Alì Agca: “Emanuela Orlandi vive come una suora in mano al Vaticano. Lele Mora? Non l’ho mai conosciuto né incontrato”
La smentita è arrivata e anche in tempi abbastanza brevi. Alì Agca, l’uomo che il 13 maggio del 1981 attentò alla vita di papa Karol Woytjla non ha mai conosciuto né incontrato Lele Mora. L’ex agente dei vip ormai da anni lontano dai riflettori, durante un’intervista alle Iene è intervenuto sul caso di Emanuela Orlandi: “Emanuela è viva, vive in Austria in un convento di clausura. So anche di chi è figlia. Per un periodo ho lavorato con Alì Agca, lo portavo in giro per le televisioni del mondo a fare delle interviste. Perché ha sparato a Wojtyla? Mi ha raccontato tutto ma non posso dirlo”, aveva detto Mora. Ma ora, in un video messaggio, l’ex lupo grigio nega tutto.
L’ex terrorista turco, lo ricordiamo, fu condannato per aver sparato due colpi di pistola al Papa dopo il suo ingresso in piazza San Pietro per l’udienza generale del 13 maggio dell’81. Il 22 luglio 1981, dopo otto giorni di processo per direttissima, gli fu dato l’ergastolo per tentato omicidio di Capo di Stato estero. Il 13 giugno 2000, il Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi concesse la grazia ad Agca che il giorno successivo venne estradato dall’Italia per tornare in Turchia. Oggi vive in Turchia con la moglie italiana conosciuta nel 2015. Da tempo, Agca sostiene di sapere tutto sulla misteriosa scomparsa della cittadina vaticana avvenuta il 22 giugno del 1983 a Roma ma senza che le sue dichiarazioni abbiano mai portato a un riscontro concreto per far luce sul caso.
“Ciao amici italiani, l’Italia è la nostra patria”, dice Agca nel suo video pubblicato poche ore fa in cui non ha mancato di rivolgere un pensiero al Papa, ricoverato al Gemelli per una polmonite bilaterale da giorni. “Devo esprimere auguri di buona guarigione a Papa Francesco, amico dei popoli del Terzo mondo e rispondere a un certo Lele Mora che parla a mio nome. Non l’ho mai conosciuto questo tizio, la sua intervista o allucinazione non ha significato”.
Agca, che più volte ha rilasciato dichiarazioni su Emanuela Orlandi, ha poi ribadito la sua teoria. “Ribadisco che quello di Emanuela è un mistero miracolo collegato al mistero di Fatima. Non è un crimine né un caso di pedofilia infame. Il Vaticano e l’Opus Dei sanno tutto”, ha dichiarato Agca che fu coinvolto nella sparizione di Emanuela sin dall’inizio. Nei giorni e nei mesi immediatamente successivi alla scomparsa della Orlandi, il rapimento di Emanuela fu rivendicato più volte dai presunti rapitori che telefonarono più volte sia a casa Orlandi che all’avvocato della famiglia, Gennaro Egidio, offrendosi di rilasciare la ragazza in cambio della liberazione di Agca e di altri terroristi mediorientali. “Se il Vaticano tace non è un problema, Emanuela sta benissimo, è una suora in mano al Vaticano, ad uomini e donne onesti che hanno rispettato la sua integrità morale e fisica”, ha detto Agca che già diversi mesi fa aveva chiesto di mostrare delle prove documentali sul caso.
Riferendosi alle parole dette in un audio del 2009 da Marcello Neroni, l’ex sodale del boss Enrico de Pedis, Agca ha aggiunto: “Rispondo a calunnie infami contro Giovanni Paolo II. Era buono, onesto anche se amico dei fascisti, certo, questo è vero. Ma il suo popolo è stato massacrato dai comunisti. Emanuela non c’entra con nessuna infamia di pedofilia. Dite che il Vaticano deve rivelare la verità, smettetela. Perché lo Stato non dice verità su Ustica che conoscono tutti?”
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