Volata scudetto, tutti gli infortuni di Napoli, Inter e Atalanta
L’effetto infortuni condiziona la lotta scudetto dentro una stagione ancora lunghissima, non per tutti allo stesso modo, ma che sta entrando nella sua fase decisiva. Napoli e Inter, attese dal big match del Maradona, fanno la conta di chi manca e chi ci sarà; solo nelle ultime ore Conte e Inzaghi hanno perso Anguissa e Darmian. Pesa molto più l’assenza del centrocampista dei partenopei, ovviamente, anche se pure il ko muscolare del nerazzurro non è irrilevante visto che alla voce esterni l’elenco dei disponibili si è ormai ridotto all’osso: Dimarco e Dumfries. Con l’aggravante per l’Inter di un calendario che dal 25 febbraio al 16 marzo propone la Lazio di Coppa Italia (battuta), la trasferta a Napoli, andata e ritorno di Champions League contro il Feyenoord inframmezzati dal Monza e, infine, l’altro scontro scudetto di Bergamo con l’Atalanta: 6 partite in 19 giorni. Nessuna non decisiva.
Un problema condiviso da tutte le squadre top d’Europa. L’ultimo in ordine di tempo a sbottare è stato Carlo Ancelotti: “Il calendario è assurdo e insostenibile. Quando giocavo, in una stagione c’erano 30 partite di campionato, ora ne abbiamo affrontate 17 in soli 52 giorni, saremmo già nel girone di ritorno… I giocatori sono stanchi, io sono stanco e immagino che anche voi, da quello che vedo e sento, siete stanchi. Avete bisogno di riposo…". Impossibile dargli torto, anche se è vero che quando giocava lui le rose erano la metà di quelle di oggi e gli stipendi un quarto; il business gira intorno al numero di eventi da poter vendere a televisioni, sponsor e tifosi e non c’è nessuno disposto a rinunciare a qualcosa pur di fare un passo indietro e tirare un po’ il fiato.
In ogni caso, l’effetto infortuni comincia a farsi sentire in maniera importante con il rischio di impattare sulla corsa per lo scudetto. Chi sta pagando il dazio più alto? Tralasciando i guai di natura traumatica o ossea, su cui pure è aperto il dibattito perché una correlazione con il poco tempo per allenarsi esiste, bisogna concentrarsi sui problemi muscolari per capire l’impatto della fatica sulle squadre che corrono per il titolo. La premessa necessaria è che, arrivati alla fine di febbraio, non tutte hanno avuto lo stesso carico di lavoro. L’Atalanta è la vera stakanovista con 40 partite, iniziate a Ferragosto contendendo la Supercoppa europea al Real Madrid, mentre l’Inter in corsa su tutti i fronti ne ha giocate 38 e il Napoli di Conte si è fermato a 29. Significa mille minuti in meno di agonismo ma, soprattutto, la possibilità di programmare lavori settimanali di scarico e rinforzo preclusi a Gasperini e Inzaghi essendo saltata anche la sosta di Natale. Sull’altro piatto della bilancia, la profondità di rose costruite per sostenere sforzi differenti.
I numeri, adesso. Il risentimento ai flessori della coscia destra che ha bloccato Darmian a metà del primo tempo della sfida di Coppa Italia con la Lazio ha aggiunto il suo a una lista di altri 10 nomi di calciatori alle prese con problemi muscolari: Calhanoglu, Pavard, Acerbi, Bisseck, Carlos Augusto, De Vrij, Barella, Zielinski, Correa e Zalewski, penultimo arrivato dal mercato di gennaio. Un conto a spanne dice che a Inzaghi sono saltate fin qui 35 giornate di campionato di disponibilità dei suoi uomini, con effetti soprattutto per Calhanoglu, doppio stop agli adduttori e ripresa molto difficile, e Acerbi che è rimasto fuori per quasi tre mesi prima di rimettere piede in campo.
Meno lungo l’elenco del Napoli: 9 giocatori compreso Anguissa, fermato sul più bello da un risentimento muscolare al soleo della gamba destra che lo terrà fuori fino alla sosta di metà marzo. Gli infortuni per Conte sono stati meno numerosi (25 giornate saltate) ma chirurgici nel colpire. Venduto senza sostituirlo Kvaratskhelia, si è bloccato Neres lasciando scoperta la fascia di sinistra dove si sono aggiunti i problemi di Olivera, Spinazzola e Mazzocchi. Emergenza costata quasi certamente qualche punto in un febbraio di soli pareggi (3) e sconfitte, quella contro il Como.
Il record spetta, però, all’Atalanta di Gasperini che ha dovuto rinunciare a turno per guai muscolari a 12 giocatori per un totale di 50 partite. Senza contare i lungo degenti Scamacca e Scalvini con il loro dentro e fuori che li ha resi inutilizzabili per tutta la stagione. Anche il Gasp ha attraversato emergenza assolute per reparti falcidiati visto che nell’elenco di chi ha pagato dazio con più durezza ci sono Kossonou (stagione finita per gli adduttori), Toloi, Kolasinac, Hien e Dijmsiti. L’unica consolazione per i bergamaschi è che l’eliminazione precoce dalla Champions League consentirà d’ora in poi una gestione molto più programmata delle forze: 12 partite in 12 settimane è quello che resta ed è un vantaggio non da poco, che azzera la differenza con il Napoli e segna un solco con l’Inter.
Per Inzaghi il superamento del quarto di finale della Coppa Italia ha significato aggiungere altre due date al tour stagionale: saranno derby con il Milan da disputare ad aprile. A conti fatti, in caso di passaggio contro il Feyenoord non ci sarà settimana libera da impegno doppio fino al 29 aprile quando in cartellone ci sono le semifinali di Champions League. Un premio per il rendimento e una condanna allo stesso tempo. Dovesse arrivare in fondo a tutte le competizioni cui è iscritta, l’Inter si presenterebbe al Mondiale per Club di metà giugno con 60 partite nelle gambe e altre 3 garantite negli Stati Uniti.