Caro bollette, a due settimane dagli annunci di Giorgetti il decreto slitta ancora: cdm rinviato a venerdì. “Meloni non soddisfatta”
Quasi due settimane di attesa non sono bastate. Due giorni fa il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin, intervistato dalla Stampa, dava per certo che martedì il consiglio dei ministri avrebbe varato il decreto con le annunciate misure del governo contro il caro bollette. Contrordine: lunedì pomeriggio, dopo il tavolo tecnico chiamato a trovare la quadratura del cerchio tra gli interventi necessari per mitigare gli effetti del caro-energia su famiglie e imprese e il reperimento di 3 miliardi di coperture finanziarie, è arrivata la notizia che la riunione slitta a venerdì. Secondo veline di Palazzo Chigi la presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha ritenuto “non soddisfacente” la bozza e chiesto di “approfondire” per dare una risposta “più efficace” a famiglie e imprese, con una particolare attenzione ai soggetti più vulnerabili.
Pichetto, già pronto a valutare la possibilità di riapertura del gasdotto South Stream in caso di un accordo di pace fra Russia e Ucraina, aveva confermato l’intenzione di “dare una mano ai fragili” attraversi un intervento sull’Isee che consente alle famiglie in difficoltà economiche di avere accesso al bonus elettrico: “Dovrebbe salire dagli attuali 9.500 euro a 15mila euro”. Costo dell’operazione 1,3 miliardi di euro per una platea di quasi 6 milioni di famiglie.In aggiunta “sto studiando un’operazione sugli oneri del gas e stiamo intervenendo sul sistema delle imprese con l’anticipazione di quote legate all’emissione di inquinamento”, aveva aggiunto il ministro. “Potrebbe esserci anche qualcosa sull’idroelettrico (si parla di proroga delle concessioni con obbligo, in cambio, di cedere al Gse i diritti su una quota di energia prodotta ndr) ma ci sono ancora delle verifiche da fare”.
Per le imprese si punta sull’estensione dell’Energy release, cioè la messa a disposizione delle imprese energivore di energia elettrica da fonti rinnovabili a prezzi calmierati attraverso l’intercessione del Gse che la acquista con contratti a lungo termine, partito nel 2022 con il governo Draghi. Fra le misure teoricamente in via di definizione anche l’annullamento del differenziale tra il costo del gas sul mercato di riferimento europeo (l’indice Ttf della Borsa di Amsterdam) e quello sul mercato all’ingrosso italiano (l’indice Psv). Attesi un intervento per ridurre gli oneri per la distribuzione del gas naturale e l’estensione dei soggetti che possono aderire alle Comunità energetiche rinnovabili. Previsto anche un giro di vite con controlli e sanzioni per gli operatori energetici che assimilano gli aiuti in bolletta con altre voci vanificando il sollievo per gli utenti. Un’operazione-trasparenza che potrebbe prevedere altri sviluppi, come chiesto dalle associazioni per la tutela dei consumatori. Per quanto riguarda le coperture l’unica certezza è che si punta a destinare allo scopo 600 milioni frutto delle aste del sistema Ets (Emission trading system), la tassa sulle emissioni di Co2.
Il Pd dal canto suo insiste sul disaccoppiamento del prezzo dell’energia elettrica da quello del gas, inseguito da anni. L’energy release è un modo per avvicinarsi all’obiettivo, ma per raggiungerlo su larga scala serve un’iniziativa concordata a livello europeo. Il Piano d’azione per un’energia conveniente che la Commissione Ue presenterà il 26 febbraio si propone di favorirlo promuovendo contratti di fornitura di lungo termine grazie a un programma pilota della Bei dedicato alle aziende e supportando gli Stati nel disegnare contratti per differenza, ovvero accordi tra un produttore di energia e un ente pubblico che si fa carico dell’eventuale differenza tra il prezzo di mercato e il prezzo di esercizio fissato attraverso una gara. I dem spingono poi per una marcia indietro rispetto al depotenziamento dell’acquirente unico che nel 2007 il governo Prodi aveva incaricato di agire come un “gruppo di acquisto” in grado di ottenere prezzi migliori e trasferire questo vantaggio ai consumatori. “Dal 2017 gli è stato impedito normativamente di avere la possibilità, come gli altri operatori, di fare contratti a termine e a prezzo fisso, così da poter raccontare la filastrocca che non conveniva più agli utenti starci”, ha ricordato nel 2023 Pierluigi Bersani in un’intervista al Fatto. “Ora lo eliminano lasciando i singoli consumatori soli, nella loro debolezza”.
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