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La Confessione stasera alle 20.15 su Rai3. Enzo Iacchetti “comunista”, Moni Ovadia sul nazismo in fondo a Trump – ANTICIPAZIONI

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“Berlusconi mi dava del comunista, ma la spia era Emilio Fede”. Così Enzo Iacchetti, ospite insieme a Moni Ovadia della settima puntata de La Confessione, il programma di Peter Gomez in onda stasera alle 20.15 su Rai3, ha confessato avvolto in una lunga sciarpa azzurra. Il comico, nato a Castelleone, nel cremonese e cresciuto a Maccagno, sul lago di Como, da 35 anni in Mediaset, ma a 18 consigliere comunale del Partito comunista proprio a Maccagno, ha ricordato l’episodio in cui, durante una cena di Natale, Silvio Berlusconi, ancora non in politica, gli andò vicino e gli toccò le tasche della giacca dicendogli ‘voglio vedere se hai dei bambini, tu sei comunista e li mangi, ne avrai qualcuno in tasca’. Scoperta la burla, si scoprì anche il burlone, Emilio Fede che aveva suggerito al capo la fede comunista di Iacchetti. E l’ex premier: “Beh, ce ne fossero di comunisti che mi fanno guadagnare come te!”.

Il comico oggi 71enne ha rievocato i tanti momenti sia spiritosi che faticosi della sua carriera, partendo dagli inquilini celebri con cui condivise casa quando era ancora un comico e musicista sconosciuto con 35mila lire di debito sul conto (che poi andrà in attivo, e non di poco, dopo il Maurizio Costanzo Show): Giobbe Covatta e Giorgio Faletti. Di quest’ultimo, Iacchetti ha ricordato il “saper fare tutto: far ridere, fare musica, far romanzi: l’ho invidiato, ma ero felice del suo successo, e poi lui piaceva tanto alle donne, ma tanto”. Dalle canzoni-bonsai che tanto piacquero a Maurizio Costanzo (187 le puntate dello show al Parioli per il comico, una specie di record) al successo intramontabile con Ezio Greggio in Striscia la Notizia, il polistrumentista Iacchetti (suonava cinque strumenti da autodidatta fin da quando aveva 11 anni) ha ricordato l’amicizia con Francesco Guccini (“un gigante della musica i cui testi andrebbero studiati al liceo classico”), Giorgio Gaber (“Se fosse stato una donna l’avrei voluto sposare”) e quella con Lucio Dalla, che ha dato origine anche al nome dell’amatissimo cane del signor Enzino, Lucino: “Lo chiamavo a volte all’una e mezza finito il Costanzo Show, io non avevo sonno e nemmeno lui, chiacchieravamo: se ci avessero intercettato, avrebbero pensato che eravamo una coppia”.

I temi della puntata si sono fatti più gravi con il secondo ospite, lo scrittore e attore teatrale di origini ebreo-sefardite Moni Ovadia, che ha fatto dell’umorismo yiddish la cifra attraverso cui riflettere anche sui due temi del momento: l’operazione militare scatenata da Israele a Gaza prima e in Cisgiordania poi, e la guerra tra Russia e Ucraina: “Il video postato da Trump su Gaza fatto con l’intelligenza artificiale è un delirio che avrà conseguenze terrificanti. Quando non si riconosce lo statuto di dignità umana a un essere umano, quello è nazismo – ha spiegato facendo riferimento a un celebre intervento di Primo Levi che, nel 1975, affermava come alla fine del pensiero fascista ci fosse il lager – Cosa facevano i nazisti? Prima hanno disumanizzato i loro nemici, gli ebrei, i rom, i sinti, dopo sterminarli è stato un dettaglio“, ha detto ancora Ovadia, che è attualmente a teatro con Moby Dick.

“Ho conservato un video dove Trump non si schiera né con la Russia né con l’Ucraina, ma dice ‘che smettano di ammazzarsi’”, ha ricordato Ovadia sperando nel ruolo di pacificatore del presidente americano. L’attore oggi 78enne ha poi voluto sottolineare “con grande rammarico” come Sergio Mattarella, nel discorso in cui paragona la Russia putiniana al nazismo, “non abbia capito nulla”: “è una cosa comica, ma lo sapete che i russi hanno subito un’invasione nazista? Sono stereotipi falsi. Putin chiedeva neutralità dell’Ucraina e regioni russofone autonome”.

Anche sul massacro del 7 ottobre 2023 Ovadia ha ripetuto concetti che gli hanno attirato critiche feroci da parte della comunità ebraica: “La responsabilità totale è dell’arroganza di Israele”, ha detto, mentre da antisionista organico e radicale (“il sionismo è un’ideologia colonialista e razzista”), ha ricordato che gli ebrei “non hanno diritto ad avere un loro stato a scapito dei palestinesi, perché a sterminarli durante la Seconda Guerra non sono stati gli arabi, ma gli europei”, smitizzando anche il fatto che “non è la storia ebraica che gira attorno a Gerusalemme, ma la spiritualità ebraica che ruota intorno a quello che è stato il luogo del Tempio. Il problema è che non puoi usare la Bibbia come fonte del diritto internazionale. Altrimenti perché chiedi riconoscimento all’Onu?”. Inoltre, “se dici che (quella porzione di terra, ndr) te l’ha data Dio, allora io chiamerei Dio a testimoniare in tribunale perché io non ci credo”, ha concluso Ovadia. Non è mancata, infine, la carrellata degli amici e colleghi tra cui Dario Fo (“un mito”); Andrea Camilleri (“una volta mi confessò che spacciava le mie storielle come sue”); infine Enzo Jannacci, “il cantore dei poveri cristi, che io ho conosciuto ed erano così come li cantava lui, perché Enzo era nostro, non imitava francesi o americani, era nostro”.

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