Imparare il dialetto (di Cassolnovo) in modo divertente
CASSOLNOVO.«Non perderti l’occasione di imparare il “casulàt” in maniera divertente». A chi s’interroga sul significato del termine “casulàt” risponderà Stefano Landini, il “docente” del corso di dialetto cassolese giunto alla seconda edizione. Il paese lomellino ai confini con il Novarese chiama a raccolta gli amanti del vernacolo per riattivare la “scòela ad casulàt” nei locali della biblioteca.
«L’anno scorso – spiega Stefano Landini, 44 anni, assistente di una cooperativa e operatore culturale a Cassolnovo – abbiamo avuto una trentina di partecipanti: erano più che altro adulti che parlavano già il nostro dialetto, ma che erano curiosi di capire come veniva insegnato. Poi c’era qualche giovane che si era iscritto per apprendere la parlata e i vocaboli del casulàt”. Nelle mie lezioni cerco sempre di andare incontro alle domande degli “allievi” e di trasmettere più che altro curiosità lessicali e grammaticali. Un esempio? Rispetto all’italiano, il dialetto distingue i generi maschile e femminile nei primi tre numeri: quindi diremo “tri” per il maschile e tre per il femminile».
Il corso gratuito di dialetto promosso dal Comune è aperto a tutti i residenti che desiderano avvicinarsi o approfondire l’idioma locale. Si articola su due livelli: il corso base di cinque incontri è riservato a chi vuole imparare le basi del dialetto (5, 13, 20 e 27 marzo, e 3 aprile, dalle 21 alle 22.30) e quello avanzato di tre incontri è per chi desidera perfezionare la conoscenza del “casulàt” (appuntamenti il 31 marzo, il 7 e il 14 aprile).
«Questo corso avanzato è preferibile per chi ha partecipato l’anno scorso», precisa Stefano Landini. Nelle sue lezioni riemergono anche termini ormai desueti anche per gli stessi cassolesi. «Io parlo da sempre il cassolese anche in casa con i miei genitori – chiarisce Landini, autore dei Quaderni di storia cassolese – e quindi posso ancora sentire parole come “cifòn” o “cifunìn”, che nel dialetto italianizzato di oggi è sostituito da “cumudìn”. Poi alcuni sostantivi sono obsoleti anche per me: per esempio, i nostri nonni chiamavano “cervelè” il salumiere. Inoltre, spiego sempre ai miei alunni di non scimmiottare il milanese che si parla sull’altra sponda dei Ticino: loro dicono “panitùn”, mentre noi “panitòn”. La nostra iniziativa vuole anche dare una mano al dialetto, che nelle zone del Nordovest si sta perdendo molto più in fretta rispetto ad altri territori della Penisola».
Per info e iscrizioni: 0381.910150 o cassolnovo.biblioteca@gmail.com