Ue e Londra si sono dimostrati incapaci ma Putin non ha vinto: ci sono 200 miliardi di beni russi congelati da usare
Non era il 22 febbraio che il mondo si è capovolto, era aprile, quando abbiamo iniziato a capire che gli aiuti “alleati” all’Ucraina non servivano ad aiutarla a vincere la guerra, ma solo a contenere l’aggressione di Putin.
A febbraio mi sbagliavo, perché pensavo che la guerra iniziata da Putin si spiegasse solo con la crisi interna che stava devastando il paese, e così per il regime, e secondo i costumi delle dittature, era la guerra che doveva spostare l’attenzione, e quindi prolungare la sua vita. La guerra iniziata da Putin aveva altri obiettivi (di cui non ho smesso di parlare da allora). È stata una guerra per distruggere la democrazia in tutto il mondo, non solo ai confini russi.
Non potevo immaginare l’entità della deserrazione dell’Occidente. Non potevo immaginare quanto i leader occidentali fossero inadatti – impreparati, incapaci, qualunque cosa – ad affrontare quella che sembrava una minaccia esistenziale fin dall’inizio.
La situazione in cui ci troviamo oggi si è giocata tra settembre e ottobre 2022, quando l’Ucraina non è riuscita a trarre vantaggio dopo il crollo dell’esercito russo che ha portato alla liberazione di Kherson e Soumy (e di altri territori). L’Occidente non è stato in grado di fornire le armi necessarie a spingere i russi ai confini il 22 febbraio, e l’offensiva si è fermata lì, lasciando a Putin il tempo di riorganizzarsi. Ci sono stati altri episodi catastrofici più tardi (come, per mesi e mesi, l’attesa e l’annuncio mediatico di una nuova offensiva ucraina la primavera successiva), ma, in ottobre-novembre, il danno è stato fatto, irreparabile.
Poi c’è stata l’assenza di sei mesi degli Usa che già annunciavano le politiche di Trump. E, in quei sei mesi, l’assenza di aumenti degli aiuti europei (ricordo la paura di andare con soldati europei, ripetuta ovunque, e soprattutto, catastroficamente, a Berlino). Ma, anche in questi sei mesi, hanno dettato il punto: hanno detto che la guerra, per Putin, non era a terra, nonostante le migliaia e migliaia di morti, nonostante tutte le rovine, e nonostante tutte le offese, con sempre più mezzi rudimentali (e quindi, paradossalmente, sofisticati), la Russia aspettava Trump, ovvero la scomparsa degli Usa come potenza globale, e così è accaduto.
E poi ancora, Putin ha vinto. Perché, ogni volta, le democrazie occidentali si sono dimostrate incapaci, non addestrate, di mettersi contro ciò che non gioca secondo regole stabilite. Ogni volta, di fronte al rapporto di forza stabilito dai fascisti, l’Occidente ha cercato di rispondere per ragione, placando, non so bene cosa. I risultati sono in vista, inevitabile.
Oggi però non vorrei raschiare quello che non smetto di comprendere da allora, quindi, tre anni, quasi tutti gli altri giorni, non vorrei fare controlli, non vorrei voltarmi indietro (cosa che continuo a fare, comunque). Vorrei chiedermi cosa possiamo fare da persone normali, io e te caro lettore, prima di quello che verrà, o meglio che si è già scatenato, e che siamo entrati in questa guerra, e poi con l’elezione di Trump siamo entrati in una nuova era in cui l’eredità della vittoria su Hitler non esiste più.
E non ripeterò, lo ripeto, ai nostri leader, che no, la guerra non è persa, e che l’Ue, affrontando contemporaneamente questa minaccia esistenziale da entrambe le parti, ha i mezzi finanziari per far fronte, congelando i beni russi che si trovano sul suo territorio (qualcosa come 200 miliardi di dollari e sono felice che Raphaël Glucksmann abbia detto la stessa cosa ieri), e quindi, quel denaro è, di per sé, la garanzia che non è necessario cambiare drasticamente il nostro stile di vita per aumentare il bilancio militare.
Perché, comunque, anche se l’Ue lo fa, ha un impatto immediato sulla guerra, perché, comunque, l’impatto del riarmo si può contare solo sugli anni, mentre le cose stanno giocando là fuori, ora, nei prossimi mesi. Ma ovviamente vanno presi, questi “beni”, e ovviamente vanno usati contro chi li ha rubati al popolo russo, contro non solo il popolo russo, ma anche il popolo ucraino (e, potenzialmente, tutti gli altri).
Voglio dire, quello che può fare una persona normale è niente. Dovremmo cercare di continuare, d’ora in poi, a fare come sempre. E questo, per farlo, non è niente, ma il fatto che restiamo ciò che cerchiamo di essere, è già gigantesco.
Non solo mostrare la nostra solidarietà al popolo ucraino, nonostante tutta la stanchezza, nonostante l’alta marea intorno a noi, basta andare avanti, almeno, mettiamola così, continuiamo a guardare, cerchiamo di non chiudere un occhio. Cercando di non dimenticare questa guerra, che realmente, senza dubbio, tiene un genocidio (pensate alle migliaia di bambini ufficialmente “de-ucrainianizzati”, pensate alla dottrina Sergeyevstev). Il che non significa che non si debba guardare a ciò che sta accadendo, e accadrà in Israele e nei “territori”, ma non si dovrebbe guardare solo lì (questo è il motivo principale del 7 ottobre, creare un nuovo e decisivo odio interno in tutte le Società occidentali). Proprio, questo, superare la stanchezza (e so, da sola, quanto sia faticoso).
Quello che c’è in gioco, in un orizzonte abbastanza vicino da essere più che sensibile, è il rovesciamento totale delle nostre società nel rancore, nell’odio e nel rifiuto di ciò che molte anime buone, qui e ora, considerano già valori borghesi, altrimenti colonialisti, voglio parlare di
“diritti umani”, che è diventato, più precisamente, “diritti umani”.
Non vorrei che questi diritti, che sono anche tanti doveri, scompaiano nei magmi comunitari, nelle “razze” o nelle guerre religiose. Non credo affatto che una società democratica debba essere “unita”, anzi. Le società unite sono, infatti, società totalitarie.
Penso solo che dobbiamo imparare a saper come dirlo. Cercare di vivere secondo le priorità, e laureare le battaglie secondo queste priorità. E mi sembra che sia quello che sta accadendo oggi sia, sì, a brevissimo termine, l’esistenza pari a delle società democratiche, cioè delle società indifferenti, intendo quelle società dove si è indifferenti alla vita quotidiana che sei contraria al corso politico delle cose e dove Hai il diritto di dichiarare suicidamente di odiare la persona che è capo dello stato. Non dico che dovremmo unirci, ma sento che potremmo avere i mezzi, sì, per non dividerci a vicenda. Sto solo facendo attenzione al tono e ai termini che usiamo.
Io resto qui, vado avanti, finché posso, perché non posso fare altrimenti.. Continuerò con questo giornale aperto, questo tipo di testimonianza mezza cieca,
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