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‘No other land’ agli Oscar non disturba i coloni: in Cisgiordania ancora sgomberi e violenze

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La candidatura agli Oscar (e ora la vittoria) di No other landil documentario di Basel Adra e Yuval Abraham ancora in sala col patrocinio di Amnesty International Italia – sebbene sia un importante riconoscimento alla resistenza della popolazione palestinese e alle persone con lei solidali, non disturba particolarmente i coloni e i militari israeliani, ancora più impegnati – tra violenze e ordinanze di demolizione – a rendere impossibile la vita delle comunità di Masafer Yatta, a sud di Hebron, nella Cisgiordania occupata: 12 villaggi costantemente sottoposti a minacce di sgombero.

Dopo il trasferimento forzato, nel 2024, del villaggio di Zanuta, ora rischia di subire lo stesso destino quello di Shi’b Al-Butum, una comunità di circa 300 pastori palestinesi. Si tratta solo di un micro-esempio di quello che le persone palestinesi, in particolare quelle beduine e dedite alla pastorizia, stanno subendo da decenni nella maggior parte della Cisgiordania occupata. I coloni invadono i loro terreni, vandalizzano e rubano i loro beni, minacciano e aggrediscono nella totale impunità.

Che i trasferimenti forzati, ossia l’allontanamento con la forza di civili contro la loro volontà, siano una grave violazione della Quarta Convenzione di Ginevra e costituiscano un crimine di guerra non interessa a nessuno.

Dal 7 ottobre 2023 la situazione è ulteriormente peggiorata, con una nuova ondata di violenze dei coloni e una serie di provvedimenti delle autorità israeliane. Sono stati attuati nuovi decreti militari di esproprio dei terreni, è salito profondamente il numero delle distruzioni di proprietà palestinesi e sono aumentati il sostegno, la partecipazione o il mancato intervento dello stato di fronte agli attacchi dei coloni. Secondo l’Ocha (l’Ufficio delle Nazioni Unite per il coordinamento degli affari umanitari), il 2024 è stato il peggiore degli ultimi 20 anni per quanto riguarda la violenza dei coloni nella Cisgiordania occupata, compresa Gerusalemme Est. Tra il 7 ottobre 2023 e il 31 dicembre 2024, l’Ocha ha documentato 1860 casi di violenza dei coloni che hanno costretto oltre 300 famiglie, per un totale di 1762 persone compresi 856 minorenni, a lasciare le loro terre. Da una media di due al giorno nel 2022 si è passati a una media di quattro attacchi al giorno nel 2024.

Gli attacchi dei coloni partono dall’avamposto di Mitzpe Yair e dall’insediamento di Avigayil, uno dei dieci avamposti “legalizzati” retroattivamente dal governo israeliano nel febbraio 2023. Il tutto, come autorevolmente ricordato dalla Corte di giustizia internazionale, è illegale. Invece di proteggere i pastori palestinesi di Shi’b Al-Butum, i soldati israeliani ordinano loro di non usare le terre, confinandoli nei villaggi dove non c’è abbastanza cibo per il loro bestiame. Molti pastori non possono acquistarlo e sono costretti a vendere le loro pecore.

“Nessuno osa più uscire a pascolare fuori dal villaggio. Si prendono tutto ciò che vogliono e non è ancora abbastanza, vogliono che ce ne andiamo via. Arrivano qui, mi dicono che non c’è terra per me e che devo andare a Yatta”, ha raccontato Khalil Jabarin, un pastore.

A Shi’b Al-Butum le autorità israeliane hanno demolito abitazioni e altre proprietà palestinesi, asseritamente per mancanza di permessi edilizi che però sono virtualmente impossibili da ottenere.

Il 22 novembre 2023 sono state demolite otto strutture. Secondo l’Ocha, 19 palestinesi tra i quali 11 bambini hanno dovuto abbandonare Shi’b Al-Batum. L’8 luglio 2024 la demolizione di altre due strutture ha causato lo sfollamento di 14 persone. Secondo l’organizzazione israeliana Peace Now!, che monitora l’espansione degli insediamenti, le autorità israeliane addette alla pianificazione edilizia non hanno approvato un solo permesso di costruzione né accolto un solo ricorso dei palestinesi dell’area C della Cisgiordania occupata.

I coloni si sentono sopra alla legge e continuano a beneficiare di una quasi totale impunità per gli atti di violenza che compiono contro le persone palestinesi. L’organizzazione israeliana per i diritti umani Yesh Din ha calcolato che circa il 94 per cento delle indagini sulle violenze commesse dai coloni nella Cisgiordania occupata tra il 2005 e il 2024 si è concluso senza rinvii a giudizio. Questo dato rafforza la convinzione delle persone palestinesi che il sistema di sicurezza israeliano sia strutturato per privilegiare gli interessi dei coloni ai loro danni.

La mancanza d’azione internazionale, a sua volta, permette alle politiche israeliane sugli insediamenti e alla violenza dei coloni di proseguire e rafforza l’impunità. Il 21 gennaio 2025 il presidente statunitense Trump ha revocato tutte le sanzioni imposte precedentemente nei confronti di coloni israeliani violenti. Oltre a Shi’b Al-Butum, altre nove comunità dell’area di Mazafer Yatta sono a rischio imminente di sgombero forzato in quanto l’esercito israeliano ha dichiarato i loro villaggi parte di una zona di addestramento militare.

L'articolo ‘No other land’ agli Oscar non disturba i coloni: in Cisgiordania ancora sgomberi e violenze proviene da Il Fatto Quotidiano.




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