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Studio Crea, nel 2024 l’Europa ha speso più per comprare gas e petrolio russi che in aiuti all’Ucraina

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Uno studio realizzato dal finlandese Centre for Research on Energy and Clean Air (Crea), e diffuso in occasione del terzo anniversario dell’invasione russa dell’Ucraina, mostra come, nel 2024, l’Unione europea abbia speso più soldi per comprare petrolio e gas russi rispetto ai finanziamenti erogati a Kiev. Per la precisione, la spesa per gli idrocarburi russi ha sfiorato i 22 miliardi di euro mentre l’Ucraina ha ricevuto 18,7 miliardi. Lo studio è ripreso dal quotidiano inglese Guardian.

I dati, di per se, non sono stupefacenti. Il gas russo non è mai stato sottoposto a sanzioni, che sarebbero state probabilmente insostenibili per l’economia europea. I flussi dei gasdotti sono molto diminuiti ma, in compenso, sono cresciuti gli acquisti di gas liquefatto, anche russo, consegnato via nave.

Vaibhav Raghunandan, analista Crea e coautore del rapporto, ha affermato: “Acquistare combustibili fossili russi non è molto diverso dall’invio di aiuti diretti al Cremlino. È una pratica che dovrebbe cessare immediatamente se si volesse davvero garantire non solo il futuro dell’Ucraina, ma anche la sicurezza energetica dell’Europa”. In realtà c’è chi, come il ministro italiano Pichetto Fratin, che già parla di tornare a comprare gas dalla Russi qualora Washington e Mosca dovessero raggiungere un’intesa per la fine delle ostilità.

Il rapporto Crea ha anche scoperto che, nel 2024, la Russia ha guadagnato 242 miliardi di euro dalle esportazioni globali di combustibili fossili. Nel 2019, ultimo anno di normalità prima di Covid e guerra, il valore delle esportazioni di petrolio e gas russi era stato di circa 230 miliardi (180 dal greggio, una cinquantina dal gas). Dal 2022 in poi, molto dell’export di petrolio che prima era diretto in Europa, è stato dirottato verso altre destinazioni, a cominciare da Cina ed India.

Dalle raffinerie indiane arrivano però in Europa prodotti ottenuti dalla lavorazione del petrolio russo che prima ci arrivavano direttamente da Mosca. Grazie al uso di una flotta ombra di petroliere, navi registrate altrove, spesso a Dubai, che formalmente non risultano russe, il Cremlino non ha comunque mai smesso di consegnare greggio anche in Europa, aggirando le sanzioni. Il Cremlino ricava fino alla metà delle sue entrate fiscali dalla vendita di idrocarburi. I ricercatori di Crea stimano che i ricavi russi da combustibili fossili potrebbero scendere del 20% rafforzando le sanzioni esistenti e correggendone alcuni aspetti.

L'articolo Studio Crea, nel 2024 l’Europa ha speso più per comprare gas e petrolio russi che in aiuti all’Ucraina proviene da Il Fatto Quotidiano.




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