: “Era diverso, era un ciclismo in cui c’era un’incertezza che oggi non c’è quando ci sono certi corridori che dominano dal primo all’ultimo chilometro. Il cambiamento più importante riguarda l’alimentazione, che ha cambiato completamente il modo di allenarsi e di prepararsi; oggi è fondamentale, si usano le bilancine, ci sono i nutrizionisti. Quello che facevamo ci divertiva, era un ciclismo diverso in cui ti allenavi, ti gestivi. Oggi c’è molto aiuto da parte di terzi, i ciclisti devono pensare solo a correre. Noi dovevamo pensare a tutto. Soffrire non è un sacrificio. Il sacrificio è rinunciare a qualcosa che ti piace. Facevi qualcosa che ti piaceva ed a cui credevi. Con la voglia, la passione, non esisteva il sacrificio.” 

Non è mancata anche una riflessione sulla situazione del ciclismo giovanile:  “C’è carenza di giovani, bisogna aiutare le società di base, quelle che seguono i ragazzi e loro famiglie. Bisogna fare in modo che le squadre abbiano la gestione dei giovanissimi in sicurezza, con delle strutture in cui possano girare in tranquillità: così si acquisisce fiducia. Oggi il passaggio alle squadre World Tour impoverisce il bacino di atleti, perché vanno tutti in grandi squadre: quando ad uno junior viene proposto una squadra World Tour è sicuramente più invogliato. Dovrebbero eliminare l’Under 23 e rendere l’Under 21 obbligatoria fino ai primi due anni”. E sull’ipotesi di seguire il modus operandi su quanto succede in campus femminile, Bugno ha aggiunto: “Sarebbe praticabile, bisogna capire chi comanda cosa vuol fare”.

L’ex Campione del Mondo ha quindi precisato: “Siamo carenti come atleti perché finiscono in squadre World Tour dove si perdono. Ma non puoi pensare di entrare lì e fare il capitano, se vai lì è per fare il gregario e se la tua mente non si ribella farai il gregario tutta la vita. Quando c’è un atleta di valore viene immediatamente ceduto. Le soluzioni ci sono, ma fino a che non mettono in pratica non facciamo niente”. 

Una soluzione, secondo Bugno, potrebbe essere quella di collaborare con la Spagna per cercare una soluzione: “Noi abbiamo il Giro, loro invece la Vuelta che è di proprietà di ASO. Nel nostro caso, come fai a dire ad uno sponsor di tirare fuori dei soldi per poi non sapere se fai il Giro o meno? In Francia è diverso perché quando ASO ha degli sponsor, visto che non può veicolarlo ad esempio sul prodotto Tour De France, lo fa sulle squadre, così hanno la possibilità di fare il Tour e dare visibilità. 18 squadre World Tour non ci sono. Esagerando ce ne sono dieci. Le altre 12 sono tutte Professional Continental, hai 12 possibilità di essere inserito nei grandi Tour, nelle grandi corse. Se tu sei uno sponsor italiano che vuole investire nel ciclismo sei sicuro di voler fare il giro d’Italia, perché ce ne sono 12 invitate e sicuramente metteranno le italiane. Questo si potrebbe fare per tutelare il ciclismo italiano e spagnolo e permetterebbe ad una squadra che ha un campioncino di farlo crescere, di rafforzarlo”. 

Infine, sul salary cap, il Pluri Campione del Mondo è sembrato scettico: “Complicato nel ciclismo, se fai fai un tetto lasci libera la sponsorizzazione ed ognuno raggiunge la propria cifra“. Ma cosa fa oggi, Gianni Bugno? “Il pensionato, mi godo la pensione“.

L’INTERVISTA COMPLETA A GIANNI BUGNO




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